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L’immaginario surreale di Clelia LeBouef

La moda, la progettazione, il prodotto, le immagini: il lungo percorso creativo di Clelia Bove, in arte Clelia LeBouef, artista ed illustratrice napoletana.

Chi è Clelia LeBouef?

«LeBoeuf è il mio cognome tradotto in francese, una scelta ironica per il suono della parola che mi ricorda in italiano “la beffa” o, ancora, “la buffa”. Sono una creativa napoletana e mi occupo di illustrazione artistica. Mi occupo anche di illustrazione editoriale, performance dal vivo e murales da interno, che uniscono la mia intima passione per l’immagine con quella per gli spazi da vivere.»

Come ti sei avvicinata all’illustrazione?

«La mia è una storia un po’ particolare. Inizialmente mi sono formata come designer di moda, ho anche lavorato per una grande Maison di moda, ma mi occupavo di qualità del prodotto. Era sempre più chiaro che per me era più importante il processo creativo e lo studio di una collezione. Ho ripreso a disegnare, a studiare e ad esercitarmi fino a ritrovare il piacere del racconto. Ho cominciato a raccontare di me e una volta fortificata e più preparata, ho saputo raccontare anche altro. Resto comunque molto grata ai miei anni passati tra le fabbriche, durante i quali ho realmente compreso con quanto impegno e sacrificio le cose nascono dal nulla.»

Cosa vuoi trasmettere agli altri con le tue illustrazioni? 

«Quando disegno, illustro una storia, un sentimento, uno stato d’animo, un racconto, e persino una copertina di un libro, c’è sempre del materiale umano, spesso costruito per metafore. Vorrei che chi guarda i miei lavori, abbia la possibilità di riconoscere se stesso. Desidero che il sopravvento dell’immaginazione aiuti ad agire nella realtà con creatività.»

Illustrazione di Clelia LeBoeuf

Quali tecniche utilizzi per le tue illustrazioni? 

«Utilizzo quasi tutto il possibile e molto spesso tutto insieme: disegno manuale, pittura, grafite, pastelli e utilizzo del digitale. Fotografia per i miei progetti di foto-illustrazione e anche parole in alcuni miei progetti personali. A volte le mie illustrazioni nascono da appunti scritti.»

A chi ti ispiri maggiormente o chi ritieni essere un artista che ti ha particolarmente influenzato?

«Ho tante ispirazioni, e non solo prettamente “pittoriche”. Il simbolismo e il surrealismo sono grandi fonti di idee, ma mi lascio invadere anche dalla poetica di Charlie Chaplin, dalla visione onirica e sospesa delle scene di Federico Fellini, da un libro tessuto di Maria Lai. Un grande artista illustratore e mio maestro, Gabriel Pacheco, mi ha aperto una strada dicendomi “non illustrare, ricorda”.»

Quali sono i progetti più rilevanti della tua carriera?

«Ho disegnato lo spot sociale per Giffoni Film Festival della scorsa edizione, con la direzione artistica di Luca Apolito. Per Ohga, magazine on line del gruppo editoriale Ciao People, ho creato le illustrazioni e lavorato al character design del video musicale In fondo al Mar diretto da Luca Iavarone ed interpretato magistralmente dalle Faraualla. Come performer, nell’ambito del Campania Teatro Festival, mi sono esibita nello spettacolo di musica, parole e illustrazioni dal vivo “Fiabe per rimettersi al mondo” di e con Luca Iavarone, e con i musicisti Bruno Tomasello e Pasquale Benincasa.»

Sogni e programmi per il tuo futuro da illustratrice?

«Prossimamente sarò impegnata con le illustrazioni per un libro che si intitola Favole per i giorni a venire scritto da Nicola Capone, edito dalla casa editrice indipendente “Mariù Edizioni”. Terminato questo lavoro mi rimetterò all’opera per alcuni progetti di editoria per l’infanzia. Mi piacerebbe riuscire a seguire una rubrica social del tipo “Caro Direttore” illustrata! Mi piace empatizzare con gli altri anche attraverso il disegno. Poi sicuramente continuerò il mio progetto iniziato molti anni fa di autoritratti con illustrazioni che invadono la mia faccia e il mio corpo. Si intitola Radici e sono molto legata a questa idea di introspezione lunga molto tempo, avvalorata dal segno primitivo… chissà che poi non si trasformerà anche su altri e troverà una collocazione adatta.»

Alessia Capasso

Immagini concesse dall’artista

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Alessia Capasso

Irpina di nascita, comunicatrice per scelta. Il primo libro che ho letto: un'antologia di miti greci a sette anni. Mi sento veramente felice quando visito un castello antico. Parlo di cultura, con uno sguardo sempre rivolto al passato, e tematiche sociali.
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