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Oriana Fallaci

“Molte donne si chiedono: mettere al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia?

E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra. Forse hanno ragione loro.

Ma il niente é da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente.”

Passo tratto dal celebre romanzo Lettera a un bambino mai nato pubblicato nel 1975. Il libro è un monologo drammatico di una donna che vive la maternità inaspettata e non sperata, non come un dovere ma come un atto di responsabilità.
La Fallaci, tra le righe di questo libro, si mostra come sempre lucida, moderna, riflessiva, irriverente e non convenzionale, caratteristiche che contraddistinguono anche la protagonista.
Pone l’intera società davanti ad una realtà lontana dalla tradizionale considerazione della donna madre e moglie. Ella infatti viene presentata non come un essere il quale scopo nella vita è diventare una sorta d’incubatrice per nove lunghi mesi, ma come essere pensante, e da tale spetta ad ella la decisione sulle sorti del proprio destino.
Mostra inoltre quanto sia importante e pesante la responsabilità di mettere al mondo un nuovo essere che sarà poi un uomo o una donna, domandandosi più volte se per il feto non sia meglio il nulla piuttosto che nascere. Ma per la Fallaci qualsiasi cosa è meglio del nulla, anche il vivere nell’angosciante consapevolezza che siamo stati messi al mondo per morire e tornare allo spaventoso nulla.
Libro carico di emozioni, sentimenti talvolta contrastanti, confusione, rimorso e tanta ma tanta paura.
Un viaggio verso pensieri che non sempre sono capiti o condivisi da tutti. Un continuo interrogarsi su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.
Una sola è la domanda ricorrente e straziante: “Ma è proprio il caso che tu venga a conoscere tali ingiustizie, tu che lì vivi senza servire nessuno?”


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Fiamma Olivieri

Sono Fiamma Olivieri, e si è il mio vero nome. L'arte è parte della mia essenza, è sempre dentro di me, non mi lascia mai. È il mezzo con il quale esprimo i miei pensieri. È il verbo con cui parlo, gli occhi con cui osservo. Ho da sempre la testa tra le nuvole e vi mostrerò com’è la vista da qui.

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