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Cinque cose che ora so sugli Oscar

Oscar è davvero lo zio d’America

La statuetta più ambita del cinema, disegnata da Cedric Gibbons, capo del settore scenografico della Metro-Goldwyn-Mayer, poi trasformata in scultura dall’artista George Stanley, rappresenta un cavaliere che poggia i piedi sopra il rullo di una pellicola e in mano tiene una spada.

Il nome ufficiale della statuetta è “Academy Award of Merit”, ma è dagli anni Trenta che si conosce globalmente col solo nome di Oscar, consolidato anche dalla benedizione dell’Academy del 1939. Il motivo della scelta del soprannome non è certo, anche se la teoria più nota vede protagonista l’allora bibliotecaria dell’Academy, poi direttrice, Margaret Florence Herrick, a cui la statuetta avrebbe ricordato suo zio Oscar. Da lì, non più Academy Award of Merit, ma Oscar per chiunque.

Sta per compiere un secolo

La prima cerimonia di consegna degli Academy Awards – vero nome degli Oscar – è datata 16 maggio 1929, su iniziativa dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, organizzazione professionale onoraria fondata due anni prima, da trentasei personalità del mondo del cinema, il cui scopo era sostenere l’industria della settima arte.

Non è oro, eppure luccica

La statuetta color oro, per fortuna oro non è. Gli Oscar sono fatti di bronzo, placcato in oro a 24 carati. Sono alti poco più di 34 centimetri (precisamente 34,3 cm) e pesano quasi 4 chili (3,856 kg). Per oltre novant’anni, le statuette sono rimaste quasi immutate.

Tutte le statuette prendono vita, quasi come i giocattoli in Toy Story, ogni anno nella fonderia artistica Polich Tallix, nello Stato di New York, per un costo di produzione unitario di circa 400 dollari

Solo una volta è accaduto che un Oscar, dopo la cerimonia di premiazione, fosse rimesso sul mercato. Fu Beatrice Welles, figlia di Orson Welles (vincitore per il film Quarto potere), nel 2010, a rivendere la statuetta all’asta per 861mila dollari. Probabilmente a seguito di questo episodio, oggi le statuette sono soggette a diritto di prelazione da parte dell’Academy, che può riacquistarle per la cifra simbolica di un dollaro.

Sono cinquanta, ma non sfumature

Ben più di quanti si potrebbe immaginare, sono cinquanta gli Oscar che passano di mano in mano tra registi, sceneggiatori e attori, durante la notte più famosa del cinema Hollywoodiano.

A votare e proclamare i vincitori sono i membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, suddivisa in diciassette rami, ciascuno rappresentante un settore diverso della produzione cinematografica (scrittura, trucco, musica, scenografia, montaggio, fotografia, oltre alla più celebre performance attoriale).

C’è chi lo tiene in bagno

La Rose di Titanic, Kate Winslet, ha eletto come luogo di custodia per l’Oscar vinto nel 2009 con The Reader, la mensola del bagno. Intervistata dal Wall Street Journal, avrebbe detto: “Voglio che tutti lo prendano e dicano: ‘Vorrei ringraziare mio figlio e mio padre’. Te ne accorgi quando qualcuno lo fa, perché rimane dentro un po’ più a lungo”.

Stefania Malerba

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Stefania Malerba

Sono Stefania e ho poche altre certezze. Mi piace l’aria che si respira al mare, il vento sulla faccia, perdermi in strade conosciute e cambiare spesso idea. Nel tempo libero imbratto fogli di carta, con parole e macchie variopinte, e guardo molto il cielo.
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