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Otto grandi scrittori e le loro s(tr)ane abitudini

Sicuramente ci piace immaginare i grandi scrittori realizzare le opere da noi tanto amate seduti tranquillamente alla loro scrivania, magari affacciati alla finestra lasciandosi ispirare dal paesaggio, o sorseggiando una tazza di tè… ma non è così!

Vi stupirà, infatti, scoprire alcune strane abitudini e credenze che hanno accompagnato la carriera di numerosi autori che hanno fatto grande la letteratura internazionale.

  • Una prima curiosità riguarda Dan Brown, autore di bestseller come Il Codice Da Vinci o Angeli e Demoni. Il suo modo per curare il blocco dello scrittore era appendersi a testa in giù, o meglio, mettere in atto quella che lui chiamava terapia dell’inversione. Riteneva che appendersi a testa in giù a una barra lo aiutava a concentrarsi meglio sulle parole, a rilassarsi e a sentirsi maggiormente ispirato.
  • Tra le manie più curiose quella di Friedrich Schiller, rivelata dal suo amico Johann Wolfgang Goethe. Una volta, attendendo l’amico alla sua scrivania, Goethe iniziò a sentire un cattivo odore nella stanza. Seguendone le tracce lo scrittore giunse a un cassetto della scrivania che scoprì essere pieno di mele marce. Scoprì che quello che per lui era un odore insopportabile per Schiller era una grande fonte di ispirazione, tanto che la moglie giunse ad affermare che non poteva né vivere né lavorare senza di esso.
  • A Edgar Allan Poe, invece, non serviva uno strano odore per sentirsi ispirato, a lui bastava avere accanto il suo animale domestico: una gatta di nome Catterina, che egli stesso definì il suo “tutore letterario”. Poe era convinto che le fusa di Catterina rappresentavano un segno di approvazione per ciò che stava scrivendo in quel momento.
  • Jack Kerouac, autore del celebre romanzo Sulla Strada, era un nottambulo. Si dedicava alla scrittura esclusivamente nelle ore notturne che si estendevano dalla mezzanotte all’alba. Riusciva a sentirsi ispirato solo a lume di candela e prima di mettersi all’opera era solito pregare e informarsi su nuove superstizioni che potessero aiutarlo ad incrementare la sua creatività. Scoprì rituali legati alla luna piena, alla magia celata dai numeri, rituali strani e ossessivi che credeva indispensabili per la realizzazione dei suoi capolavori.
  • Le strane abitudini non escludono neanche l’abbigliamento. James Joyce, infatti, scriveva sdraiato a pancia in giù con una grande matita, indossando soltanto un camice bianco. La scelta di questo strano capo d’abbigliamento è probabilmente legata ai suoi problemi di vista. Joyce, a causa di un glaucoma, divenne quasi ceco, per cui il camice bianco aiutava a riflettere la luce sulle pagine quando arrivava la notte mentre le grandi matite riuscivano a fargli vedere meglio ciò che scriveva.
  • Victor Hugo, invece, autore di capolavori del calibro de I Miserabili, preferiva non indossare alcun vestito: si costringeva a scrivere nudo. Quando si trovò ad affrontare l’imminente consegna del romanzo Notre-Dame de Paris, ordinò al suo domestico di confiscare tutti gli abiti in suo possesso affinché non potesse lasciare l’abitazione. Così, anche nei giorni più freddi, Hugo si avvolgeva solo in una coperta mentre ideava la grande storia del gobbo di Notre-Dame.
  • Vladimir Nabokov, a cui si deve Lolita, componeva le sue opere su bigliettini, un po’ come annotare promemoria sui post-it, e li conservava gelosamente in alcune scatole, lasciandone qualcuno di riserva sotto il cuscino nel caso in cui avesse un’idea durante la notte. Con questo metodo riusciva a riordinare ogni volta che voleva le scene dei suoi romanzi.
  • Infine, la particolarità di Virginia Woolf non poteva non rispecchiarsi anche nel suo modo di scrivere. L’autrice scriveva due ore e mezza ogni mattina sfruttando un tavolo alto tre piedi e mezzo con un’angolatura che gli consentiva di osservare il suo lavoro da vicino e da lontano. A volte preferiva scrivere in piedi e sfruttare una sua invenzione: ideò una tavoletta di compensato sui cui aveva attaccato inchiostro e penne in modo da avere sempre tutto a portata di mano senza dover interrompere il flusso dei suoi pensieri.

Quindi scrivere è un atto che non sempre avviene in maniera così poetica come ci piace immaginare, ma è spesso frutto di abitudini curiose e bizzarre. Ma che dire, questi “matti” straordinari ci hanno regalato un’arte senza paragoni, il patrimonio letterario che ha fatto la nostra storia, le opere che fanno parte della nostra vita. Possiamo passarci su, no?

Maddalena D’Angelo

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Maddalena D'Angelo

Un po' troppo timida, particolarmente sensibile, esageratamente romantica, mi definirei così. Sono Maddalena D’Angelo, classe ’99 e studentessa di Filologia moderna. Parola d’ordine? Creatività. Mi piace trasformare il mondo fuori e mostrare il mondo che ho dentro. Ho sempre vissuto con la penna in mano, con le scarpette da punta ai piedi e con mille idee in testa, ma non sto qui a raccontartele, scoprile leggendo i miei articoli!
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