SocialeNatura & ScienzePrimo Piano

Amore senza lividi: sensibilizzare contro la violenza

Il 25 novembre ricorre, ogni anno, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Per l’occasione è stato organizzato, presso la Villa Tiberiade di Torre Annunziata, un evento di sensibilizzazione promosso dal Centro Antiviolenza Eirene, in collaborazione con il Comune di Torre Annunziata e con la partnership di Edizioni San Gennaro e l’Associazione “Forti Guerriere”.

Durante l’evento è stato presentato il libro, edito da Edizioni San Gennaro, “Amore senza lividi: storie di guerriere coraggiose”, una raccolta di testimonianze di donne vittime di violenza domestica, narrate da Benedetta De Nicola e Chiara Nocchetti. Lo scopo del libro è proprio quello di dar voce a donne che, meglio di chiunque, possono spiegare cosa significa avere accanto un uomo violento, vivere nella costante paura e, soprattutto, possono far capire perché questa giornata è ancora tanto importante.

Molte delle donne che si sono raccontate in queste pagine sono state accolte dal Centro Antiviolenza Eirene che, gestito dal Consorzio Proodos, opera sul territorio di Torre Annunziata da circa tre anni, con l’obiettivo di fornire accoglienza, aiuto e ascolto a qualsiasi donna sia vittima di abusi e violenze.

Gli incassi ottenuti con le vendite del libro saranno destinati a supportare le attività dei centri antiviolenza gestiti da Proodos e dell’associazione “Forti Guerriere”.

A presentare e dirigere gli interventi c’era Raffaella Ruocco, Welfare Manager del Consorzio Proodos, che ha ribadito l’importanza della sensibilizzazione sul tema della violenza di genere come punto di partenza per un cambiamento. Questo era l’obiettivo principale che l’evento si proponeva.

Durante la prima parte dell’evento sono intervenuti Vincenzo Ascione, Antonio Loffredo, Nicola Anaclerio, Nunzio Fragliasso, Ernesto Anghina, e Mario Sicignano, presidente del Consorzio Proodos.

È stata ribadita l’importanza della giornata, visti i numeri ancora altissimi di femminicidi e vittime di abusi domestici che si registrano ancora ogni anno, non solo in Italia. Questi sono l’espressione di un enorme problema culturale, più che mai vivo e attuale. Ma, come tutti i problemi di natura sociale e culturale, anche quello della violenza di genere può essere combattuto e sconfitto. La chiave è proprio l’educazione: bisogna educare i giovani uomini all’eguaglianza e al rispetto. Bisogna educare le giovani donne a riconoscere gli aspetti tossici dei rapporti. Bisogna informare, far sapere alle donne che ancora oggi subiscono violenza domestica che una via d’uscita esiste, che è possibile salvarsi. Che le loro grida d’aiuto saranno ascoltate. Bisogna far sapere che i Centri Antiviolenza esistono e funzionano e sono aperti a tutte. 

Nella seconda parte della manifestazione, sono intervenute Manuela Palombi e Valentina Maisto, due donne che da anni combattono dalla parte delle donne. Lucia Fortini, Assessore alle Politiche Sociali ha pronunciato un messaggio di forza e speranza a chiusura dell’evento.

Ma il più grande merito dell’evento è stato quello di aver accolto la testimonianza di due donne che hanno vissuto la tragedia degli abusi sulla loro pelle e che, dimostrando ancora una volta una forza incredibile, sono venute a raccontarla. 

Ero terrorizzata ogni volta che sentivo la chiave girare nella serratura”, ha raccontato la prima. “Ho smesso di mangiare, perché speravo che qualcuno si accorgesse che avevo bisogno di aiuto”. Lei ha trovato aiuto e sostegno nell’“Associazione Forti Guerriere”, grazie alla quale è riuscita a denunciare, riprendendosi così in mano la sua vita.

Anche Imma ci ha raccontato la sua storia. Le hanno detto di farlo anonimamente, ma lei ci teneva a dire il suo nome. Ha iniziato a subire violenza da suo marito quando era al sesto mese di gravidanza. È riuscita a denunciare e a trovare assistenza nel centro antiviolenza Eirene. Quando ormai credeva di essere uscita dal suo incubo, lo scorso settembre, suo figlio di diciassette anni si è tolto la vita.

Ha concluso così il suo racconto: “Sono qui per parlare alle donne, sì, ma soprattutto agli uomini. Il mio papà mi aveva insegnato che comanda l’uomo. Il mio ex marito mi ha insegnato che la violenza nasconde sempre una persona profondamente debole, che rende vittima un’altra altrettanto debole e inerme. Mio figlio mi ha insegnato che ci vuole un solo minuto per concepire una vita e un solo minuto per morire. Tutto il tempo che ci è concesso è solo un minuto per volta, questo stesso minuto in cui ho parlato a voi. Minuto per minuto, voglio che questa vita non mi scivoli dalle mani e che sia dignitosa e meravigliosa per me stessa, per mia figlia e per tutte le persone che mi circondano”.

Non dovrebbe mai essere permesso, a nessun uomo, di prendere un solo minuto della vita di una donna. La speranza è che si possa imparare qualcosa da queste storie. Che ogni 25 novembre ci siano sempre meno donne che possano dire di aver subito violenza, che arrivi il giorno in cui queste storie non si ripeteranno più.

Nadia Rosato
Photo credits Giovanni Allocca

Vedi anche: La scuola cattolica e la censura: l’Italia che non vuole bene ai suoi figli

Nadia Rosato

Nadia Rosato, napoletana di nascita e di residenza. Laureata in Filologia Moderna. Ho la luna in gemelli. Il modo migliore per farmi fare una cosa è dirmi che non posso farla.
Back to top button