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Giovani, welfare e scuola: quattro chiacchiere con l’Assessore Fortini

In occasione dell’evento di informazione e sensibilizzazione sul tema dell’affido familiare promosso dal Family Point, il Centro per la Famiglia dell’Ambito Territoriale N22 gestito dal Consorzio Proodos, La Testata – Testa l’informazione ha avuto il piacere di potersi confrontare con l’Assessore Regionale Lucia Fortini. Un importante momento di scambio e di condivisione per noi su qualcuno dei fronti caldi su cui è quotidianamente impegnata e intorno ai quali abbiamo intavolato una chiacchierata edificante.

Normalmente all’inizio di un’intervista lasciamo spazio alle presentazioni: nel suo caso è naturale superarle, ma vorremmo chiederle innanzitutto se c’è qualcosa che lei ha da dire a noi, gruppo editoriale under 35, sia in quanto Assessore Fortini sia in quanto Lucia, se ci consente.

“Ai giovani under 35 mi sento di dire di provarci sempre, non arrendersi davanti alle difficoltà e soprattutto imparare a riconoscere le opportunità così da non farsele mai sfuggire. Qualche giorno fa una persona mi ha detto “tu sei una sociologa”, ed è vero, nonostante io abbia studiato economia. Gli ho risposto che insegnare all’università materie attinenti alla sociologia ha rappresentato per me “quella porta che si è aperta”. Quando soprattutto si è giovani, si devono tentare tutte le strade possibili senza precludersi alcuna occasione. È naturale immaginarsi un percorso delineato, ma non è detto che sia quello, anzi nella vita non si verifica mai ciò che ci siamo prefigurati”!

Fare rete è il nostro modus operandi: quanto è importante per lei la collaborazione tra stakeholders nei processi a tutti i livelli istituzionali e quali limiti vi riconosce?

“Fare rete è indispensabile. Si possono programmare una serie di interventi, ma se queste azioni non sono supportate e messe in pratica attraverso il lavoro, la determinazione e la passione delle persone giuste che operano sui territori, è evidente che quelle politiche falliranno. Il reddito di cittadinanza ne è stato un esempio: misura utilissima, ma se mancano gli elementi strutturali capaci di sostenere quella scelta politica, è naturale che quell’azione, nobile nella teoria, fallirà nella pratica. Un trasferimento economico non supportato dal punto di vista culturale, dell’istruzione e dell’inserimento nel mondo del lavoro non garantisce un futuro solido al cittadino che ne usufruisce e la collettività non ne beneficia. Fare rete significa dunque ascoltare, riflettere insieme e fare tesoro di tutti i punti di vista per accrescere le esperienze e operare le scelte migliori per i cittadini.

Perché si ha paura di parlare di co-programmazione o co-progettazione? Lo abbiamo fatto con I.T.I.A.: perché sedersi allo stesso tavolo con chi fa un bando e con chi deve rispondere, genera paura? Se non c’è commistione, se ognuno svolge il proprio ruolo in maniera trasparente non bisogna avere timori. Io organizzo continuamente riunioni col Forum del Terzo Settore: farsi supportare nella scrittura di un bando e immaginare quelli che possono essere gli interventi, non credo sia un limite, piuttosto, il vero ostacolo è rappresentato dalle caratteristiche, spesso sbagliate, degli esseri umani. Nel momento in cui una procedura legittima e opportuna viene svilita da comportamenti scorretti o irregolari è ovvio che non otterremo mai alcun buon risultato. Non dobbiamo denigrare lo strumento semplicemente perché i limitati siamo noi.”

Qualche spunto di riflessione su welfare e scuola? Su quali azioni si sta concentrando il suo lavoro?

“Sulla scuola è aperto il nuovo bando Scuola Viva. Ieri si è invece chiuso il bando sulle APS e le Fondazioni ONLUS: abbiamo voluto dare un segno a chi nel 2020 ha lavorato nonostante non ci fossero risorse con un sostegno pari a 10.000 euro. L’altro bando ha invece l’obiettivo di fare rete: un progetto immaginato da almeno cinque soggetti, non solo uno, in modo da rafforzare anche l’azione di realtà più piccole ma ugualmente importanti.“

La ringraziamo molto per il suo tempo e la invitiamo a #testarci!

“Volentieri!”

Susanna Esposito

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Susanna Esposito

30 anni, mascara rigorosamente nero e guantoni da boxe. Laureata in lettere classiche, maniaca dell’ordine, innamorata delle parole scritte che marciano in fila, una dopo l’altra, dettate da un cuore in piena di vorrei. Direttore Responsabile di una famiglia di folli, giornalista aspirante filologa, condensa nella stessa persona l’Orlando che perde il senno e l’Astolfo che lo ritrova in una delle lune del mondo.

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