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Quando il potere fa rumore: Anna Politkovskaja

Il coraggio di una donna che ha denunciato gli orrori della guerra in Cecenia e gli abusi di potere del sistema politico russo, che ha pagato il massimo prezzo per la ricerca della verità.

Tutti, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo sentito parlare di Anna Politkovskaja. Considerata da molti come la più grande giornalista dell’epoca moderna in territorio russo, Anna ha parlato al mondo con i suoi articoli e reportage scritti per Novaya Gazeta, il periodico indipendente diretto da Dmitry Muratov, Nobel per la Pace, recentemente censurato in patria a causa del clima ostile portato dalla nuova guerra di Putin.

Figlia di diplomatici russi di origine ucraina, come giornalista ha assistito direttamente ad una serie di eventi tragici a cavallo tra il secondo e il terzo millennio come la seconda guerra cecena o la strage di Beslan (che non riuscì a coprire perché avvelenata durante il viaggio) per cui il suo spirito libero la porterà a criticare sempre più ferocemente le alte sfere del potere costituito in quei territori, come Vladimir Putin e il leader ceceno appoggiato dal Cremlino Ramzan Kadyrov, e la spingerà a raccontare tutti gli orrori che con i suoi occhi riuscì a vedere in quei posti.

I suoi libri, come “La Russia di Putin” o “Un piccolo angolo d’inferno”, lasciano trasparire la sua feroce volontà di svegliare da una gelida apatia il popolo russo e avvertire loro e il mondo occidentale che quello che stava avvenendo nella neonata Federazione Russa era una pericolosissima oscillazione sull’orlo del baratro di stampo autoritario ed imperialistico.     Il tempo, purtroppo, le darà ragione, anche se non le fu permesso di vedere compiersi in pieno questo cambiamento.

Le sue parole, le sue dirette testimonianze sul campo, la sua rovente determinazione e il suo potere mediatico erano un enorme problema per il sistema politico e militare russo, responsabili di enormi crimini contro i civili ceceni e contro i propri cittadini della Federazione.

Dopo essere stata minacciata più volte, avvelenata, sequestrata e giustiziata per finta, nel giorno del compleanno del Presidente Putin, il 7 Ottobre 2006, Anna Politkovskaja viene uccisa nell’ascensore del condominio di casa sua a Mosca con quattro colpi di pistola.

Verranno condannati 6 uomini in totale per l’esecuzione materiale dell’omicidio, ma come sempre in questi casi, i mandanti non verranno mai scoperti, e probabilmente mai lo saranno.

La brutalità che denunciava nei suoi scritti ha travolto la sua vita ma la fiamma che le ardeva dentro continua a bruciare nelle sue parole che ancora oggi suonano profetiche e nelle persone che, nonostante i precedenti, hanno scelto di solcare le stesse orme che Anna ha lasciato in eredità.

Articolo e illustrazione di Luca Grassi

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La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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