Arte & CulturaPrimo Piano

Margherita Ingoglia, La Malagrazia. Ballate (delle) disturbanti: poesie, haiku e ballate, tutta al femminile

Io la vedo la poetessa, insegnante e giornalista sicula di nome Margherita, Margherita come la moglie del Maestro, Margherita, il nome del fiore simbolo della primavera, mentre si accovaccia per scrivere queste ballate, per parlare di queste Donne: donne che non hanno voce. 

Donne che in queste ballate potenti diventano non madri, spose e figlie ma semplicemente Donne. 

Donne che tentano di districarsi da un sistema patriarcale radicato e accettato. 

Sono Donne con dei sogni, con un corpo, anima e mente.

È del corpo che parla Margherita, corpo invaso, stretto, soffocato dall’uomo. 

Il corpo che desidera solo ribellarsi da quel vestito nuziale che rappresenta la donna in sposa vergine e madonna, che si inchina a quello che potrebbe essere il suo aguzzino, accettabile. 

La Femmina -è una parolaccia di sette lettere sgrammaticate- potente, la femmina che non desidera funzionare come un ruolo, come un oggetto ma semplicemente come un IO. 

 I fantasmi mi muoiono dentro

 d’inedia, il mio abito è il ventre

 che costantemente abortisce.

 Sono in vendita.

 Data al migliore offerente,

 per vivere,

 eppure avrei molto da dire!

Versi sublimi e potenti che danno voce al corpo femminile.

La Donna che è da sempre considerata una strega, che ammalia e ammala gli uomini con l’arte magica della seduzione. Un corpo che diventa oggetto erotico, che attira lupi. 

La Donna, lo ammette, si riscatta dall’essere Madonna, si riscatta dall’essere una donna addomesticata. 

Sarò donna.

Madonna per te. 

lo giuro!

Tu, parla, dimmi che pensi.

Parlami adesso.

Adesso, parla. Parla!.

Urla ancora 

Urla, se puoi.

Mostrami la tua rabbia di uomo, di maschio.

Adesso! Fallo adesso.

Sarò ciò che desideri, 

te lo ripeto affinché tu possa sentire,

ancora e ancora. 

Sarò ciò che tu brami, 

torno a dirtelo affinché tu, 

uomo,

possa sentirlo. E potresti.

Potresti farlo,

sentirmi, intendo.

Potresti 

se io

non avessi premuto il grilletto. 

Le Malagrazie di Margherita sono le Donne che non riescono e vogliono sottomettersi al Maschio, a quel ruolo per loro già preparato sin dal cesareo, dalla nascita, al ruolo di Moglie e Madre. Che donna è senza figli? Senza un uomo accanto? Un ventre vuoto, senza la cicatrice che parla per te. 

Le Malagrazie danzano libere a piedi nudi con capelli sciolti e labbra dipinte di rosso, sono uniche, sono streghe: è Medusa. 

 Non è penelope che aspetta il suo uomo, non c’è più Penelope, c’è solo la Mantide, la Medusa, la Sirena che con il suo canto seduce e assorda. 

Donna è accessorio, è trofeo, sono i suoi capelli profumati di balsamo, capelli intrecciati con delle forcine, che stonano con il suo corpo che desidera solo essere un fiore, libera. 

Le danzanti disturbanti chiedono solo di cercarle:

Vivo nelle case in disordine

dove nessuno vorrebbe abitare.

Cercatemi in ciò che non è donna, né sposa

e non è neppure uomo.

Sono nei domani mai arrivati a oggi.

Cercatemi tra i panni stesi, secchi di sole.

Nei digiuni forzati, nelle clausure.

Tra i surgelati. I piatti da lavare

e le stufe elettriche.

Cercatemi tra le spine.

Nei gusci delle noci,

nelle stagioni bianche.

Dovreste cercarmi tra le vergini

Tra le non madri

Tra le femmine

Con le autoreggenti strappate.

La tinta per capelli, 

tra le abortienti. Le partorienti.

Tra le mezze donne, i balli di San Vito.

Cercatemi tra  i corpi delle occasioni. 

Nelle ossessioni.

Nelle esorcizzate.

Tra i fiori finti e le offerte dell’ipermercato.

Nelle pance consumate dai cesarei

Nelle scommesse perse.

Tra le mancine.

Cercatemi.

Vi troverete. 

Ballate, Haiku, è tutto un insieme di voci, voci che si ribellano, che si contraddicono, che si destreggiano tra le mura domestiche senza sentire la lesta mano dell’uomo sulla schiena, sui fianchi. 

É la Sacerdotessa, è Diana che parla, è selvaggia, è indomabile. 

È la malagrazia Donna e non uomo, donna che si finge uomo per ottenere una fetta di torta in più, è donna che si stende tra i fiori che cerca nell’erba il serpente, la lussuria. È Saffo, Penelope, Medusa, Clitenestra.

Emilia Pietropaolo

Leggi anche: La poesia sepolcrale: quando la morte diviene inno alla vita

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
Back to top button