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Dolcezze natalizie e stravaganze che non puoi non sapere

Non neghiamolo, stiamo già pensando a come organizzare (o meglio affrontare) i prossimi cenoni che ci aspettano.

In quanto a tradizione culinaria l’Italia non si fa mancare proprio nulla!

Da nord a sud, dall’ antipasto al dolce, un pranzo natalizio potrebbe durare in media dalle cinque alle sette ore (non è uno scherzo!) e trasformarsi improvvisamente in cena.

Non tutte le altre nazioni vantano un menù cospicuo come il nostro, ma una cosa è certa: nessun paese al mondo può rinunciare al proprio dolce natalizio!

Tra forme e sapori del tutto insoliti, scopriamo quali dolci al mondo portano con sé gusti e tradizioni bizzarre.

  • Gallette de rois

In Francia è la “regina” della tavola.
Letteralmente “Torta dei Re”, si tratta di una grande pasta sfoglia rotonda, con una farcia di crema frangipane arricchita da mandorle, uova, zucchero e burro. Si prepara per l’Epifania e prima di mangiarla i francesi fanno un gioco: nascondono all’interno della Gallette una sorpresa e tocca al più anziano della famiglia tagliare a fette la torta.

Il più giovane tra i presenti, nascosto sotto al tavolo, dovrà dire a chi toccheranno quelle fette. Chi trova la sorpresa diventa re o regina della giornata. I francesi sono soliti lasciarne una fetta in più chiamata “fetta del buon Dio”, secondo un’usanza in cui i poveri, bussando alla porta, avrebbero trovato da mangiare.

  • Buche de Noel

O “tronco di Natale”, è un rotolo di pan di spagna con bagno al rum, farcito con crema e arrotolato su se stesso per farlo somigliare ad un vero e proprio ramo.
Alla fine, sarà ricoperto con glassa al cioccolato su cui verranno riprodotte le classiche venature tipiche del legno.

La sua origine è davvero singolare: nell’Europa del centro Nord in passato, durante il periodo natalizio, era tradizione far bruciare al capofamiglia un tronco di legno all’interno del camino che avrebbe dovuto ardere fino l’Epifania.

Ciò che rimaneva del ceppo avrebbe avuto proprietà magiche e augurali per tutto l’anno. Successivamente i francesi si appropriarono della tradizione facendola diventare un dolce e conferendole appunto il nome di “Buche de Noel”.

  • Lussekatter

I “Gatti di Santa Lucia”, stravaganti dolcetti che ricordano la coda arrotolata di un gatto. Giallissimi grazie alla copiosa presenza di zafferano al loro interno, sono così chiamati in onore della Santa protettrice della vista che, non a caso, viene celebrata il 13 dicembre e che pare sia il giorno con meno luce dell’anno.

Due sono le storie più famose legate al dolce: la prima vorrebbe che il suo colore così giallo serva a portar luce in un giorno così buio e l’altra invece che il diavolo, con le sembianze di un gatto, spaventasse i bambini, ma Gesù li avrebbe aiutati a scacciarlo dando loro dei dolcetti luminosissimi.            
Se doveste passare per la Svezia, potrete trovarli il 13 dicembre distribuiti per le strade da bambine che li portano su un copricapo.

  • Christmas pudding

In Inghilterra non può assolutamente mancare dal menù natalizio!

Risale all’epoca vittoriana e inizialmente era un semplice porridge salato fatto con carne di manzo, montone, uvetta, prugne, vini o spezie.
Apriva il pranzo natalizio e aveva la consistenza di una zuppa.
Negli anni divenne sempre più denso con l’aggiunta di uova, pan grattato, birra e liquori, ma l’odierno Christmas pudding arriva solo intorno alla metà del 1600.

Fu bandito dai puritani perché le troppe spezie all’interno del dolce alimentavano i peccati di gola, ma re Giorgio I, poco dopo, lo impose come pasto natalizio. Per i ricchi, i pudding venivano messi all’interno di stampi con la forma di torri e castelli, mentre per i più poveri si usava la classica forma che conosciamo tutt’oggi.

Durante la preparazione, i membri della famiglia si alternano per mescolare il budino con un cucchiaio di legno da Est a Ovest per simboleggiare l’arrivo dei Re Magi.

Generalmente il pudding necessita di due o più settimane per maturare il suo sapore e ogni famiglia inglese contribuisce a crearne una personalissima versione che custodiscono segretamente!

  • Stollen

Prettamente tedesco, è una pasta lievitata dolce profumata con diverse spezie, canditi e frutta secca.
La sua nascita è attribuita alla città di Dresda, intorno al 1474.
Gli abitanti della città sono talmente gelosi del proprio Stollen che è addirittura coperto da indicazione geografica protetta e solo 150 fornai della città ne possiedono la versione originale.

  • Pirozhki

In Russia, il pranzo natalizio deve essere concluso con i Pirozhki.
Che sarebbero?
Panini cotti al forno o fritti, farciti con ricotta e confetture di ogni tipo.
Molti russi spesso preferiscono metterle tutte insieme!
È comprensibile immaginare che non sia molto appetibile ma, se la versione dolce non vi ha convinto, non temete! Esiste anche una versione salata ripiena di funghi, cipolle, purè di patate o cavolo accompagnata da carne e da pesce sicuramente più invitante.

  • Piernik

Se non avete molto tempo da perdere, il Piernik non fa sicuramente per voi!  Perché?

La sua preparazione può durare dalle quattro alle sei settimane per permettere all’impasto di fermentare quanto più possibile.
I più famosi sono quelli di Torùn e nascono nel medioevo quando, al tradizionale pane di miele e farina, vennero aggiunte spezie dall’oriente.
La lunga preparazione in realtà è legata ad una curiosa tradizione in cui il dolce doveva essere preparato il giorno della nascita di una bambina e cotto solo il giorno delle sue nozze.
Rimane un mistero se qualcuno abbia mai aspettato così tanto…

Vorreste provarne almeno uno?
Tranquilli, nell’attesa potete abbondare con le vostre specialità e spaziare fra panettoni, pandori e varianti annesse!

Annarita Guglielmo

Vedi anche: Piante natalizie per addobbare la vostra casa!

Annarita Guglielmo

Scrivo da quando ho memoria. La scrittura mi ha permesso di conoscermi e conoscere gli altri, di scrostare la superficie e andare a fondo senza fermarmi all’apparenza delle cose. A parte questo però, ho altre innumerevoli passioni come collezionare ossessivamente vinili (preferibilmente anni ’70), un amore spassionato per le piante (che però non so curare) e sono un’amante del cibo (in tutte le sue forme). Da sempre sognatrice professionista, ho sempre preferito le nuvole alla terra ferma.
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