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La Spigolatrice di Sapri: opera sessista, capolavoro o specchio dei tempi?

Il caso della Spigolatrice di Sapri è il nuovo fenomeno che divide il web.

Non c’è pagina Facebook, post di Instagram o titolone di giornale che non sostenga una tesi sulla scultura del giovane artista cilentano Emanuele Stifano.

La “spigolatrice” è una statua bronzea a grandezza umana voluta dal sindaco della cittadina di Sapri, Antonio Gentile. La figura prende ispirazione dalla poesia del 1858 di Luigi Mercantini. I versi narrano con impressionismo e pathos la missione fallita di Carlo Pisacane, del suo tentativo di innescare una rivoluzione antiborbonica nel Regno delle Due Sicilie.  

Nella poesia, Mercatini adotta lo sguardo innocente ed ignaro di una lavoratrice dei campi, proprio la nostra spigolatrice, per parlare di un amore giovane destinato alla tragedia. La Spigolatrice assiste allo sbarco di Pisacane e dei suoi uomini e si invaghisce dell’uomo. Lo seguirà dunque in battaglia, rischiando la vita per amor suo, ma trovandosi infine impotente e sola davanti al massacro dei trecento.

La statua di Stifano, ormai conosciuta anche da chi ignorava il termine “spigolatrice” fino all’altro ieri, è un bellissimo prodotto artistico. Forme perfette, viso fiero, sguardo colto dalla sorpresa inaspettata dello sbarco, proiettato sul futuro amore, la donna ritratta è sicuramente splendida. E non solo per ciò che ci appare ad uno sguardo immediato, la semplice grazia delle curve, i lineamenti regolari ed eleganti, ma per l’emozione raccolta nei suoi occhi bronzei.

Tuttavia, basta osservare con maggior attenzione i dettagli della scultura per capire le motivazioni di chi la definisce “sessista” e “sessualizzata”. La nostra “spigolatrice” sarà anche una lavoratrice dei campi, ma ha le tette e il culo delle migliori influencer di TikTok. Il vestito, leggero e aderente al corpo, è creato con maestria berniniana da Stifano che rappresenta la stoffa sottile con grande credibilità. La sensualità di questa donna lavoratrice, forte ed ingenua al contempo, arriva come uno schiaffo in pieno volto a chiunque la guardi. Non si può, infatti, non guardarla.

Ed è precisamente in questo atto di fierezza ferina, indomabile bellezza, sensualità esplosiva ed inconsapevole, che ogni donna ha visto l’idealizzazione impossibile della femmina da parte del maschio. Una donna impegnata nella fatica non sarebbe stata certamente così, perfetta, plastica, succinta. Il paragone con Le spigolatrici di Millet (1857) è nato, da molti giornalisti e giornaliste, in maniera quasi involontaria, come un guizzo muscolare in seguito ad uno stimolo estraneo. Ma Millet, artista realista per eccellenza, aveva come interesse la riproduzione della realtà, di trasferire su tela la precisa immagine di tre donne chine tra i campi, romantiche per il solo essere lì, tra i colori della natura, senza idealizzazione alcuna. Millet era figlio del suo tempo, come Stifano del nostro.

La polemica è contemporanea quanto l’artista: siamo in un momento storico liminale, di ricerca, stiamo affrontando una diversa concezione del mondo, affondando le radici negli stereotipi per riempire le nostre parole di nuovi significati. Cerchiamo spazio per le donne, per la rivalutazione dei corpi e la riscoperta dei canoni, cedendo la rigidità della perfezione all’allargamento dei gusti, del bello, del vario. La fidelizzazione dell’arte a dei canoni così fissi destabilizza questa ricerca, facendoci dubitare nuovamente di noi stesse, della nostra rinascita.

Va tuttavia cercata la soggettività dell’arte, la personale interpretazione, l’affrancamento pubblico di Stifano da una divisione dicotomica della realtà. Le pacche maschili delle sculture di Stifano sono belle quanto quelle della Spigolatrice di Sapri, se non di più. L’estetica di un artista è una costruzione individuale del mondo che prova ad uscire dal soggetto per trovare l’altro, comunicando un immaginario. Non dobbiamo dunque fissarci sullo scopo sociale delle opere, ma saperle valutare nel contesto storico ed iconografico a cui appartengono.

Con cosa vogliamo dunque concludere? Stifano sì o Stifano no? È sessista la Spigolatrice di Sapri?

Non sappiamo dare una risposta reale, ma possiamo sì fare un’ultima osservazione. Ovvero, che è auspicabile che l’immaginario collettivo si espanda a tal punto da saper concepire la multiformità del bello, abbracciando la sensualità della Spigolatrice ma sapendo leggere l’emozione nei suoi occhi sorpresi e non solo le sua pacche alla Kim Kardashian.

Sveva Di Palma
Foto copertina profilo di Emanuele Stifano


Vedi anche: La rivincita di Medusa a New York

Sveva Di Palma

Sveva. Un nome strano per una ragazza strana. 32 anni, ossessionata dalla scrittura, dal cibo e dal vino, credo fermamente che vincerò un Pulitzer. Scrivo troppo perché la scrittura mi salva dal mio eterno, improbabile sognare. È la cura. La mia, almeno.

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