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Il peso del tempo sospeso

Il tempo sospeso a Brescia, in Italia, nel mondo.

Giorni fa, passeggiando per le strade di Brescia, notai qualcosa d’insolito, un rinoceronte sospeso alle porte di Piazza della Vittoria.

Per un attimo pensai di avere le allucinazioni, mi avvicinai, c’era davvero.

Affascinata ma anche un po’ perplessa cercai di capire e, in effetti scoprii che era da poco stata istallata una scultura di Stefano Bombardieri, uno scultore bresciano, classe 1968, da sempre affascinato dalla relazione tra uomo e natura.

L’opera, in fibra di vetro, propone un rinoceronte imbracato lungo 4 metri, sospeso sulle teste dei passanti che attraversano la porta di una delle piazze più importanti della Leonessa d’Italia. Il peso che l’animale esprime e il suo stato di sospensione destabilizzano l’osservatore che è costretto a fermarsi e a cercare di razionalizzare ciò che sta osservando.

Titolo dell’opera, Il peso del tempo sospeso.

Tutti noi siamo soliti dividere la vita in tre tempi, il tempo passato, il tempo presente e il tempo futuro, eppure non ci siamo mai soffermati ad analizzare un altro tempo, quello che potrebbe sembrare quasi un ossimoro, il tempo sospeso. È paradossale, il tempo è per definizione ciò che scorre, che fugge, che rincorriamo, che perdiamo. Il tempo passato, che ci riempie di malinconia, talvolta di rimpianti, che ci lascia sorrisi ma anche cicatrici. Il tempo presente, quello di cui spesso non ci accorgiamo, che ci scappa dalle mani, che viviamo troppo spesso senza vivere davvero. Il tempo futuro, colui che ci affanna, che spesso ci terrorizza ma che, nonostante tutto, tentiamo con ogni forza di afferrare. Ma allora cos’è questo tempo sospeso?

Ora più che mai siamo costretti a farci i conti. In questo tempo di pandemia il tempo scorre lento, spesso appare totalmente fermo, statico, immobile. Ogni cosa sembra sopita, come in un incanto. Eppure ogni giorno il nostro tempo si esaurisce. La verità è che il tempo sospeso lo conoscevamo già tutti, è quel trauma che ognuno di noi si porta dentro, quello che ha fermato una parte di noi in un momento particolare, al di fuori tutto sembra procedere normalmente ma dentro… dentro un ingranaggio è rimasto lì sospeso, fermo ad attendere che qualcosa lo faccia ripartire.

Il tempo sospeso è quel tempo che spaventa, che immobilizza ma è anche il tempo necessario alla guarigione. Ecco, è questo ciò che vorrei considerassimo, il tempo sospeso come tempo di guarigione. Un tempo di riflessione su ciò che è importante, su ciò che è essenziale. Una pausa per guardarci dentro e sbloccare l’ingranaggio fermo, una stasi che in realtà possa essere rinnovamento.

Anna Russo

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La Redazione

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