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Pearl Harbor: il 7 Dicembre e il Day of Infamy

Molto spesso si è soliti utilizzare eventi storici per indicare situazioni movimentate del nostro quotidiano.

Celebri sono le espressioni “è stata una nuova Caporetto” in riferimento alla disfatta di Caporetto nel 1917, “è successo il ‘15-‘18” in riferimento alla Grande Guerra o, ancora, “è successo il ‘48” che è l’anno della Primavera dei popoli.

In realtà c’è un’altra espressione che forse non è molto comune ma che io sono solita utilizzare quando qualcosa non solo mi coglie di sorpresa ma mi crea anche dei danni: “sembra Pearl Harbor!”.

Ma di cosa si parla, esattamente?

Europa, 1940.

Mentre infuria la guerra in cui è entrata anche l’Italia, mentre Hitler entra a Parigi e gli Alleati cercano di fermare l’avanzata dell’Asse Roma-Berlino-Tokyo, in America è tempo di elezioni.

Roosevelt è un uomo acuto, un abile politico e sa che per essere eletto deve dare agli americani ciò che vogliono: la promessa di restare fuori da una guerra che sembra molto lontana.

Ma se da un lato Roosevelt promette alle madri americane che non manderà i loro figli a morire in una guerra straniera dall’altro lato sa che gli Alleati hanno bisogno del suo aiuto e non glielo nega: fornisce armi, petrolio, navi e altri materiali grezzi.

L’America c’è ma non si vede.

Poi, però, succede qualcosa.

Roosevelt si rende conto ben presto che la minaccia nazista non è poi così lontana ma non può certo venire meno alle sue promesse e, come se non bastasse, c’è anche da tenere d’occhio il Giappone che, inasprito dalla discriminazione razziale subita in America – tutti i non bianchi non erano ammessi negli USA – aveva iniziato una campagna di espansione in Cina in particolar modo nella Manchuria.

Roosevelt, mantenendo sempre la sua politica di non aggressione, mette in guardia il Giappone: sposta la Flotta del Pacifico alle Hawaii nella base di Pearl Harbor.

Se i Giapponesi avessero provato ad attaccare, loro avrebbero risposto.

L’Ammiraglio Richardson non è però d’accordo con le decisioni del Presidente ed i due hanno un aspro scontro verbale che si concluderà con il sollevamento dall’incarico di Richardson.

Al suo posto subentrerà l’Ammiraglio Kimmel pronto ad uno scontro in mare aperto col Giappone.

I Giapponesi, dal canto loro, sono ben intenzionati ad attaccare l’America che, oltretutto, ha anche interrotto la fornitura di petrolio.

A questo punto la tensione è talmente alta che la guerra è inevitabile, bisogna solo capire chi colpirà per primo.

E i Giapponesi hanno intenzione di aprire loro le danze facendo ciò che un popolo integro e virtuoso come il loro non avrebbe mai dovuto fare: attaccare il nemico alle spalle.

7 Dicembre 1941.

Dopo dodici giorni di navigazione la flotta giapponese giunge a Pearl Harbor.

Il piano dell’Ammiraglio Yamamoto è semplice: bisogna distruggere le portaerei e i velivoli dell’esercito americano. I Giapponesi hanno anche un’arma segreta: dei nuovi tipi di siluri che non affondano troppo una volta gettati in mare.

Il punto forte di Pearl Harbor che si ritorse poi contro agli americani è proprio la poca profondità delle acque che non avrebbe permesso ai siluri tradizionali di colpire le navi.

Insomma, i Giapponesi hanno studiato tutto nei minimi dettagli e soprattutto puntano sull’effetto sorpresa.

E così fu: in quella che sembrava una tranquilla domenica mattina, i marinai a bordo delle corazzate americane mai avrebbero potuto pensare ad un attacco di 183 aerei Giapponesi.

In poco tempo a Pearl Harbor si consuma un massacro dovuto anche allo scoppio della polveriera USS Arizona, che uccise da sola 1100 marinai.

In realtà, col senno di poi quella di Pearl Harbor fu la cronaca di un attacco annunciato: la mattina di quel giorno, infatti, una nave americana affondò un sottomarino giapponese in perlustrazione ma nessuno diede troppa importanza alla cosa.

L’America è sconvolta e Roosevelt definirà in suo discorso questo giorno come Day of Infamy.

Eppure, per quanto tragico, l’evento di Pearl Harbor giocherà a favore di Roosevelt che adesso può apertamente entrare in guerra. Infatti, non solo con l’attacco di Pearl Harbor il Giappone ha dichiarato guerra agli USA ma pochi giorni dopo anche Germania e Italia fanno lo stesso.

A questo punto, la guerra diventa mondiale.

Ma in realtà all’America poco interessa delle altre potenze dell’Asse, il suo odio è tutto rivolto verso il Giappone ed entrambi si faranno aperta guerra nell’Oceano Pacifico con le note battaglie delle Midway, del Mar dei Coralli e la campagna di Guadalcanal.

1945.

La guerra è agli sgoccioli: l’Armata Rossa è entrata a Berlino, ha messo Hitler sotto scacco.

Gli Alleati hanno vinto.

Ma l’America ancora non ha dimenticato il torto subito quel 7 Dicembre 1941 e dà il colpo finale al Giappone con qualcosa di atroce: la bomba atomica.

In una battaglia senza esclusione di colpi, l’America ha giocato pesante.

L’episodio di Pearl Harbor è noto in tutto il mondo e sono tanti i film che raccontano questa storia.

Sicuramente quelli di produzione americana raccontano la storia da un solo punto di vista ma se siete curiosi di conoscere l’accaduto e di vedere cose che esplodono, sicuramente va annoverato Pearl Harbor di Michael Bay; se invece siete più interessati al lato tattico e strategico non potete non guardare Tora, Tora, Tora. Un capolavoro!

Anche il primo quarto d’ora del film Midway di Emmerich racconta l’attacco a Pearl Harbor ed ha degli effetti speciali davvero strabilianti.

Netflix, dal canto suo, ha prodotto una serie di documentari intitolata Gli eventi della Seconda Guerra Mondiale a colori in cui troverete anche un episodio dedicato a Pearl Harbor.

Maria Rosaria Corsino

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La Redazione

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