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La storia dei “cappellai matti” (oltre Lewis Carroll)

La pazzia dei cappellai è stata studiata fin dall’Ottocento: una sindrome così iconica e diffusa da aver ispirato anche personaggi letterari, come quello di Alice in Wonderland.

Tutti conoscono il capolavoro di Lewis Carroll, ma non tutti sanno che il Cappellaio è stato definito “matto” solo in edizioni successive (lo scrittore lo aveva definito semplicemente Hatter).

Tra citazioni celebri, film d’animazione e interpretazioni memorabili per il cinema come quella di Johnny Depp, questo personaggio è ormai entrato nell’immaginario collettivo come uno dei più rappresentativi di Alice nel Paese delle Meraviglie

Ma da cosa deriva l’appellativo di “matto”? 

Se guardando il cartone della Disney ci viene da sorridere alla canzone di “buon non-compleanno”, lo stesso non si può dire quando si scopre la verità sulla cosiddetta “sindrome del cappellaio matto”: spasmi, macchie gialle, magrezza, tremolii alle mani e comportamenti instabili erano solo alcuni dei sintomi, una triste storia che stava all’origine del popolare detto inglese “mad as a hatter”.

A causare questa sindrome era l’impiego eccessivo di mercurio all’interno delle industrie tessili. Durante il processo di carotatura, che separava il pelo dalla pelle animale, immergendo il tutto in una soluzione di nitrato di mercurio. Respirando i vapori emessi dalla sostanza, gli artigiani finivano col toccarla anche con le mani in fase di lavorazione, servendosi di quest’acqua velenosa per far infeltrire il prodotto finale o per aggiungere delle rifiniture con tessuti più pregiati.

Nel caso dei cappellai la situazione peggiorava: poggiando sulla testa le loro creazioni per sagomarle prima di rivestirle, mettevano il mercurio a contatto con i capelli, rendendoli di un arancione stranamente fosforescente.

Gli effetti di questa sostanza evidenziarono non solo problemi a livello fisico, ma, come si è detto, anche neurologico, con comportamenti bizzarri e pericolosi, associati talvolta al bipolarismo, accompagnato a sua volta da crisi depressive. Sia in Francia che in Gran Bretagna gli operai che lavoravano a contatto col mercurio morivano prima dei 50 anni, cosa che fece mettere al bando per legge l’impiego di questa sostanza tossica agli inizi del Novecento. 

Elena Di Girolamo

Copertina: Flickr

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Elena Di Girolamo

(Madda)Elena Di Girolamo, classe ’96, si laurea troppo presto in Filologia Moderna, quando non sa ancora spiegare alla nonna a cosa servono i suoi studi. A mangiare è troppo lenta, ma è ingorda di libri, musica, fumetti, film e serie tv. Oscilla tra la convinzione di poter scrivere un best seller e la consapevolezza che mettere “leadership: 10” sul CV non le farà avere un posto da manager in Mondadori.
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