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Fuochi fatui: sogno o son desto?

A chi non è mai capitato di fare un giro nel cimitero di notte?

Beh, a me non è mai successo ad esempio, ma pur non essendoci mai andata e non avendo grosse esperienze con il mistero e l’occulto – ma essendo una curiosona – ho avuto una grande insegnante, mia nonna.

Mia nonna, classe ’40, pur essendo una cristiana cattolica professante, non è mai stata intrisa di bigottismo: un po’ come Edoardo (De Filippo) con il malocchio spesso ripeteva “Essere superstiziosi è da ignoranti; ma non esserlo porta male”.

E lei pur credendo in una natura divina al di sopra di tutto e tutti non allontanava da sé l’occulto, ciò che non si sapeva spiegare: cuscini intrisi di sangue, lana lavorata a treccia, spilli nel materasso, luci vicino alle fotografie dei defunti, ululati durante la notte di Natale e Santo Stefano (secondo la leggenda chi nasce in una delle due notti è destinato a diventare un licantropo). Mia nonna mi ha insegnato ad avere un timore referenziale nei confronti di ciò che non posso spiegare: sempre un passo indietro, ma avanzando senza paura. 

E la mia curiosità – senza tempo, né spazio – è sempre stata alimentata dai suoi racconti. Mi raccontava di fuocherelli di colore variabile tra il celeste e il verde che si vedevano levitare su terreni, nei pressi di fiumi o laghi o in prossimità di cimiteri (una maggiore concentrazione di questo fenomeno è stata rilevata nei pressi di essi). Intinta di cultura popolare, per lei erano le anime – o in attesa nel purgatorio o in cerca di comunicazione con il mondo terreno – di defunti. 

A distanza di anni, approfondendo l’argomento ho scoperto come a essi fosse stato destinato un nome ben preciso: fuochi fatui

  • La storia

Non una credenza dello scorso secolo; il concetto di fuoco fatuo ha radici ben radicate già nel passato: 

– per i romani, le “ignes lambentes” non erano altro che manifestazioni dei “dioscuri” Castore e Polluce, protettori dei marinai (subito dopo i cimiteri è sugli alberi delle imbarcazioni che è testimoniata la presenza di queste luci di colore bianco o azzurro);

– per gli antichi egizi, i fuochi fatui altro non erano che il simbolo e la dimostrazione che un defunto aveva vissuto una vita virtuosa (una sorta di premio di consolazione per chi in vita aveva subito le molestie del suo schiavista lol);

– nella cultura cristiana, Castore e Polluce sono stati sostituiti dalla figura di Sant’Erasmo (il nome Erasmo è divenuto poi negli anni Elmo, difatti questo fenomeno è arrivato fino a noi come fuoco di Sant’Elmo);

– in Svezia si pensava che esse fossero le anime dei bambini nati morti o non battezzati;

– nella cultura anglosassone, questi fenomeni dall’apparenza paranormale erano e sono associati alla figura leggendaria di Jack-o’-Lantern, condannato a errare tra i vivi con una fiammella accesa.

Folklore misto a scienza, religione mista a laicità; eppure in ogni parte del mondo vi è testimonianza di un evento simile. 

  • C’è una spiegazione scientifica? 

L’homo sapiens ha spiegato – in alcuni contesti – e ha tentato di spiegare – in altri – cosa può esserci alla base di queste manifestazioni.

Partiamo col dire che tendenzialmente la cultura popolare ha mischiato due eventi diversi: le luci viste in prossimità delle cime delle imbarcazioni hanno in effetti una spiegazione scientifica, in quanto esse sono frutto di cariche elettriche a corona, le quali entrando in contatto con l’ossigeno ionizzano l’aria creando, quindi, una sorta di alone luminoso; contrariamente per quanto concerne le luci in prossimità di superfici una valida e, soprattutto dimostrata, spiegazione non c’è: si è ipotizzato avvalendosi di alcune testimonianze scientifiche che le luminescenze in prossimità di tombe altro non fossero che derivazione della combustione del metano e del fosfano dovuta alla decomposizione di resti organici.

Ecco anche spiegata la consistente diminuzione di tali fenomeni: da circa un trentennio le casse sono di zinco e chiuse a fuoco, indi per cui le fuoriuscite – di qualsiasi entità – sono state limitate o quasi del tutto eliminate. 

Scienza o meno, religione o meno, il misterioso è affascinante; ciò che non si può spiegare lascia pur sempre una finestra aperta sulla speranza – che un defunto posso ancora mettersi in contatto con noi o che un’anima vaghi tra i viventi poco importa -. Non c’è alcun male a credere che al di là di ciò che è dimostrabile, possa esserci qualcosa di più.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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