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Tra passato e presente: la compagnia teatrale La Chimera presenta “L’Opera”

Una realtà tutta vesuviana. La compagnia La Chimera sta per tornare in scena con uno spettacolo dal tema molto contemporaneo: le intelligenze artificiali.

Una compagnia nata nel 2022 sul territorio napoletano, precisamente a Somma Vesuviana. Un gruppo di artisti amatoriali con una grande passione per le arti della danza, del canto e della recitazione.

Hanno esordito a teatro a gennaio, con uno spettacolo intitolato Tra le luci dell’universo, un rifacimento dell’opera Notre-Dame de Paris con le musiche di Riccardo Cocciante.

I loro progetti sono tutti autoprodotti, guidati dalla tanta voglia di fare e di inseguire i propri sogni. Ognuno dei ragazzi apporta il proprio contributo in ogni ambito, partendo dalla creazione delle coreografie, alla scrittura di testi fino alle scenografie e i costumi.

Abbiamo quindi intervistato le menti e le braccia di questo bellissimo progetto che sono: Giovanna Alaia (regista), Antonio Alaia (co-regista, scenografo e scrittore dei testi), Riccardo Crisci e Domenico Ardizio (compositori). 

Giovanna mi ha parlato a grandi linee del vostro nuovo progetto che ha come tema le intelligenze artificiali. Com’è nata l’idea? Perché avete scelto di avvicinare un’arte antica come il teatro ad un argomento così contemporaneo come quello delle IA?

Giovanna: «L’incontro tra noi e Riccardo è avvenuto durante il periodo del nostro spettacolo Tra le luci dell’universo. Dato che è rimasto colpito da ciò che abbiamo fatto, abbiamo organizzato una serie di incontri perché da parte sua c’era la voglia di arrangiare un’opera, da parte nostra pure, perché siamo comunque una compagnia nata in un periodo difficile per le arti in generale […] vedevo i ragazzi molto entusiasti e motivati e allora ci siamo detti “facciamolo!”, ed è ormai da febbraio che stiamo lavorando a pieno ritmo al progetto. Non abbiamo deciso noi di scrivere un’opera sulle IA, è stata l’IA stessa a suggerirci di essere utilizzata come soggetto. Abbiamo aperto ChatGPT quasi come fosse uno scherzo inserendo l’input “proponimi la trama di un’opera che parla di un musicista ambientata in un futuro poco prossimo”, ed effettivamente lo script mi ha fatto accendere la lampadina. Quindi, quasi tutto quello che concerne quest’opera è stato creato dalle IA, persino la copertina del nuovo singolo Ouverture pubblicato su Spotify è stata realizzata da un intelligenza artificiale, anche se comunque c’è voluta la mano umana per rimodellarla. È proprio questo il succo del discorso: non è possibile fare in modo che l’arte venga generata da qualcosa di non umano, perché essa è sempre veicolata dall’esperienza e dai sentimenti umani che le IA non possono raggiungere, nonostante la perfezione tecnica. Anche perché se la macchina arrivasse a replicare i sentimenti umani a quel punto penso che dovremmo davvero preoccuparci.»

L’opera sarà interamente composta da voi, dalla sceneggiatura fino alla composizione. Come vi sentite in questo momento a sapere che ci sarà un’opera completamente creata da voi?

Domenico: «Io e Riccardo proveniamo sostanzialmente da scenari musicali diversi, lui è improntato sulla musica elettronica, io sul rock e sul pop, e grazie all’esperienza teatrale di Giovanna e Antonio vogliamo accomunare le nostre esperienze per creare qualcosa di innovativo. Dal lato compositivo è un lavoro abnorme e sicuramente difficile, anche perché ci vorrà parecchio tempo per l’arrangiamento e la produzione, soprattutto quando bisogna unire la musica alla narrazione teatrale. Stiamo utilizzando le nostre skills in modo complementare per creare qualcosa di davvero bello.»

Riccardo: «Si può dire che tutto sia nato quasi per caso. Io conoscevo uno dei ragazzi della compagnia, a cui ormai da tre anni produco delle canzoni, che mi ha portato alle prove in teatro per farmi conoscere i ragazzi. Tra vari impegni siamo riusciti a conoscerci e ad un certo punto si era già creata l’idea di fare qualcosa di nuovo insieme, anche perché io e Domenico lavoriamo in modo abbastanza “complementare”: io ci metto “la mente” e la parte tecnica ma lui è il vero “braccio”. Ci troviamo bene a lavorare insieme perché conosciamo i nostri limiti e sappiamo aiutarci, era come se ci conoscessimo già da una vita.»

Vedo che siete un gruppo molto affiatato. Qual è la parte più importante per assicurare un buon lavoro di squadra?

Giovanna: «Sicuramente la “componente sociale”, il fatto che le persone si conoscano e si vivano anche al di fuori del teatro. Io e il mio gruppo ci viviamo anche al di là dell’esperienza artistica. Ho sempre cercato di ricordare ai ragazzi che quello che facciamo è bello perché lo facciamo insieme e perché ognuno ci mette qualcosa di suo. Per quanto riguarda la produzione infatti, ci siamo affidati esclusivamente alle nostre forze, dalle coreografie alle scenografie, cose che non avevamo mai diretto in prima persona. Io penso di poter guidare un gruppo solo se sono sicura della loro fedeltà. Non sarei mai riuscita a concepire uno spettacolo se non fossi stata sicura del legame che ci vincola gli uni agli altri. Non mi sono ritrovata in un gruppo in cui proliferano le solite “voci di corridoio”, in cui c’è invidia, anche perché conosciamo tutti il cliché del teatro visto come “luogo ambiguo”, ma è una cosa che non ci ha mai toccato e quando stava per succedere sono stati presi subito i giusti provvedimenti. Credo che senza il bel rapporto che c’è tra di noi non ci saremmo mai avvicinati al risultato che abbiamo raggiunto in passato.»

Perché è così importante secondo voi avvicinare i giovani al mondo del teatro?

Giovanna: «A teatro si fa un esercizio molto semplice, che è quello di doversi immergere nella mente di qualcun altro. Capita di dover interpretare un antagonista, una madre, o comunque un personaggio lontano da noi anni luce. L’abilità dell’attore sta nell’entrare in sintonia con la psiche di questo personaggio e si crea un rapporto di empatia. Questo rapporto è così profondo che arriva ad insegnare l’importanza dell’empatia anche nei rapporti umani. Ci si cala così tanto nel ruolo di qualcuno tanto da comprenderne anche le azioni più meschine, come avvenne a Domenico nelle fasi di studio del personaggio di Frollo di Tra le luci dell’universo. Anche quando questo personaggio non ha nessun lato positivo, arrivi a capirlo e quasi a perdonarlo. È molto importante per il rapporto tra gli stessi esseri umani, il saper andare al di là di ciò che si vede.»

Antonio: «Posso raccontare in breve la mia personale esperienza: prima di iniziare con il teatro non avrei mai pensato di avvicinarmi a questo mondo. Mi ci sono ritrovato per caso in un periodo della mia vita davvero brutto, in cui non avevo motivi per pensare positivo. Iniziando teatro la mia vita è cambiata totalmente, anche grazie alle persone che condividevano la mia stessa passione […] circondarmi di quelle persone mi ha fatto redimere da quel periodo no. Siamo una generazione in cui l’ansia e la depressione sono molto frequenti e penso che un percorso del genere e l’ingresso in una società artistica possa aiutare molte persone. É stato davvero terapeutico.»

Cosa significa per voi “La Chimera”?

Giovanna: «La Chimera è la dimostrazione che ho dato a me stessa di poter fare qualcosa di concreto anche senza avere a disposizione grandi mezzi. Durante la preparazione di Tra le luci dell’universo ho dovuto improvvisarmi imprenditrice, come dico sempre “ho venduto il ghiaccio agli eschimesi”. Non avevo nulla per le mani, né curriculum, né altri spettacoli di mia produzione, ho solo detto “siamo 17 ragazzi con tanta voglia di fare e di mettere in pratica delle attività artistiche che la vita per una serie di circostanze di varia natura ci ha imposto di non poter fare, e vogliamo solo una mano a organizzare questo progetto”. Le persone hanno creduto in noi, e quindi La Chimera è sicuramente la dimostrazione che se vuoi una cosa e la vuoi con tutte le tue forze alla fine ci arrivi.»

Lo spettacolo teatrale “L’Opera” è ora in fase di lavorazione e sarà a teatro molto probabilmente agli inizi del 2025. Seguiteci per altri aggiornamenti e non dimenticate di seguire La Chimera sulla loro pagina Instagram per ulteriori notizie sulle loro opere.

Ilaria Perris

Foto interne fornite da Giovanni Allocca

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Ilaria Perris

Classe 2003, cinefila, sognatrice e napoletana. Studentessa di cinema e audiovisivo all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Appassionata di letteratura, arte, critica cinematografica e musica. Credo fortemente nel potere e nella libertà della scrittura e della corretta informazione.
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