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La Mail Art come forma immortale di partecipazione artistica

In un’epoca in cui bollette e pubblicità sono l’unica corrispondenza che ancora riceviamo, è difficile ricordare quando è stata l’ultima volta che abbiamo spedito una lettera a qualcuno.

In un mondo dominato da Internet e dal culto dell’immediatezza (associata all’ansia provocata da un visualizzato senza risposta), è sorprendente che esistano ancora oggi dei nostalgici della carta e della penna, amanti della comunicazione lenta, della corrispondenza con effetto sorpresa.


In un’epoca come la nostra caratterizzata da forme di comunicazione che non lasciano spazio al tratto personale e caratteristico della calligrafia di ognuno, oggi la Mail Art (o Arte Postale) potrebbe incuriosire qualcuno.

Per Mail Art s’intende un’opera realizzata con qualsiasi tecnica, senza limite di dimensioni se non quelle di un’arte che può “viaggiare per posta”. Dal punto di vista economico la Mail Art non ha finalità commerciali, è un circuito artistico internazionale multimediale e sempre aperto, e quindi in continua crescita, che opera al di fuori dei canali tradizionali dell’arte. Gli artisti postali superando la triade galleria-critico-mercante, diffondono la loro arte non attraverso i canali ufficiali, ma attraverso una rete alternativa.


L’Arte Postale mette l’accento su un metodo di scambio primitivo come quello del baratto e quindi tra gli artisti che operano in questo settore esiste un tacito patto: l’informazione deve essere reciproca. Essendo soprattutto concettuale e idealista, imprevedibile e atipica, mi piace pensare che sia l’arte dell’urgenza e del rischio, aperta alla sperimentazione, un’arte che combina tradizione e modernità, un’arte che fa del suo essere effimero e precario, un tratto distintivo perché in grado di collocarsi fuori dall’arte ufficiale.

Arte comunicata, arte donata, un gesto di generosità, un’opera d’arte è sempre grande al di là delle sue dimensioni. La Mail Art implica «un’armonia con il mondo esterno, l’amicizia con le altre persone, la comprensione della loro umanità, l’accettazione del mondo e una profonda gratitudine nei confronti dell’intero universo» citando il filosofo belga Guy Bleus.

Questa è un’arte che vuole raggiungerci, condividere, stabilire contatti, comunicare pensieri, programmi e progetti, a volte è desiderio ludico oppure vuole provocare e denunciare 

La Mail Art è un movimento artistico perciò fondato sullo scambio, prevedendo l’invio per posta di cartoline, buste, lettere e prodotti simili, rielaborati artisticamente con vari metodi (dipinte, disegnate, decorate a collage) e indirizzati a uno o più destinatari. L’Arte Postale coincide quindi sia con il messaggio da essa spedito, sia con il mezzo tramite cui essa spedisce: senza uno dei due la pratica artistica non esiste.

La caratteristica fondamentale di questo movimento, dunque, è quella di essere uno scambio di idee e creatività col presupposto di creare una relazione di compartecipazione all’opera in quanto i mittenti che ricevono devono poi partecipare attivamente, apportando il proprio contributo creativo e spedendo a sua volta ad altri che faranno lo stesso. 

Essa ha continuato a svilupparsi e a crescere resistendo; non si è spaventata di fronte a mezzi di comunicazione nuovi basati sulle tecnologie all’epoca innovative, anzi, li ha cavalcati e ne ha approfittato per incrociare la propria attività con altre, adattandosi così ai nuovi media di trasporto e comunicazione come il telegrafo, telex, fax, telefono e il computer.

Padre fondatore della Mail Art è Ray Johnson che a sua volta fu influenzato da gruppi come il Futurismo e i collaggi postali di Ivo Pannaggi, il Dadaismo e i contemporanei del gruppo Fluxus di cui la Mail Art inizialmente faceva parte. Addirittura nel 1962 Ray Johnson fonda la New York Correspondance School of Art, una scuola virtuale dove gli studenti simbolicamente sono i corrispondenti. Ben presto si forma una rete artistica internazionale dove ognuno cerca di sviluppare un proprio linguaggio utilizzando differenti media, come francobolli, buste, timbri e adesivi. 

Gli artisti della Mail Art hanno spedito negli anni una mole inquantificabile di queste loro elaborazioni via posta; hanno affidato e affidano al viaggio postale il proprio messaggio dando all’atto della ricezione un’ulteriore aggiunta di significato: allontanare la passiva e asettica fruizione solo espositiva di un’opera per favorirne una partecipativa, provocando la sorpresa e la meraviglia di poter rigirare tra le mani qualcosa che solitamente è vietato toccare nei musei e nelle gallerie.

Si crea così un circuito infinito che regala occasioni per possedere un capolavoro facilmente, gratuitamente e inaspettatamente, contraccambiando con un’altra creazione di Arte Postale destinata al mittente che per primo ha omaggiato della sua opera: e così via, come quelle catene di Sant’Antonio della mamma boomer in cui lo spettatore diventa protagonista e compartecipe dell’esperienza artistica; dopo tutto fu proprio Marcel Duchamp ad aver dichiarato che il pubblico, nel “processo di visualizzazione” dell’opera o dell’evento estetico “aggiunge il suo contributo all’atto creativo”.

Esiste in Italia il Museo della Mail Art di Montecarotto, inaugurato nel 1985, ed è l’unico museo pubblico italiano che si occupa dell’Arte Postale grazie al contributo dell’artista Ernesto Treccani che di passaggio a Montecarotto, produsse un’incisione da inviare ai principali artisti del mondo che volessero contraccambiare, dando al museo un tocco di internazionalità. L’Archivio di Mail Art è costituito dall’insieme di opere raccolte negli anni grazie ad iniziative specifiche organizzate dal Museo come Con Musica, Ex Vinis, Pace Dossier, Dedicato a MonnaLisa, le Disobbedienti, sono solo alcune tra le operazioni di Mail Art che hanno coinvolto per ognuna, centinaia di artisti internazionali.

Dopo anni di chiusura per carenza di spazi adeguati è stato riaperto e trasferito nel 2006 nei locali dell’ex laboratorio di attrezzeria del Teatro comunale, i quali, dopo un faticoso intervento di restauro, hanno riacquistato l’antico fascino con le volte a botte, le vecchie pietre della muratura e le arcate.

Dare valore a una nuova forma di scrittura rilassante e affettuosa, inaspettata e circolare come pensiero insolito in un’epoca frenetica caratterizzata dalla velocità, è lo scopo dell’Arte Postale.

Provate a pensare dove potrebbe essere la vostra cartolina fra un paio d’anni, come si sarà trasformata, chi avrà contribuito a diffonderla e modificarla rendendola unica… e chissà, magari un giorno tornerà tra le vostre mani.


Serena Palmese

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Serena Palmese

Mi piacciono le persone, ma proprio tutte. Anche quelle cattive, anche quelle che non condividono le patatine. Cammino, cammino tanto, e osservo, osservo molto di più. Il mio nome è Serena, ho 24 anni e ho studiato all’Accademia di belle Arti di Napoli. Beati voi che sapete sempre chi siete. Beati voi che sapete sempre chi siete.
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