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Pier Paolo Pasolini – Ragazzi di vita

“Era una caldissima giornata di luglio. Il Riccetto che doveva farsi la prima comunione e la cresima, s’era alzato già alle cinque; ma mentre scendeva giù per via Donna Olimpia con canzoni lunghi grigi e la camicetta bianca, piuttosto che un comunicando o un soldato di Gesù pareva un pischello quando se ne va acchittato pei lungoteveri a rimorchiare”.

Quello di Ragazzi di vita è uno spaccato forte delle borgate romane del dopoguerra: un gruppo di giovani uomini arrancano dalla fame come primitivi per conquistare sesso e denaro. 

Un romanzo neorealista la cui lettura risulta estremamente tortuosa, tale è la complessità della narrazione. Pier Paolo Pasolini in una lettera, datata novembre 1954 inviata all’editore Livio Garzanti, spiega lo schema del romanzo che sta scrivendo (difatti la prima edizione uscirà a maggio 1955): in quelle pagine si evidenzia «una poetica che sceglie subito il rapporto esplicito con la storia e con la realtà presente. Scelta radicale e apparentemente antiletteraria, che fu fraintesa e giudicata sbrigativamente dalla critica dell’epoca», tant’è vero che attorno al romanzo si alzò un grande polverone.

Fece scalpore il tema della prostituzione maschile e per questo motivo Pasolini fu processato dal tribunale di Milano per oltraggio al pudore. A essere imputati furono lui e lo stesso Garzanti: alla fine il tribunale assolse gli imputati, anche grazie alle testimonianze di numerosi scrittori e intellettuali; tra questi vi erano Emilio Cecchi, Carlo Bo, Gianfranco Contini, Giuseppe De Robertis, Giancarlo Vigorelli, Anna Banti, Giambattista Vicari e Alberto Moravia.

Corsi e ricorsi storici, o come direbbe Oriana Fallaci: “Tutto cambia e resta uguale”. 

Una Roma vitale, una Roma volgare, una Roma senza futuro, proprio come lo erano i protagonisti della narrazione. 

I ragazzi di vita sono poveri, sciatti, destinati a fare e subire le peggio barbarie; la scuola, l’educazione, la famiglia non sono altro che motivi di tristezza da cui scappare. 

Pasolini è di tutti, ma questo romanzo non è per tutti: è forte, crudele, a volte irreale. Senza una trama, è un collage di piccoli affreschi, di scene, di sparuti sprazzi di quotidianità di personaggi diversi, ma infondo simili. 

Trasposizione cinematografica 

Il romanzo, nonostante l’inizio traumatico, in seguito ha ricevuto un considerevole successo di critica e di pubblico tanto che, nel 1961, lo stesso Pasolini realizzò il suo primo film dal titolo Accattone, considerato la trasposizione cinematografica delle sue opere Ragazzi di vita e Una vita violenta. ll film fa parte dei 100 film italiani da salvare, una lista redatta da La Mostra del cinema di Venezia

Stile: ⭐️⭐️⭐️⭐️

Contenuto: ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

Linguaggio: ⭐️⭐️ estremamente complesso, a tal proposito Pasolini ha detto: «La “mimesis” dialettale contaminata con la prosa letteraria è il più rischioso, massacrante, esasperante lavoro letterario che si possa affrontare».

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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