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Quando un monastero diventa un posto in cui incontrare il proprio destino

Al Monastero di San Bruzio, secondo un’antica leggenda è possibile conoscere il proprio destino. Come lo troviamo oggi e a quando risale la sua costruzione?

È un’Abbazia risalente all’XI secolo che si presenta in rovina a pochi km dal borgo di Magliano, in terra maremmana. La sua costruzione fu iniziata dai benedettini e in origine la sua struttura fu retta su pianta a croce latina, con la navata lunga trenta metri e il transetto venti.

Di questo complesso monastico sono giunti a noi pochi resti in stato di rudere, tra cui una porzione del transetto, il tiburio ottagonale su cui poggiava la copertura, sostenuto da arcate imponenti con archi a tutto sesto e l’abside che possiede una decorazione ad archetti pensili divisi per coppie da esili semicolonne. Maggiore concentrazione si pone sui capitelli dei semi pilastri visto che sono un esempio di stile architettonico romano, dati i loro ornamenti con motivi vegetali (fiori), figure umane (mascheroni) e teste di animali (teste di tori).

Il monastero che è considerato un gioiello medievale, si immerge tra gli olivi risultando un luogo misterioso, al cui fascino contribuisce un’interessante leggenda.

Si racconta che tra le rovine si trovi il Destino per accontentare le anime dei supplichevoli, ma è possibile incontrarlo soltanto dai cuori puri e generosi. Infatti, la leggenda narra che un giorno una giovane donna innamorata si recò lì e andò a pregare il Destino per salvare la vita dell’uomo che amava. Il suo desiderio venne esaudito, anche se successivamente la donna vi ritornò per consegnargli la sua vita dacché il suo amato non avvertiva più bisogno di lei. 

La giovane donna venne accontentata anche su questo. Fu, però, l’uomo che in un secondo momento ritornò presso il monastero con un’anima tormentata, con la speranza di incontrare il Destino e supplicargli di riavere indietro la sua amata. Purtroppo, questo risultò un tentativo invano poiché – come scritto precedentemente – il Destino di San Bruzio non aiuta i cuori impuri né chi piange sul male fatto.

Non è questa l’unica leggenda che lo vede protagonista perché si dice che un tempo, in questo posto partorissero le suore che restavano incinte o perché coinvolte in rapporti clandestini con diversi uomini, o perché purtroppo furono vittime di violenza. Questo luogo poteva caratterizzarsi come sicuro, data la sua posizione, per non lasciare che si sentissero le urla del travaglio. Si trattava dunque di gravidanze tenute nascoste grazie alle lunghissime tuniche che le suore indossavano. Alcune suore lasciavano che il bambino andasse tra le braccia di famiglie che con discrezione avrebbero taciuto il segreto, altre invece lo abbandonavano lì perché si lasciavano prendere dall’ira e dallo spavento causato dal Destino. 

È a causa di quest’ultimo episodio che in alcuni momenti sembrerebbe possibile avvertire la presenza delle anime di quei neonati attraverso un pianto eterno in cui loro si sono lasciati andare in quanto abbandonati. Non è l’unico fenomeno paranormale dal momento che alcuni sostengono di aver visto il volto di un bambino tra le ombre del monastero e altri ne hanno percepito il richiamo, che rischia di essere confuso con il vento.

Si respira un’atmosfera gelida che aleggia intorno San Bruzio, rendendo quest’edificio ecclesiastico un punto d’incontro tra suggestione e storia, permettendo ai visitatori di perdersi tra racconti, credenze che vivono lungo tanti anni.

Alessandra Lima

Disegno di Alice Gallosi

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Alessandra Lima

Sono Alessandra, classe 2001 e studentessa di lettere moderne all’Università di Napoli “Federico II”. Mi interessano la letteratura, l’arte e la fotografia, da cui quasi sempre traggo ispirazione per la scrittura che è, a sua volta, una mia passione. Rendo la penna un tramite per lasciare a chi mi legge la possibilità di comunicare col mio mondo interiore e i miei interessi.
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