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“E il dottorato come va?” – Il gruppo PhWE sul benessere psicologico nella ricerca

Il dottorato è tra i più alti e complessi livelli di formazione. La carriera accademica è molto ambita, ma sono tanti gli ostacoli da superare prima, durante e dopo il percorso. Il gruppo di ricerca PhWE (Phsychological Well-being), composto da dottorandi, assegnisti e dottori di ricerca in ambito psicologico, analizza i fattori che influenzano l’esperienza dottorale.

Ad illustrare le attività del gruppo PhWE sono i rappresentanti Annalisa Soncini, assegnista di ricerca dell’Università di Ferrara, e Gerardo Petruzziello, psicologo del lavoro e assegnista di ricerca dell’Università di Bologna.

Quando e come nasce il gruppo PhWe?

«Il gruppo PhWe nasce nel 2019, grazie all’incontro con l’ADI, l’Associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca in Italia. Il percorso di dottorato può essere un’esperienza gratificante e utile per la propria crescita, ma è anche caratterizzata da situazioni difficili e molto impegnative, spesso causate da fattori strutturali e culturali. Abbiamo voluto indagare su come i dottorandi vivano il percorso dottorale per capire i loro vissuti e le loro percezioni, quali sono i fattori che influenzano il loro benessere lavorativo e quali sono le loro maggiori preoccupazioni. Il fine ultimo è quello di fare incontri informativi e di supporto creati da dottorandi per i dottorandi

In cosa consistono le vostre attività di ricerca?

«Tra le varie attività, ciò che più ci caratterizza è stato creare un questionario composto da diverse scale psicometriche, divulgarlo nella comunità di dottorandi e analizzare i dati. Siamo partiti dal principio che il dottorato è un vero e proprio lavoro, e dunque abbiamo sfruttato la letteratura internazionale sullo stress e il benessere al lavoro per capire quali fattori esplorare maggiormente. I risultati ottenuti, già presentati in conferenze e incontri informali, saranno usati per la creazione di un report scientifico. Il gruppo si è anche occupato di proporre degli incontri informativi sul benessere psicologico.»

Quali sono le più grandi problematiche (psicologiche, burocratiche, meritocratiche, ecc.) che un dottorando (o aspirante tale) si trova ad affrontare?

«In base ai risultati ottenuti e alla nostra personale esperienza, le maggiori problematiche riguardano tre aree principali: l’ambiente lavorativo (ambiente competitivo, precarietà e poca sicurezza lavorativa), le relazioni interpersonali (rapporto con il supervisore e senso di isolamento per le caratteristiche del lavoro di ricerca) e il vissuto emotivo negativo (senso di inadeguatezza e di mancato riconoscimento del proprio ruolo). In generale, si avverte un senso di insicurezza e scarso controllo. Le ripercussioni affettive di queste percezioni sono molto pesanti, anche perché spesso sono unite al senso di isolamento e di scarsa valorizzazione.»

Avete entrambi sperimentato la vita accademica all’estero: in cosa è diversa (in negativo e in positivo) rispetto a quella italiana?

«La maggiore differenza è legata alla considerazione del ruolo che il dottorando occupa all’interno dell’università. Non solo sono maggiori lo stipendio e il supporto amministrativo e finanziario dedicato alla ricerca, ma lo è anche la volontà di considerare il dottorando come una risorsa preziosa per il dipartimento. Purtroppo, in Italia la figura del dottorando è in un limbo, in cui non si né studente né lavoratore. Questa ambiguità è pericolosissima perché incoraggia a non interessarsi alla specificità del lavoro durante il dottorato, riflesso di un più generale disinteresse verso la ricerca pubblica in Italia. 

Si aggiunga anche che l’Italia ha una spesa minima del PIL dedicata alla ricerca e ciò si traduce in difficoltà nel trovare finanziamenti pubblici. Aumenta perciò la competizione e diminuisce inevitabilmente la qualità della ricerca. 

Va sicuramente sottolineato che questo non è il caso in tutti i paesi, ma la tendenza è questa in diversi stati europei.»

Cosa pensate sia stato il dottorato per voi?

«Il dottorato è stato un momento formativo molto intenso che ci ha permesso di comprendere la complessità del mondo accademico, i lati positivi e i lati negativi. È un’esperienza che fornisce un buon apprendimento e tante risorse da poter sfruttare.»

Chi può contattarvi e come?

«Chi fosse interessato alle attività del gruppo PhWE, può contattarci alla nostra mail phdwellbeing@gmail.com. Abbiamo anche creato una cartella che raccoglie i materiali inerenti alle nostre attività.»

Alessia Capasso

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La Redazione

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