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“Notti d’estate” tra mappamondi e atlanti, il primo singolo di Sacramento

L’estate è quella stagione in cui ogni difficoltà sembra affievolirsi, ci sentiamo più leggeri e capaci di affrontare tutto. La vita è rifiorita, la natura è rigogliosa, cosa c’è da preoccuparsi?

L’estate è solo un momento di passaggio, di sospensione, di decompressione.

Ma gli amori estivi tengono impegnata la nostra mente per un anno intero e rischiano di non farci vivere la bellezza delle altre stagioni.

Io e Gennaro siamo cugini, avevamo dieci e undici anni quando in religioso silenzio guardavamo il primo film di High School Musical fantasticando di diventare qualunque stella di Hollywood.
Lui aveva Sky, io no perciò, ogni anno, era una corsa al suo divano. Non conoscevamo bene le parole ma cantavamo tutte le canzoni a memoria, in un inglese pessimo e comprensibile solo alla lingua dei bambini. 

Avevamo una cameretta e una tv, il resto sapeva aspettare.

Lui rubava il mio monopattino e nostra nonna ci sbucciava una mela ciascuno per farci far pace. 
Io volevo guardare Rossana, lui I Cavalieri dello Zodiaco e nostra nonna metteva La Vita In Diretta con l’immancabile Michele Cucuzza, per non farci litigare. 

Tutti i nostri segreti sono rimasti nelle cassette e nei cd senza mai farsi mp3, tenendo a freno quella nostalgia mai sopita, quella voglia di riprenderci quegli anni pieni zeppi di cose che non siamo riusciti a vivere come volevamo. 

Oggi siamo grandi. Io scrivo, lui canta e nostra nonna non c’è più a mettere ordine.
Sacramento è il suo nuovo progetto, e oggi provo a riavvolgere il nastro di quegli anni come se non lo avessi mai conosciuto abbastanza. 

Ciao Gennaro! Partiamo dal tuo nome d’arte. 
Nella religione cattolica un sacramento è il segno sensibile ed efficace che proclama in maniera tangibile la grazia di Dio. Ma è contemporaneamente anche la città statunitense capoluogo dell’omonima contea e capitale dello Stato della California.

Cosa nasconde la scelta di un nome che, inevitabilmente, gioca tra sacro e profano? 

«Sacramento nasce dall’esigenza di mostrare tutto ciò che sono sempre stato a 360°, una sorta di patto di “fede” con me stesso, con il quale mi sono promesso di rivelare tutte quelle che sono le mie sfaccettature, anche le più sensibili appunto, almeno nell’ambito musicale, nel bene e nel male.»

Notti d’estate è il tuo singolo d’esordio, un lancio dal trampolino più alto e anche più pericoloso che ti tuffa nel vastissimo mondo della musica. Consapevole della scena musicale attuale – quella partenopea – cosa ti ha spinto a nuotare verso il tuo sogno e quali erano invece le paure che non ti hanno permesso di farlo prima d’oggi? Cosa fai nel marasma quotidiano quando il caos sopraggiunge alla voglia di fare?

«Credo che la musica sia una delle forme d’espressione più grandi che ci sia.
D’altra parte è anche vero che, per quei ragazzi che vogliono fare musica nella vita, si tratti di una strada imprevedibile e piena di incognite.

Penso che tra i vari talent, “personaggi” musicali (che di musicale hanno poco e nulla), anche e soprattutto a livello di comunicazione, viene tolto spazio e dato poco risalto a degli artisti che meriterebbero tanto di più.

Ciò nonostante la musica, almeno per me, è una necessità che prescinde da tutto il resto. C’è stata, e non ti nego che c’è ancora, la paura di “esporsi” a coloro che ti conoscono e che ascoltando una tuo brano vengono a conoscenza di tantissimi punti personali.

Fragilità, paure, ansie.
Ciò nonostante, eccoci qua.»

C’è nel tuo singolo una malinconia velata, come la voglia di un ritorno a vecchie occasioni. 
Le tue sono parole d’amore ma tristi, nel senso ampio del termine. Parlami delle tue notti d’estate e di come “queste strade” sono servite per la tua maturazione artistica. 


Inoltre il posto in cui viviamo (Pomigliano d’Arco – NA), è un piccolo paese che negli anni si sta espandendo, ma purtroppo e soprattutto in ambito commerciale, dimenticando ogni volta la possibilità di nuove realtà culturali. In questo senso, cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto la tua città?

«Le mie “notti d’estate” penso possano essere le notti d’estate di moltissime altre persone. A chi non è mai capitato di innamorarsi in quel periodo, dove magari ti senti anche invincibile, senza dover pensare a niente e a nessuno?
Molte di queste storie finiscono, alcune continuano, ma solo per un po’, altre alla fine riescono a durare nel corso del tempo.

Per quanto riguarda il mio paese, Pomigliano D’Arco, indubbiamente mi ha dato tanto. Se mi guardo indietro, quasi tutti i miei ricordi, sia quelli belli che quelli meno felici, hanno Pomigliano sullo sfondo.

Se da una parte è vero che nel corso degli ultimi tempi ha prestato più attenzione all’ambito commerciale che a quello culturale, d’altra parte è anche vero che ha attirato l’attenzione di persone non solo dei paesi vesuviani, ma anche di persone del centro di Napoli e non, facendo sì che mentalità diverse potessero mescolarsi.
Ora però urge che ci sia una crescita anche culturale!»

Assodato che l’ibridazione musicale oggi è un processo inevitabile, grazie all’attuale molteplicità di proposte nel panorama della scena contemporanea, trovo che nonostante il tuo sia un singolo d’esordio, c’è del bel potenziale su cui poter lavorare. La tua voce e i beat sicuramente in linea con le tendenze, ma allo stesso tempo capaci di mutare. 

Che tipo di contaminazioni credi abbia il tuo progetto? C’è una scelta nell’evitare il dialetto napoletano o potremmo avere sorprese in futuro?

«Sono d’accordo con te, al giorno d’oggi ci sono così tante forme e generi musicali che penso sia anche “stupido” doversi soffermare semplicemente su uno soltanto. Un conto è avere una propria identità e un altro è fermarsi ad un solo stile musicale.

Prima di saper scrivere e cantare è molto importante saper ascoltare, sapersi far attraversare dalla musica in linea generale, conoscere, assimilare.

Ti dirò di più, Notti d’estate in principio era molto ma molto più sad, poi anche grazie alla collaborazione con Mario Nasti, abbiamo attraversato una strada che ci ha portato a quella che è oggi. È stata una figura fondamentale per questo inizio artistico.

In virtù di ciò, mai dire mai nella vita per quanto riguarda il dialetto, penso possa essere interessante mescolare l’italiano con il napoletano, e in questo senso potrebbero esserci novità a breve, magari con qualche altro artista… e qui mi fermo.»

Puoi “girare il mappamondo con le dita”. Dov’è Sacramento tra cinque anni?

«Tra 5 anni vedo Sacramento raccontare le proprie storie magari sui palchi in giro per l’Italia. Sarebbe la cosa che mi renderebbe più felice.
E forse tra 5 anni torneremo qui e vi racconterò come sarà.»

Puoi ascoltare il singolo Notti d’estate su tutte le piattaforme digitali:

Serena Palmese
Copertina ufficiale del singolo

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Serena Palmese

Mi piacciono le persone, ma proprio tutte. Anche quelle cattive, anche quelle che non condividono le patatine. Cammino, cammino tanto, e osservo, osservo molto di più. Il mio nome è Serena, ho 24 anni e ho studiato all’Accademia di belle Arti di Napoli. Beati voi che sapete sempre chi siete. Beati voi che sapete sempre chi siete.
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