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Vorrei un chilo d’oro da mangiare, per favore!

Quando si parla di oro, il pensiero va subito ai lingotti o ai gioielli.

Ma parliamo di oro… da mangiare e se pensi che sia solo una moda in realtà l’oro commestibile viene commercializzato fin dai tempi degli Egizi, dove per i faraoni preparavano pani con polvere d’oro nell’impasto. 

Nel corso del Medioevo e del Rinascimento, nei banchetti delle corti reali europee la polvere e la foglia d’oro si utilizzavano per guarnire le portate e mangiare oro, in quel periodo, significava anche prevenire le malattie cardiache. Inoltre, anche il detto “indorare la pillola” pare derivi proprio dall’abitudine dei medici di aggiungere piccole quantità d’oro alle medicine per coprirne il sapore.

Non si può mangiare certamente un anello, ma una quantità molto piccola di polvere o foglie d’oro sì, purché sia oro fino (cioè oro puro, 24 carati) o in lega con argento 999.

Qualsiasi altra lega può essere tossica.

L’oro non ha un gusto definito, è completamente neutrale.
Una torta Sacher coperta di foglie d’oro, avrà il sapore di Sacher e nient’altro. Ma quella sensazione dell’oro che si scioglie in bocca è più di tutto e aldilà del gusto, un’esperienza interessante.

Negli ultimi vent’anni è l’alta pasticceria che si è avvalsa sempre di questo elegante ingrediente, in cerca di proposte estetiche originali e di forte impatto.

Fonte copertina Giusto Manetti
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La Redazione

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