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Una mascherina è per sempre ma nessuno l’aveva chiesta

Da qualche anno la mascherina è diventata un oggetto irrinunciabile, onnipresente in ogni occasione.

È stato, e lo è tuttora, il nostro scudo e per tale motivo buona parte delle persone hanno difficoltà a separarsene. Ovviamente non tutti la pensano così, basti pensare agli impavidi che in una metropolitana super affollata riescono a farne a meno, lasciando libero naso e bocca. 

Per altri invece è diventata la propria comfort zone: un riparo contro la paura del contagio.

Inizialmente demonizzata per essere scomoda, la mascherina è oggi utilizzata con la stessa normalità con cui si indossano maglie e pantaloni. 

Guardavamo di sbieco quell’oggetto insolito, avendo la sensazione che non appartenesse al nostro pianeta. Era complicato accettare l’idea di dover mettere quell’affare sul volto. Così come era complicato accettare l’idea di stare lontani da tutto e tutti, reclusi ad una vita quasi monastica. 

Dopo ben due anni, la mascherina è una tra le tante costanti della pandemia. 

È diventata parte della nostra vita. Abbiamo imparato a conoscerla e ad accettarla. Abbiamo scoperto che ne esistono di diversi tipi, che quella fatta in casa con la carta forno non serve a nulla e tantomeno quella in stoffa, coloratissima, che ci ha cucito la nonna.

Se esci senza, hai la sensazione di aver dimenticato una parte di te a casa, o di camminare in mutande per strada. Da oggetto alieno è diventata il must have che in borsa non deve mai mancare. Tra noi e la cara mascherina è nato un legame di ferro, di sangue direi, che sembra non allentarsi nonostante il dimezzamento delle restrizioni sancite dal governo. 

In molti temono un “ritorno alla normalità”. Come se la normalità fosse quella che stiamo vivendo da circa due anni. La pandemia ha portato via con sé il ricordo della vita prima del suo arrivo. 

Ha condito di timori la nostra quotidianità. Ci ha separati da persone che non rivedremo più. Ci ha preso a calci sperando nella nostra resa.

La strada per la “liberazione” sembra essere ancora lunga. Per ora la mascherina resta nel mio zaino e sul viso quando necessario. 

Voi la vedete la luce in fondo al tunnel? Sembra un vicolo cieco. 

Ma chissà, è forse colpa della mascherina che mi appanna gli occhiali.

Enza Galiano

Vedi anche: La tragica storia della Sirenetta, autobiografia del suo autore

Enza Galiano

Sono Enza Galiano, disegno cose e faccio guai. La mia formazione è stata arricchita dall’Accademia di Belle Arti di Napoli dove ho coltivato la mia passione per l’arte visiva e ho scoperto l’illustrazione. Mi piace raccontare storie ed esprimere idee attraverso forme e colori. Le illustrazioni sono la mia voce silenziosa.
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