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San Giuseppe, custode dei valori di forza e gentilezza

Il 19 marzo è il giorno dedicato alla festa di San Giuseppe, padre adottivo di Gesù, poiché secondo la tradizione egli morì in questo giorno.

Il culto di San Giuseppe è antichissimo, vi sono testimonianze già nei primi secoli del Medioevo, in particolare nelle chiese orientali e nell’anno Mille si diffuse progressivamente anche in Occidente.

Fu il papa Sisto IV nel 1479 ad inserire questa festa nel calendario romano, dando ancor maggiore diffusione al culto e contribuendo all’aumento delle raffigurazioni artistiche del Santo.

Nella storia dell’arte San Giuseppe è quasi sempre ritratto come un uomo maturo, con barba e capelli grigi, per indicare la differenza di età con la vergine Maria e quindi l’impossibilità da parte di Giuseppe di consumare il matrimonio, rimarcando così la tradizione della verginità di Maria e l’origine divina di Gesù. 

Nei dipinti è spesso rappresentato con una verga fiorita, gli strumenti da falegname essendo il mestiere che praticava ed il giglio simbolo di purezza, che sono divenuti nel tempo elementi caratterizzanti della sua figura. 

Numerosissime sono state le rappresentazioni artistiche di questo Santo nel corso dei secoli. 

Tra queste possiamo ricordare il dipinto elegante e delicato, prodotto con la tecnica pittorica olio su tela, di Guido Reni, del 1635, conservato al Museo Ermitage di San Pietroburgo in Russia. Chiaro il riferimento che l’artista fa con le opere della statuaria classica. San Giuseppe è rappresentato stante con in braccio il bambino Gesù, che tende una manina verso il suo volto.

Lo sguardo che il Santo rivolge al bambino è tenero, amorevole rendendo la scena intima e serena, trasmettendo una gioia rassicurante allo spettatore. La luce è concentrata sulle due figure, il mantello color arancio dorato di Giuseppe e il corpo del bambino danno luminosità alla scena, sullo sfondo un sublime paesaggio.

Lo sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio è una delle opere più celebri dell’artista. Dipinto ad olio su tela realizzato nel 1504 e conservato alla Pinacoteca di Brera a Milano ritrae il giorno delle nozze tra Maria e Giuseppe. 

I due sposi sono al centro della scena intenti a scambiarsi gli anelli con il sacerdote che benedice l’unione, ai lati dei protagonisti due gruppi di persone assistono al matrimonio, delle donne dal lato di Maria e degli uomini dietro Giuseppe. Secondo la tradizione presente nei vangeli apocrifi ad ognuno dei pretendenti di Maria era stata data una verga, ma fu solo quella di Giuseppe a fiorire indicando lui come uomo adatto ed infatti uno degli uomini presenti nel gruppo dietro Giuseppe spezza la sua verga che non era fiorita. 

I colori sono vivi, sgargianti e sullo sfondo in un gioco perfetto di simmetrie e prospettive troneggia il tempio e la piazza in cui la scena si svolge. 

San Giuseppe falegname di George de La Tour è un dipinto ad olio su tela, datato 1642, esposto al Museo del Louvre a Parigi. In questo quadro viene raffigurato San Giuseppe intento a lavorare nella sua bottega in compagnia del bambino Gesù che osserva l’uomo attentamente. L’unica fonte di luce che illumina la scena è rappresentata da una candela che Gesù regge nella mano, ed è proprio la luce la caratteristica di quest’opera. L’artista si rivela essere un esperto creatore di chiaroscuri ed ombre, che vanno ad aggiungere pathos al momento e focalizzano l’attenzione dello spettatore sui volti dei protagonisti. 

Dipinto sublime è anche quello di Michelangelo Merisi da Caravaggio intitolato Riposo durante la fuga in Egitto. Compiuto nel 1597 è attualmente conservato alla Galleria Doria Pamphilj a Roma.

Immersi in una vegetazione rigogliosa la sacra famiglia è colta nel momento del riposo, Maria e il bambino dormono sereni ed intorno a loro l’artista inserisce alcune piante simboliche che alludono alla verginità come l’alloro, al martirio come il cardo e la rose con le spine e alla Resurrezione con  il Tasso. Giuseppe invece è sveglio e stanco regge uno spartito da cui un angelo legge le note e suona un violino, egli sospeso ascolta quella musica. 

Infine non possiamo non citare il Tondo  Doni creato da Michelangelo Buonarroti. Dipinto con la tecnica pittorica della tempera grassa su tavola, è datato circa al 1504 ed è conservato alla Galleria degli Uffizi a Firenze. Al centro dell’opera vi è la sacra famiglia, Maria rappresentata con braccia scoperte seduta per terra tra le gambe di Giuseppe si gira all’indietro per prendere il bambino che Giuseppe le porge.

La caratteristica dell’opera è la particolare disposizione dei personaggi, una scelta di rottura dell’artista rispetto alla classica iconografia, che ha da subito suscitato molto scalpore, una rappresentazione di insolita quotidianità ed intimità. Il quadro è inserito in una ricca cornice dorata creata molto probabilmente dallo stesso Michelangelo.

Rappresentato come un uomo buono ed umile, San Giuseppe diviene custode dei valori della gentilezza, della forza e dell’amore, accettando la volontà divina  prendendosi cura delle persone a lui affidate e proteggendole con costanza e  devozione. 

Beatrice Gargiulo

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Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.
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