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Le tracce archeologiche della guerra di Troia

“Cantami, o Diva, del pelide Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò, così di Giove
l’alto consiglio s’adempia, da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atride e il divo Achille”.

Chi non conosce questi celeberrimi versi del proemio dell’Iliade, il poema omerico in cui si narrano le vicende della guerra tra greci e troiani.

Che una guerra realmente sia avvenuta sono concordi la maggior parte degli storici e lo dimostrano gli scavi archeologici.

Nel 1871 un ricco mercante tedesco di nome Heinrich Schliemann, appassionato lettore di Omero, decise di realizzare il suo più grande sogno, cercare i luoghi dove si svolse la guerra più famosa della storia dell’umanità.

Studiando attentamente la topografia presente nell’Iliade e sulla base di uno scavo precedentemente condotto dall’archeologo Calvert, che aveva individuato come probabile sito dell’antica Ilio la collina di Hissarlik in Turchia, Schliemann partí alla volta di quel luogo.

Il sito in cui sorse la Troia omerica è risultato essere abitato sin dal III millennio a.C, e nel corso dei secoli sembra essere entrato nell’orbita dell’impero Ittita, forse divenne una sorta di suo protettorato con cui aveva stretti rapporti commerciali. 

Negli scavi più recenti infatti condotti a Troia è stato rinvenuto un sigillo in geroglifico ittita con il nome di un funzionario.  Secondo le testimonianze delle iscrizioni ittite molti studiosi tendono ad identificare la città sorgente sul tell di Hissarlik con Wilusa la potente città nominata più volte nei testi dell’impero Ittita. 

Ilio altro nome con cui viene indicata la città di Troia, infatti parrebbe essere un corrispettivo linguistico del termine ittita Wilusa. Inoltre gli Ittiti nei loro testi  parlano di un re di Wilusa di nome Alaksandu, regnante  proprio nel XIII secolo, forse nome dinastico dei re di Wilusa, considerato dai più identificabile in Paride il quale era conosciuto secondo il mito anche con il nome di Alessandro. 

Nel corso dei suoi scavi e dei successivi Heinrich Schliemann e Carl Blegen scoprirono 9 strati sovrapposti nel corso del tempo ed inizialmente si identificò con il II strato, partendo dal fondo, la Troia cantata da Omero, si capì però che il II strato corrispondeva ad un periodo troppo antico rispetto all’arco temporale in cui sono avvenute le vicende narrate nell’ Iliade.

Fu il Blegen che identificò nello strato VII-a la Troia Omerica, sorta intorno al 1300 a.C e caduta in modo violento, con chiare tracce d’incendio, circa nel 1190 a.C. In questo periodo la città era al massimo della sua potenza, presentando tracce di fortificazioni, ed espansione, occupando una superficie di circa 30 ettari, ed arrivando ad essere per la sua posizione strategica sullo stretto dei Dardanelli, una preda ambita per i regni greci che lottavano per il controllo del mare Egeo. 

Sempre nei testi ittiti infatti si dà notizia di una potenziale minaccia di aggressione a Ilio intorno al XIII secolo da parte di popoli abitanti la terra di Ahhiyawa, regione che è stata identificata con la Grecia e con il popolo Miceneo.

Nelle vicende narrate nell’Iliade c’è quindi un fondo consistente di verità, avvenimenti che molto probabilmente destarono una forte impressione sui contemporanei tanto da rimanere impressi e nel corso del tempo tramandati di generazione in generazione in forma poetica, per giungere fino a noi restituendoci testimonianza delle più antiche civiltà. 

Il sito di Troia è stato dichiarato patrimonio UNESCO nel 1998. 

Beatrice Gargiulo

Vedi anche: Gli scavi di Ercolano come non sono mai stati criticati prima!

Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.
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