Sport & BenesserePrimo Piano

Giappone e sport, le 5 discipline maggiormente seguite

Giappone: terra principale delle arti marziali, dalle finalità benefiche per mente e corpo.

Un concetto di sport completamente diverso dall’idea che noi occidentali abbiamo.

Nonostante l’idea completamente differente di sport, anche i giapponesi si cimentano a fare il tifo per i propri atleti durante i maggiori eventi sportivi.

Ma quali sono le discipline maggiormente seguite nella terra del Sol Levante? Andiamo a scoprirle insieme!

  • Sumo

Non so voi ma io, quando penso al Giappone, il primo sport che mi salta alla mente è proprio il sumo. Infatti, oltre ad essere lo sport nazionale del paese, è anche il più famoso. 

Il sumo è una disciplina caratterizzata da singoli attacchi di spinta e difesa, dall’elevata tecnica, le cui azioni si risolvono in pochi secondi.

Ma sono i rituali che si svolgono a rendere particolare questo sport: sono in tutto quattro, ognuno dei quali ha delle finalità propiziatorie. 

Il primo rituale è lo shiko, un particolare movimento nel quale i rikishi – ossia i lottatori di sumo – si posizionano a gambe larghe con le ginocchia piegate e, alternandole, sollevano le gambe in aria cadendo poi con leggerezza. 

Questo movimento particolare ha finalità ginniche di stretching e viene utilizzato come rituale per allontanare i demoni ed intimorire l’avversario.

I combattimenti però non possono avere inizio se prima non vi è l’ingresso ufficiale dello yokozuna, impegnato nell’esecuzione di movimenti tradizionali affinché compia il rituale propiziatorio. 

Prima di ogni incontro, inoltre, i rikishi raccolgono da un contenitore apposito una manciata di sale che lanciano sul dohyō – la zona di combattimento. Tale gesto è propiziatorio e ben augurante, la cui finalità è di proteggere i rikishi da sfortunati scontri.

Infine i rikishi appartenenti alla categoria dei Makuuchi, all’inizio della giornata di combattimento, salgono sul dohyō e si presentano al pubblico. La presentazione prevede un cerimoniale composto da movimenti tradizionali con le braccia e di scaramantici movimenti con il kensho mawashi, un particolare grembiule colorato con i simboli che rappresentano i rikishi.

  • Kendo

Considerato l’equivalente della scherma occidentale, il Kendo è molto legato alla cultura popolare e vanta più di un milione di praticanti. 

Il kendo è un’arte marziale e sport da combattimento che deriva dall’evoluzione delle tecniche di combattimento con la katana, anticamente utilizzata dai samurai nel kenjutsu – altro tipo di arte marziale giapponese.

È uno sport che combina pratiche e valori delle arti marziali ad un esercizio fisico faticoso e intenso, in cui si utilizza una sciabola a due mani dove, grazie all’uso della spada in bambù – chiamata shinai – e all’armatura protettiva – il bōgu – gli assalti vengono effettuati in modo reale.

Una particolarità del Kendo, che personalmente trovo molto affascinante, è l’influsso religioso che risiede in questo sport: non viene visto come uno sport da combattimento, ma come un percorso di crescita personale. 

A tal proposito si dice che il kenshi/kendoka (colui che pratica il kendo) deve essere grato al compagno che lo colpisce, in quanto sta mostrando i propri punti deboli, e deve colpire con spirito di generosità.

  • Judo

Sport conosciuto su scala mondiale, il Judo è un’arte marziale, sport da combattimento e metodo di difesa personale, nato in Giappone con la fondazione del Kōdōkan – sede centrale della comunità mondiale del Judo – nel 1882.

Lo scopo principale è quello di proiettare l’avversario sulla schiena, immobilizzarlo a terra o forzarlo ad arrendersi per un soffocamento, strangolamento o una leva articolare. Se si realizza uno di questi requisiti, si guadagna automaticamente un punto, chiamato ippon.

I judoka, prima di iniziare il combattimento, fanno il loro ingresso sul tatami – l’area di combattimento – dove effettuano il saluto: salutano prima il tappeto dall’esterno, poi vanno a posizionarsi appena fuori dall’area di gara vera e propria. 

A quel punto devono aspettare il segnale dell’arbitro, che farà segno avvicinando le sue braccia tese di fronte a lui. Una volta che sono a distanza di combattimento, o a circa tre metri, si salutano reciprocamente e aspettano il segnale di partenza.

  • Aikidō

L’aikidō è un’arte marziale che viene praticata sia a mani nude sia con le armi bianche tradizionali del Budō giapponese, tra cui vi sono principalmente: la spada (ken), il bastone () e il pugnale (tantō). 

Caratteristica di questa disciplina, è la finalità per la quale viene praticata: infatti, l’obiettivo principale non è il combattimento né la difesa personale, ma mira alla “corretta vittoria” che consiste nella conquista della “padronanza di se stessi”. Ciò è possibile soltanto da una profonda conoscenza della propria natura interiore.

Il creatore dell’aikidō voleva affermare che per poter cambiare il mondo occorre prima cambiare noi stessi. 

Ciò significa che se si vuole ottenere la capacità che il fondatore chiama katsuhayabi – ossia di padroneggiare l’attacco proveniente da un potenziale avversario nel momento e nella circostanza della sua insorgenza – occorre aver prima acquisito la capacità di padroneggiare completamente noi stessi.

  • Baseball

Se pensate che il Giappone è solo composto da arti marziali, vi sbagliate: ecco che il caro baseball viene a smentire questo luogo comune. 

Il baseball viene considerato quasi come una religione, e contrariamente alle partite tranquille giocate negli Stati Uniti, le partite di baseball giapponese sono uno spettacolo di danza e canto.

Ogni giocatore è dotato di una canzone propria, che viene cantata da tutto lo stadio, e ci sono spettacoli di fuochi d’artificio e palloncini jet.

La città di Tokyo possiede ben due squadre, le cui partite si possono guardare presso lo stadio del Tokyo Dome o allo stadio di Jingu, all’aperto; entrambi posizionati in una zona centrale. 

Oppure, in alternativa, vi è lo stadio di Koshien, al confine tra la Prefettura di Hyogo e Osaka, dove il tifo per la propria squadra si fa bollente ad ogni partita.

Irene Ippolito 

Vedi anche: Mascotte sportive, i portafortuna dello sport

Iris Ippolito

Sono Irene “Iris” Ippolito, classe 2002 nata e cresciuta a Napoli. Tra un libro ed un altro, ho scoperto di voler lavorare nel mondo dello spettacolo e della scrittura. La mia passione per lo spettacolo è nata grazie anche al laboratorio teatrale ScugnizzArt, che mi ha accompagnato alla scoperta di me stessa per ben 3 anni. Lo sport è quel mondo che mi ha dato la spinta di mettermi in gioco nella scrittura, diventando il mio migliore amico.
Back to top button