Arte & CulturaPrimo Piano

San Sebastiano: il santo più rappresentato della Storia

Oggi, 20 gennaio, si festeggia un santo molto famoso: parliamo di San Sebastiano, il Martire Cristiano per eccellenza.

San Sebastiano, infatti, insieme a San Girolamo, è il Santo più rappresentato di sempre nella storia dell’arte. 

Proprio per questo motivo, scrivere un articolo sulle raffigurazioni di San Sebastiano durante il corso della storia dell’arte, soprattutto guardando alla pittura, potrebbe essere molto più simile alla stesura di una tesi di laurea o di dottorato piuttosto che un modo simpatico di informare i lettori. Quando il materiale a disposizione è così ampio, è necessario fare una cosa importante: attuare una scelta. Rispondendo, contemporaneamente, ad una domanda: quali sono le immagini più belle, esplicative ed emozionanti di questa figura storica? Chi ha saputo rappresentare meglio il suo martirio? 

Partiamo, senza dubbio alcuno, da quella che è l’opera più famosa e suggestiva con cui San Sebastiano Martire si presenta al suo pubblico di fruitori dell’arte. San Sebastiano protegge dalla peste, flagello che in passato ricorreva molto di sovente. Il nome stesso di San Sebastiano deriva dal greco sebastos, che significa “venerabile”. Il Rinascimento rende giustizia al corpo martoriato di Sebastiano, tradizionalmente rappresentato dal corpo di giovane nudo, trapassato dalle frecce dei toruratori. Tantissimi grandi artisti e Maestri si sono cimentati nella rappresentazione di San Sebastiano, da Andrea Mantegna a Guido Reni, ma il più famoso resta il quadro di Antonello da Messina

Il quadro rinascimentale di Antonello da Messina è l’emblema della maturità artistica del grande maestro, che prende gli insegnamenti di Piero della Francesca e l’equilibrio di Andrea Mantegna per creare un meraviglioso dipinto, espressivo e simbolico. La sofferenza del torturato è evidente, ma anche maestosa, così come lo è la sua figura divina appoggiata al tronco. San Sebastiano è una statua, un monumento alla fede. 

San Sebastiano e le sue “frecce di Sodoma” hanno cambiato connotazione nel tempo, trasformandosi nella modernità in una vera icona dell’immaginario omosessuale. Questa associazione è spesso individuata nelle raffigurazioni di Salvador Dalì, dovute alla sua stretta amicizia con il poeta omosessuale spagnolo Federico Garcia Lorca. Dalì lo chiamava “Sebastiano redivivo”. 

Infine, come immagine più recente per rappresentare l’iconografia legata a San Sebastiano e alla sua importanza nell’immaginario contemporaneo, dopo le tante espressioni e declinazioni utilizzate anche in altre arti visive come la danza ed il teatro, è forse proprio la fotografia una scelta veicolante, funzionale. La rappresentazione più moderna e rivoluzionaria di San Sebastiano è senza alcun dubbio quella risalente al 1987, ad opera dei fotografi omosessuali francesi Pierre et Gilles. Le loro fotografie omoerotiche riprendono l’iconografia classica legata al santo, ma letta con sensualità, sfacciataggine e una altissima carica sovversiva. 

San Sebastiano, dunque, ha creato non pochi spunti ai vari artisti lungo i secoli, diventando da protettore contro la peste a icona gay. L’arte cambia con la società, in un dialogo costante che dice e definisce il circostante con una costante vitalità. Buon San Sebastiano a tutti!

Sveva Di Palma

Vedi anche: Occhio non vede, Santa Lucia interviene

Sveva Di Palma

Sveva. Un nome strano per una ragazza strana. 32 anni, ossessionata dalla scrittura, dal cibo e dal vino, credo fermamente che vincerò un Pulitzer. Scrivo troppo perché la scrittura mi salva dal mio eterno, improbabile sognare. È la cura. La mia, almeno.
Back to top button