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Per giocare ci vuole un libro… un libro-gioco!

Nel 1967 Loredana Farina navigava tra le good vibes dei libri per ragazzi

Il mestiere da redattrice presso la AMZ, oggi marchio De Agostini per la prima infanzia, era un lavoro svolto con forbici, cow gum e tipometro: tagliare e incollare erano vere e proprie manualità da laboratorio artigiano, quasi di sartoria.

Così nel 1977 Loredana Farina decide di fondare La Coccinella Editrice, insieme a tre soci, portando avanti l’idea di pagina forata e libro cartonato.

Per realizzare questi cartonati, oltre a una nuova concezione di libro, c’è anche una ricerca cartotecnica: l’editore infatti si rivolge ad uno scatolaio e più tardi ad un produttore di copertine di dischi (che fighi gli artisti!). Anche il libro ha un’altra forma, servono nuove macchine per realizzarlo, confezionarlo e rilegarlo perché diventi un oggetto fuori da sé: un libro-gioco.

L’evoluzione del libro per bambini stimola il mercato con le aperture di nuovo librerie e settori specializzati, infatti i libri di Loredana Farina proponevano alcune regole: il cartone, adatto alle mani inesperte; la rilegatura a spirale che permette al libro di stare aperto da solo; il bianco come colore ideale per far risaltare subito gli oggetti; la varietà di proposte tecniche come fustellature, buchi, come se il libro fosse una scultura viva con cui dialogare e scambiarsi le impronte.

La ricerca sul libro-gioco ha portato negli anni a una produzione ampia e sempre diversa di libri con forme e fruizioni inusuali: libri pop-up, libri che si smontano e rimontano per giocare, libri di stoffa o di spugna, libri per nascondersi tra le pagine e giocare a teatro. Negli ultimi anni diventano così tanti e variegati che sono oggetto di desiderio non solo per bambini, ma anche per gli adulti amanti del libro, dell’arte e della carta.

In questo ambito nascono in Francia i libri cartonati di un artista innamorato di libri per bambini: Hervé Tullet. Vincitore di uno dei premi più importanti nell’ambito della letteratura per l’infanzia, il premio Andersen, le sue opere sono considerate innovative in quanto privilegiano il percorso alla narrazione, l’interazione con il lettore e il suo coinvolgimento a discapito della fruizione passiva. 

Tra le pagine dei suoi libri si succedono magie e incantesimi che il bambino non sa spiegare ma segue e rincorre per istinto. Se prendiamo per esempio Un libro, capiremo il perché.

La narrazione non si basa sul racconto di una storia ma sulle azioni che l’autore chiede al bambino di fare, pena l’impossibilità di andare avanti: se il bambino non fa come è scritto, se non sceglie come proseguire, come far proseguire la storia, il libro semplicemente non “funziona”.

Il divertimento sta proprio nell’abbandono totale al gioco, senza nessuna obiezione e nel pensare di poter riscriverne la storia, ancora, ancora e ancora. Ad ogni pagina girata ci sarà un’aspettativa e un’espressione sorpresa – o forse competitiva – che “azionerà” la curiosità del bambino a continuare per vedere come va a finire.

L’autore ci invita a sfregare i pallini colorati, a soffiarci sopra e a battere le mani. Ad ogni azione una reazione dei pallini, che si mescolano, si muovono, si accendono e si spengono. Ed è così che allora il bambino agita il libro, lo legge sotto sopra, preme con forza quei colori in attesa di un segnale che arriva nella maniera più semplice possibile, ma certamente geniale.

«Un libro. Fai come ti dice e vedrai…» c’è scritto sul retro, e chissà perché… io mi faccio trasportare.

Ma tra gli albi più amati dai bambini, soprattutto i più piccoli, ci sono sicuramente i libri tattili, ad oggi tra i prodotti editoriali più sperimentati. Per la semplicità delle storie narrate con contenuti esplicitamente didascalici e per la capacità di stimolare l’intera sfera sensoriale del bimbo, i libri tattili rappresentano lo strumento fondamentale per introdurre alla lettura e per spiegare i basilari meccanismi che regolano il funzionamento del mondo circostante.

Il libro tattile è per il bambino il primo glossario conoscitivo che spiega il mondo in maniera semplice e intuitiva e, anche se il bambino non sa ancora leggere sono un ottimo stimolo per la sua curiosità. Sempre più interattivi e sofisticati, sono disponibili in una vasta scelta di tematiche, formati e colori contenendo sempre degli inserti tattili, ovvero degli elementi realizzati in materiali diversi. 

L’obiettivo è di suscitare nel bambino la consapevolezza di star toccando un’altra tipologia di materiale (velluto, lana, pelo, seta, cartone, legno), comunicando dei messaggi attraverso un linguaggio, quello delle mani, che conosce già e poi l’aiuto di alette o linguette permette al bambino di scoprire degli elementi della pagina non immediatamente riconoscibili così da alimentare il suo divertimento.

Oltre ai libri tattili per neonati e bambini, ci sono anche altre due tipologie di libri per bambini: quelli realizzati in stoffa e i cosiddetti quiet books.

I quiet books sono oggetti che del libro mantengono esclusivamente la forma, ma sono dei giochi veri e propri; in ogni pagina è proposta un’attività che insegna ai bambini a risolvere i piccoli problemi quotidiani: allacciare e slacciare, fare la “lavatrice di stoffa”, abbottonare e altre attività pratiche, proprie della vita di tutti i giorni; un esempio è proprio Allaccia e Slaccia. I libri del fare di Clementoni.

Allaccia e Slaccia, seguendo il metodo Montessori, ma anche gli insegnamenti del grande Bruno Munari, ripropone attività come fare i lacci alle scarpe, tirare la zip a uno zaino, chiudere un bottone o spostare un oggetto per riporlo in un cassetto, divenendo una tra le opere più apprezzate nel vasto panorama, sia da un punto di vista stilistico, sia per la capacità di trasferire obiettivi reali su carta stampata.

I bambini che si relazionano con questa proposta di gioco vengono catturati dai colori e dai materiali, alla scoperta di sensazioni, stimoli, mondi da esplorare.

La cosa importante, poi, è che sia un adulto a leggerglielo, almeno all’inizio: se è vero che le buone abitudini si coltivano fin da piccoli, è anche vero che nessun insegnamento vale di più del buon esempio.

Si può dire di un libro che è intelligente? Assolutamente sì!

Serena Palmese

Vedi anche: “Parole sbagliate” se non leggi tra le righe

Serena Palmese

Mi piacciono le persone, ma proprio tutte. Anche quelle cattive, anche quelle che non condividono le patatine. Cammino, cammino tanto, e osservo, osservo molto di più. Il mio nome è Serena, ho 24 anni e ho studiato all’Accademia di belle Arti di Napoli. Beati voi che sapete sempre chi siete. Beati voi che sapete sempre chi siete.

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