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Eternals è il peggior film Marvel di sempre? No, non lo è e vi spiego il perché

A poche ore dal debutto ufficiale di Marvel’s Eternals nei cinema di tutto il mondo, una sola domanda risuona nelle menti dei fan: “il film fa cagare come dicono i critici americani”?

La risposta è no, ma non pretendo che vi fidiate ciecamente del mio mirabile giudizio. Vi spiegherò perché, anche se non tutti lo meritate. 

Marvel’s Eternals è finalmente sugli schermi dei cinema italiani, avendo debuttato il 3 novembre con un discreto successo di pubblico. Nonostante le voci di corridoio, i meme su un presunto flop in “stile DC” e le pessime recensioni di quell’amante bisbetico che è Rotten Tomatoes, le sale d’Italia erano gremite di appassionati e curiosi. Così piene di pubblico, infatti, da avermi costretta a guardare un film che aspettavo da due anni in seconda fila. Sì, esattamente, a due centimetri esatti dal maxischermo. 

Ma non fa nulla, il cinema è bello sempre, anche se rischia di condurti ad una cecità precoce. Non nel mio caso specifico, dato che sono già cieca, ma su qualcun altro potrebbe accelerare il processo.

Basta, bando alle ciance.

Troviamo una risposta alla domanda: Eternals, ultima fatica della vincente, multimiliardaria Marvel, è un brutto film

No, affatto, è un bellissimo viaggio. Più simile ad un film d’autore e meno ad un fumettone dai ritmi veloci e serrati, Eternals soffre e gode della mano artistica della sua regista Chloé Zhao. La giovane vincitrice dell’Oscar per Nomadland si è sobbarcata un compito apparentemente impossibile: unire un blockbuster d’azione pura e il suo naturale poetare, cercare la naturalezza e la grazia dell’immagine. Una ricerca imperniata attorno allo script più denso, lungo e complesso che sia mai stato scritto da uno sceneggiatore Marvel. 

Quello che poteva essere un guazzabuglio di personaggi (10 protagonisti, mai vista una impresa del genere) risulta invece un lungo libro fantasy da leggere, basato su una manciata di scene d’azione e più sull’interazione tra suoi personaggi. Un film che si propone di cercare il cuore delle cose, dedicando ad ognuno dei suoi protagonisti il tempo giusto per la digressione, la conoscenza e la meditazione, persino.

Ajack (Salma Hayek), Thena (Angelina Jolie), Druig (Barry Kheogan), Makkari (Lauren Ridloff), Phastos ( Brian Tyree Henry), Ikaris ( Richard Madden), Sprite (Lia McHugh), Gilgamesh (Don Lee) e Sersi (Gemma Chan) sono gli Eterni, creature potentissime mandate sulla terra dai divini Celesti per proteggere l’umanità dai mostruosi Devianti. Una realtà che, come per molte fedi religiose, diventa assoluta, dicotomica, indiscutibile e dunque illusoria. 

Gli umani credono negli Eterni come fossero Dei, mentre gli Eterni si rimettono alla volontà dei Celesti, in un cieco tentativo di trovare una fede insindacabile, superiore, una ragione di vita inossidabile. Ma raramente è nella cieca speranza in un bene astratto e lontano che si trova la vita, il cui senso è fuggevole anche per creature millenarie. Nella ricerca di un significato, di un credo, il film si pone domande antiche, ancestrali, scovando a fondo nelle idee di amore universale, sacrificio, morte, rinascita. 

Una ricerca che finisce con una risposta semplice e al contempo complicatissima: il significato della propria vita non è prestabilito, ma una costruzione individuale. Definiamo noi stessi attraverso le nostre azioni, definendo il nostro cammino con dei passi che decidiamo di fare, scrivendo la nostra storia umana e divina.

Eterni e Devianti sono fratelli, fatti della stessa materia e creati dallo stesso “Dio”, esperimenti mal riusciti e dotati, infine, di libero arbitrio. Chloé Zhao unisce la magia Marvel al proprio mondo e visione di artista, concependo un mix nuovo e variegato, lunghissimo ma mai noioso. Un film, insomma, che si legge tutto d’un fiato, ma anche in grado di lasciare il tempo di riprenderlo di tanto in tanto. 

Non ascoltate Rotten, andate a vedere Eternals! Buona visione!

Foto di copertina: Spettacolo Periodico Daily

Sveva Di Palma

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Sveva Di Palma

Sveva. Un nome strano per una ragazza strana. 32 anni, ossessionata dalla scrittura, dal cibo e dal vino, credo fermamente che vincerò un Pulitzer. Scrivo troppo perché la scrittura mi salva dal mio eterno, improbabile sognare. È la cura. La mia, almeno.

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