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The Synopsis, l’inno all’amore di una bolla atemporale

Non c’è modo di spiegarlo con una legge universale, non bastano note, fotogrammi, né colori o parole, l’amore non ha descrizioni.

Esiste un momento nella vita in cui capisci davvero che cosa sia l’amore, è un po’ come suonare il piano o dipingere, un “movimento” del corpo e dell’anima che si fa più aggraziato man mano che ci si esercita.

Se ne potrebbe parlare all’infinito, eppure non si farebbe altro che scalfirne il vero significato. Perché l’amore è tutto ciò che crediamo essere e anche tutto l’opposto.

In un posto senza tempo e spazio, accade la magia di The Synopsis, una bolla di eterna grazia e dolcezza, che immortala un Lui e una Lei nel loro sogno d’amore.
Lei amante della filosofia e appassionata d’arte, sognatrice e sbadata al contempo, Lui distaccato e misterioso, pare che nasconda la vera essenza della vita, si incontrano all’ombra di un parco, quasi per caso, come se il vento li avesse soffiati lì apposta. 

«L’amore è sempre così idilliaco, sembra una cosa che solo pochi possono avere»

scrivono così gli autori Angelo De Gregorio e Giovanni Salsano, videomaker e fotografi, che nel cortometraggio The Synopsis cercano di riassumere (dall’inglese appunto La sintesi) un concetto tanto esteso e mutevole come l’amore.

Attraverso un monologo i pensieri della protagonista prendono forma, cercando di sintetizzare tale sentimento ma «l’amore è un segreto – dice – non se ne parla altrimenti diventa banale».

Lei paragona se stessa all’idea che ha dell’arte, incentrando l’intero monologo sull’identità fenomenica e la caratteristica di mimesi di quest’ultima. Che cos’è l’arte? Cos’è la realtà? Cosa siamo noi?
Forse ci inventiamo, come la rappresentazione che abbiamo dell’arte, così come l’amore che ci costruiamo.

In The Synopsis niente è precisamente collocato, la narrazione non è specifica: spazio, tempo e la stessa identità dei personaggi sono volutamente indefiniti.

La scenografia, le location, scelte precisamente nel territorio partenopeo, ricordano un non-luogo, un luogo anonimo e privo d’identità, distaccato da qualsiasi contorno sociale, uno spazio dove coesistono passato e presente, in cui chiunque può immedesimarsi nei personaggi. Elementi contemporanei si mischiano ad altri più classici, per poter dare importanza al rapporto che i protagonisti instaurano fra loro, con l’intento di sottolineare ancora, quanto l’arte è onnipresente, unica e duplice nella sua natura. 

Un chiaro riferimento alla Nouvelle Vague permea la parte iniziale del cortometraggio con la presenza di riprese molto lunghe e la complessità dei dialoghi sull’amore. Per questo motivo anche la scelta del formato e dell’utilizzo del bianco e nero, è chiaro uno sfacciato citazionismo al cinema internazionale d’autore.
La seconda parte invece sembra essere molto più rapida, corre al ritmo degli anni 80 ed è quasi come essere al passo del cinema di Michel Gondry ma per sfilare in una pubblicità di Dolce&Gabbana. 

Tutto è perfettamente cadenzato dalle musiche di Michele Spina, ricreate secondo una sua personale visione del testo, che aiutano lo spettatore ad entrare in empatia con ciò che vede. L’accostamento fra i sentimenti provati di Lei ed il mood creato dalla colonna sonora enfatizza la percezione di ciò che si sta guardando. La visione funzionerebbe anche senza voce narrante, ma non senza le sue sinfonie. Inoltre ciò che rende tutto più coinvolgente e penetrante è la voce di Elizabeth Cox, l’interprete che presta la voce per l’intero cortometraggio, rigorosamente in inglese per l’obiettivo di arrivare a quante più persone possibili. 

L’intero flusso di pensieri in The Synopsis è suddiviso in capitoli. Tutta la storia è narrata attraverso i pensieri di Lei che ci porta allo sbocciare dei sentimenti, ai litigi, ai momenti passionalmente erotici, ai lunghi silenzi tra l’incavo del collo, fino a un drastico distacco fra i due. Lei, rimasta sola, conclude il suo monologo consapevole che questo loro inizio avrebbe avuto una fine perché ogni cosa si spegne, ed abbattendo la quarta parete, svela allo spettatore di essere a conoscenza che Lei, loro, questa storia è solo il frutto dell’immaginazione degli autori, così effimera come l’amore, così durevole come l’arte. 

«L’esistenza ha una consistenza, come acque scure di uno sporco liquido in cui si annega. Ma l’amore, come l’arte, come la scultura, come me, come te, è solo un’invenzione costruita, un’idea immaginata.»

Foto di Angelo De Gregorio e Giovanni Salsano

Serena Palmese

Vedi anche: “Dissolversi” per sentirsi meno soli: il sussurro di una generazione dissociata


Serena Palmese

Mi piacciono le persone, ma proprio tutte. Anche quelle cattive, anche quelle che non condividono le patatine. Cammino, cammino tanto, e osservo, osservo molto di più. Il mio nome è Serena, ho 24 anni e ho studiato all’Accademia di belle Arti di Napoli. Beati voi che sapete sempre chi siete. Beati voi che sapete sempre chi siete.

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