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Ti amo da morire. Lieto fine non pervenuto

Volevo iniziare dicendo che le fiabe di quando eravamo bambini finivano sempre con quel “e vissero felici e contenti” che ci lasciava con un misto di appagamento e curiosità.

Poi mi sono ricordata delle fiabe dei fratelli Grimm o di Andersen e quindi ho lasciato perdere.

Crescendo, la situazione non è cambiata: ai romanzi a lieto fine si affiancano quelli in cui la speranza non è l’ultima a morire, perché muoiono anche i protagonisti.

Attenzione: l’articolo potrebbe contenere spoiler! (Anche se parliamo di capisaldi della letteratura noti quasi a tutti ma uomo avvisato, mezzo salvato)

La badessa di Castro

Utilizzando l’espediente manzoniano del manoscritto ritrovato – cosa che farà anche con Il rosso e il nero – Stendhal racconta la struggente storia d’amore di due giovani ciociari.

Alla storia d’amore tragica dei due giovani si intrecciano le vicende di un’Italia – non ancora Italia – che deve fare i conti col brigantaggio e il nemico straniero.

Stendhal, che ho avuto modo di apprezzare anche in altri romanzi, a mio parere in questo piccolo pamphlet di centoventi pagine, tocca le sue punte più alte.

A undici anni, quando l’ho letto per la prima volta, non ho potuto apprezzarlo fino in fondo, data anche la giovane età e il fatto che la sua lettura ci fosse stata imposta come compito.

A venti, invece, ne ho fatto il mio libro del cuore. Sperando di non finire come Elena.

Romeo e Giulietta

Qui sfondiamo una porta aperta.

Ecco: Romeo e Giulietta è uno di quei testi triti e ritriti, riprodotto poi in arte poi al cinema poi al teatro e chi più ne ha più ne metta.

Eppure, questo grande dramma d’amore altro non sembra che il capriccio di due ragazzini che non sanno minimamente cosa sia l’amore e si fanno promesse eterne che poi non manterranno. Perché muoiono. 

Non me ne voglia Shakespeare, sono una sua grande fan ma, insomma, lui crede che lei sia morta e si uccide, lei vede lui morto e a sua volta si uccide. Davvero? Un po’ il precursore de Il Segreto

Fedra

Il titolo originale della tragedia Euripidea è in realtà L’Ippolito incoronato ma Fedra, la protagonista femminile dell’opera gli ha talmente rubato la scena che Seneca la intitolerà a lei.

La Fedra o L’Ippolito incoronato, come vi pare, non è in realtà una storia d’amore.

È più una storia di ossessione: Fedra è innamorata del suo figliastro ma lui è un sacerdote che non se la fila di striscio e lei per fargli un dispetto si ammazza e fa ricadere la colpa su di lui che a sua volta viene ferito a morte da un mostro marino.

I deus ex machina a volte sono veramente strani.

Ma comunque alla fine nessuno di loro si salva e questo grande folle amore finisce, non a caso, in tragedia.

Guest star: Teseo, marito di Fedra e padre di Ippolito.

Eneide libro IV

Il personaggio di Teseo in realtà ci serve per introdurre un altro personaggio di dubbia moralità che non ha mai suscitato in me molta simpatia: Enea.

Così come Teseo abbandona, o meglio, pianta in asso la povera Arianna dopo averla usata per uscire sano e salvo dal labirinto, così Enea seduce e abbandona la regina Didone, che per colpa sua finirà pure all’Inferno per aver “rotto il cenere di Sicheo” (Inferno V).

Mentre Enea salperà da Cartagine sereno dopo una notte brava e andrà a fondare la Caput Mundi, la povera – e, concedetemelo, – un po’ melodrammatica Didone non sopporterà il dolore e si suiciderà.

E possiamo trovarla nella “bufera infernal che mai non resta” insieme ad altri amanti come Paolo e Francesca o Tristano e Isotta.

Maria Rosaria Corsino

Vedi anche: Letteratura erotica: il piacere di leggere

Maria Rosaria Corsino

Maria Rosaria Corsino nasce a Napoli il 26 Dicembre 1995 sotto il segno del Capricorno. Laureata in Lettere Moderne, si accinge a diventare filologa. Forse. Redattrice per “La Testata”,capo della sezione di grafica. Amante della letteratura, della musica, dell’arte tutta e del caffè.

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