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Crescita demografica e cibo del futuro

La crescita demografica pone molte sfide, ma quella più urgente riguarda la produzione e la distribuzione di cibo.

CRESCITA DEMOGRAFICA – Secondo i calcoli dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) la crescita demografica mondiale passerà dai 7.7 miliardi attuali a 9 miliardi entro il 2050.

L’aumento crescente del numero della popolazione mondiale porta con sé tutta una serie di questioni ambientali, sociali, economiche e politiche legate tra loro a catena. Ad esempio, sempre secondo alcune stime, per sfamare nel 2050 l’intera popolazione mondiale la produzione di cibo dovrebbe aumentare del 70%.

CIBO E IMPATTO AMBIENTALE – Dunque sembra quasi scontato chiedersi quali siano le probabilità e le conseguenze di questo inevitabile aumento. I primi a chiederselo sono gli agricoltori. Su questo aspetto ci sono due visioni differenti: la prima guarda in avanti in termini di progresso immaginando un futuro con meno agricoltori e più macchine; la seconda visione guarda ancora più avanti, spingendo per la diffusione di imprese familiari e il ritorno all’agricoltura di sussistenza. Due punti di vista sulla società diametralmente opposti che si scontrano sul piano culturale. Infatti le Nazioni Unite prevedono il tasso di inurbamento (migrazione dalla campagna alle grandi città) pari al 60% nel 2030 e al 70% nel 2050. La visione è catastrofica: le campagne man mano si spopoleranno e tutti correranno ad ammassarsi in appartamentini dentro palazzoni.

Per cui occorrerà produrre molto più cibo inserito all’interno di una grande catena di produzione e di distribuzione che possa portarlo nelle grandi città a prezzi accessibili, perché a più nessuno balenerà in testa l’idea di farsi un piccolo orto. Be, ma già ci siamo.

Il problema chiaramente non si ferma ai vegetali ma si amplifica nell’economia della carne. Se l’umanità si moltiplica a moltiplicarsi è anche il desiderio e la domanda di carne. Il problema è che il 14,5% delle emissioni di CO2 (quelle che l’Unione Europea sta cercando di combattere con il Green Deal) dipendono dalla produzione di cibo di origine animale (carne, uova e formaggio). Le emissione di anidride carbonica sono dovute al trasporto di capi, di prodotti finiti e dei mangimi, a cui si aggiunge la produzione di metano che deriva dalla fermentazione intestinale dei ruminanti e dalla gestione degli escrementi. Uno studio della Texas A&M University ha stimato l’aumento della domanda della carne al 72% entro il 2050. Questo mette in crisi l’offerta, soprattuto per la mancanza di terreno destinato all’allevamento (crisi climatica).

ALTERNATIVE – C’è chi sostiene che un’alternativa valida alle proteine animali potrebbe essere quella derivante dagli insetti. L’idea che vi è alla base è che “gli insetti vivono ovunque e si riproducono velocemente, sono nutrienti, con contenuti elevati di proteine, grassi e minerali”. Nonostante l’ostilità all’idea in Occidente, dall’altra parte del mondo come nel Sudest asiatico e in Sudafrica mangiare insetti è all’ordine del giorno. Nel mondo si consumano quasi duemila specie di insetti: coleotteri, lepidotteri, api, vespe, formiche, cavalette, locuste, grilli etc. Inoltre l’impatto ambientale risulta essere basso, in quanto richiedono poca acqua, vengono nutriti con scarti organici e producono pochi gas serra.

Uno studio iniziato nel 2003, condotto dalla FAO, sta studiato le possibilità e le potenzialità di sostituire l’usuale alimentazione umana e animale con questa alternativa.

Un’altra è l’alternativa sintetica: cibo personalizzato e progettato in laboratorio sulla base del singolo individuo. Un esempio è l’Aleph Farm, start up del settore alimentare e tecnologico fondata nel 2017 con sede in Israele, che sta sperimentando le colture in vitro di cellule animali, partendo da sostanza vegetali.

Un’altra alternativa ancora è il cibo hi-tech e ad occuparsene è la Novameat, una star up spagnola che produce bistecche usando stampanti 3D attraverso filamenti sottili di un mix vegetale che compone un prodotto simile alla carne.

In un rapporto la FAO solleva una questione “se i sistemi agricoli e alimentari del mondo saranno in grado di soddisfare in modo sostenibile le esigenze di un’accresciuta popolazione.” Secondo l’organizzazione la risposta è sì, ma “per farlo, in modo sostenibile, e garantire che tutta l’umanità ne tragga beneficio saranno necessarie grandi trasformazioni”.

Conclude “ la sfida principale è quella di produrre di più con meno, preservando e valorizzando le condizioni di vita dei piccoli agricoltori, e garantendo l’accesso al cibo ai più vulnerabili. Per questo, è necessario un approccio a doppio binario che combini investimenti nella protezione sociale, per affrontare la denutrizione nell’immediato, e investimenti in attività produttive a favore dei poveri – in particolare in agricoltura e nelle economie rurali – per far aumentare in modo sostenibile le opportunità di generare reddito”.

Marika Micoli

Vedi anche: C’è vita oltre il capitalismo?

Marika Micoli

Marika Micoli, ho l’età che ho, articolista, terrona, emigrata tra i boschi del centro Italia. Studio Filosofia in magistrale perché la disoccupazione è la mia più grande aspirazione. Mi piace affogare nella cioccolata a suon di Jazz aspettando il socialismo del 1975: in espansione.

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