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Tutto per amore: il coraggio di essere madre


“Tutto per amore” di Renata Buonaiuto non è un semplice titolo, ma è una rivelazione e tale è stata anche la sua presentazione. Non avevo aspettative, volevo solo scoprire qualcosa di più, qualcosa di non detto, quelle curiosità che tutti hanno piacere di conoscere. Invece ho ricevuto in dono altro, un’assurda rarità che si celava dietro quelle pagine, la verità di una storia incredibile che tutti dovrebbero conoscere.


C’è una sensazione che ho provato alla fine. Avete presente quando leggete un libro di quelli davvero belli, quelli che ti segnano e che, una volta conclusi, dopo aver inspirato per l’ultima volta il profumo delle pagine, averlo sfogliato, richiuso dolcemente e poggiato sul petto come un figlio a cui si sta dicendo “Arrivederci”, vi fa sentire vuoti e, quasi, persi?
Ho avvertito tante cose, in particolare ho avuto l’impressione, trasformatasi poi in verità, che tutte le parole che ho creduto di conoscere fino a quel momento, stessero acquisendo altri significati a me oscuri. Parole antiche, ma nuove.


La prodezza di un’autrice che è stata capace di mescolare perfettamente delicatezza e incisività, partorendo un libro che non racchiude una semplice storia. Ma non è stata solo la sua bravura l’unica cosa che ha dato a queste parole una nuova forma, perché i vissuti, le situazioni e la vicenda in sé sono l’insieme di coraggio, forza, amore e debolezze di cui Renata è la penna e Daniela la voce, la “mamma coraggio” di cui tanto si parla.
Una presentazione diversa da quelle a cui si partecipa di solito, si è dimostrata tutt’altro, è stata un’iniziativa della Fondazione Campania Welfare, introdotta e coordinata dall’attore e scrittore Peppe e Lanzetta, con l’intervento dell’autrice Renata Buonaiuto ed anche la mamma-coraggio protagonista di questa meravigliosa storia, la signora Daniela.
“Mamma” e “coraggio”, due parole che si intrecciano all’interno del testo, come se l’una fosse il completamento dell’altra; fanno accapponare la pelle solo scritte così, ma associate a questa lettura, si librano e prendono vita propria, ti scuotono e ti proiettano in un immaginario, purtroppo, reale.
Esse così pregne di storia ed emozioni non sono le uniche, perché il modo gentile e penetrante con cui Renata ha scelto di porre su carta tutto questo, ha smosso il sentimento di un qualcosa di sconosciuto, che fa paura, ti intimorisce, ma che non puoi bloccare. Quando cominci, quelle frasi, ricche di tutto, ti si scaraventano addosso e fai fatica a liberartene. Direi che nasce una necessità, ma non è così, perché è una cosa che torna, ti rendi conto di averla già dentro di te, e allora non riesci a resistere a questo desiderio di sapere come andrà, di sapere perché. Inizi a sperare insieme a Daniela, piangi con lei, magari in silenzio, per paura che qualcuno possa sentire le tue fragilità.

È così che fa sentire questo libro, ed è questo ciò che hanno provato i partecipanti di questa “presentazione” e la stessa autrice che ammette di aver pianto tante volte mentre ne scriveva.


Dalle parole di ogni lettore si è ricostruito un modo comune di sentirsi, espresso in maniera diversa, ma che ha trovato, nella condivisione, la forma giusta per descrivere l’affanno di questo racconto.
Parole che hanno avuto il coraggio di uscire dall’animo e dal cuore di Daniela e allo stesso modo da Renata, la quale in questo incontro virtuale ha pronunciato anche la sua storia personali di mamma.


Ecco perché questo incontro è stato molto più di un parlare del libro. È stato l’unione di anime che si sono confrontate con un’esperienza, esaminando una vicenda che ti regala consapevolezza e coraggio, non di una, ma di tutte le donne che, come ha detto Giuseppe, sono delle eroine.
Due donne che si sono incontrate, non in quanto giornalista ed intervistata, ma come mamme che hanno perso entrambe i loro figli, una per averlo denunciato, l’altra a causa di un brutto male. Hanno deciso insieme di spogliarsi di tutto il dolore e condividerlo, e poi di diffondere consapevolezza e coraggio attraverso le parole, perché questa storia deve assolutamente essere letta.
Renata confessa di aver pianto scrivendo, pensando alla storia di questa donna, mamma, ma prima di tutto figlia di un uomo alcolizzato ed una donna altrettanto coraggiosa che, nonostante gli schiaffi della vita e del marito, ha avuto la forza di lottare, una forza che ha donato a sua figlia. Entrambe cadute tante volte, si sono rotte in mille pezzi, ma hanno avuto il coraggio di ricostruirsi spinte dall’amore per i propri figli, lo stesso amore che ha portato Daniela a denunciare suo figlio Michael, nonostante la paura. Ed è un amore che ancora persiste, anche ora che Trisha, l’altra figlia di Daniela, è via, perché non ha sopportato il gesto di sua madre, ma che «capirà quando sarà madre anche lei», dice Daniela, sperando e rialzandosi ancora e ancora.
Ed è proprio l’amore che ha smosso il coraggio di questa madre, anche quando ha creduto di non farcela e ha tentato il suicidio. Una vita difficile che l’ha messa a dura prova troppe volte e, nonostante le mani scorticate, stanche di scalare, ha continuato a lottare.
Le preghiere di Daniela toccano ancora le sorti del figlio in carcere. Piange, perché il coraggio non serve a molto in questi casi, quando non puoi fare niente per cambiare le cose, non puoi agire, perché il mondo là fuori è ingiusto. Daniela parla di suo figlio e ci racconta, singhiozzando, che lo sente, lo vede in videochiamata. Lui dice di stare bene e continua a ripetere alla madre di non preoccuparsi. E lei si fida, ci crede che non sta male, ma ha paura, perché il figlio non sta scontando solo una pena, ma sta sopravvivendo lì dentro, soprattutto dopo essere stato trasferito da un carcere ad un altro all’inizio della pandemia.
Daniela ne parla distrutta, come la dignità di suoi figlio tra quelle mura, e ci rivela ciò che lui non le ha voluto dire, per proteggerla dal dolore, ma che lei ha saputo da altri genitori.
 «Li hanno deportati, vestiti solo di scarpe, presi a manganellate e portati in altre carceri», e con il sangue che ancora colava, si è compiuto qualcosa di cui qui non siamo ancora a conoscenza.


Speriamo insieme a Daniela, leggendo e rileggendo la sua storia nelle pagine di Renata. Dobbiamo fare tesoro del suo coraggio che, con questa storia, è inevitabilmente diventato anche un po’ nostro.


Antonia Di Leva

Sono un ossimoro e una scrittrice. Amo qualsiasi tipo d'arte. La poesia è la mia preferita: ne scrivo, la leggo, la vivo. Studiare è il mio diletto prezioso: quasi laureata in Lettere Moderne.

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