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Questo Natale regalatevi Un’“ora di libertà”

Un’ora di libertà è il nuovo libro di Renato Ricciardi uscito con l’editore Sillabe di sale.

Questo 2020, mentre si tingeva l’Italia con i colori dell’arcobaleno, un giovane scrittore – Renato Ricciardi – ci regala Un’ora di libertà.

Ultimamente la noia della domenica pomeriggio, dopo la solita pennichella e tra le urla dei miei genitori per i goal del Napoli, mi porta a conoscere – seppur telematicamente – artisti emergenti che con entusiasmo mi raccontano delle loro opere. Questa settimana ho avuto modo di chiacchierare con Renato Ricciardi che mi ha parlato del suo ultimo libro.

Un’ora di libertà è un romanzo distopico sulla scorta del 1984 di George Orwell, infatti vi è un ministero dell’omologazione come nel romanzo britannico c’è un ministero della verità.

Narra di un uomo, un bibliotecario di nome Giulio Borghi e una donna, Claria Facci, un avvocato, che vivono in uno stato di polizia, sono spiati dai mezzi di comunicazione e vengono controllati quotidianamente.

Ci troviamo in Betonia, uno stato di fantasia, l’ambientazione, infatti non è esistente, richiama un po’ l’Europa ma non sono stati reali.

La Betonia è proprio lo stato più all’avanguardia per l’omologazione, dove tutti devono seguire gli stessi standard e stessa moda.

I due protagonisti percepiscono lo stato di ostruzione in cui si trovano e loro stessi vogliono sfuggire a questo destino.

Renato mi rivela che il loro pensiero non è altro che il riflesso del suo, infatti, il romanzo si pone come critica del periodo che stiamo vivendo, in particolare dell’omologazione che distrugge la libertà di espressione.

Una commistione di stili, di scene e di racconti intrecciati intessono questo romanzo senza fil rouge, un labirinto senza il filo di Arianna.

Storie d’amore, lavorative, di vita si amalgamano, lasciando trasparire la figura della persona in vari spazi e vari ambiti.

L’autore ci mostra le varie maschere indossate dai personaggi e le dinamiche sociali in cui si ritrovano, arrivando a sopravvivere in un quartiere malfamato.

Non solo fantasia, dunque, ma una vera e propria denuncia sociale e critica alla politica italiana.

L’intento è quello di lanciare un messaggio forte e chiaro, se da un lato vi è l’esaltazione della tecnologia, dall’altro, il campanellino d’allarme inizia a suonare affinché risvegli le coscienze dallo stato di assopimento.

Lo scrittore milanese è anche fondatore del movimento Elettricismo, un movimento culturale basato sulla potenza della parola, parte dal Futurismo ma si distacca da esso, lo definisce un futurismo green.

Il movimento viene spiegato in un manifesto di 11 punti e applicato in due raccolte poetiche: Elettricismo. Una scarica di poesie! uscita nell’Agosto 2018 e Un dragomanno futurista.

Poesie amorose che riassumono l’odi et amo del poeta verso la poesia futuristica, ci troviamo, sì, di fronte a poesie dinamiche con un forte impatto visivo e emotivo ma vi è distanziamento netto dalla poetica futurista. Possiamo osservarlo dall’utilizzo di una punteggiatura analitica, vi è una predisposizione del punto esclamativo, certo, ma non vi è una totale distruzione delle strutture grammaticali, anzi. Anche il legame col passato e la tradizione è molto presente.

La volontà del poeta è quello di prendere dal vecchio e renderlo la materia nuova, un’innovazione del passato, la metamorfosi della storia.

In fondo solo guardandoci indietro possiamo rivolgerci verso il futuro e Renato Ricciardi si pone come Vate per i suoi coetanei con l’intento di lasciare un segno nella storia.

“La mia idea sulla scorta di Nietzsche è lasciare un’impronta per l’avvenire non per narcisismo ma per dare una guida per le generazione future”.

 Tra un pandoro e un panettone, quest’anno, almeno con la fantasia potremmo avere Un’ora di libertà.

Federica Auricchio

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La Redazione

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