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Santiago Calatrava al Museo di Capodimonte

Dopo l’artista Jan Fabre, anche lo scultore, ingegnere e architetto ispanico-svizzero Santiago Calatrava ha scelto Napoli ed il nostro ricchissimo, onnicomprensivo Museo di Capodimonte per esporre quattrocento incredibili opere, frutto del suo pensiero complesso, artistico e scientifico, creativo e preciso.

Visitabile fino al 10 maggio 2020, la mostra, disposta su un doppio piano (il secondo piano del Museo e l’edificio del Cellaio del Real Bosco) si intitola Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli ed il nome già ne denuncia l’intento, ne palesa l’intenzione.

Le sue installazioni sono principalmente modelli di architetture, alcune delle quali internazionali e famosissime, come la Stazione dell’Aeroporto di Lione “Saint-Exupéry” o il World Trade Center Trasportation Hub di New York, meglio noto come “Oculus”. Le tipiche costruzioni geometriche di Calatrava occupano lo spazio con archi – quasi gusci – e chiocciole, cerchi, angoli, ali. Le forme maestose e studiate suddividono le stanze in segmenti e forme, morbide che si alternano a rigide, tondeggianti ma anche profondamente acute, acuminate.

La prima passione di Calatrava, il suo punto di partenza, è chiaramente il disegno, non esclusivamente creativo, ma anche puramente tecnico. L’architettura e la scultura sono approcciate allo stesso modo dei suoi acquerelli, anch’essi presenti all’interno della mostra. La commistione tra tecnicismi dovuti ad una formazione ingegneristica e ad una struttura architettonica del pensiero e l’ampiezza immaginativa dà vita ad un’arte assolutamente unica nel suo genere, priva di paragoni possibili con altre opere esistenti. I materiali utilizzati per la creazione e l’assemblamento sono variegati quanto le opere esposte stesse, ovvero abbiamo ebano, marmo bianco, rame dorato, granito, bronzo. Le superfici, tuttavia, sono sempre perfettamente levigate, precise, inception di geometrie che si rincorrono e racchiudono, iniziando e finendo l’una nell’altra. La geometria è protagonista, ma non è l’unica: la sperimentazione di Calatrava si apre e tende la mano anche all’uomo, inserendosi in una corrente antropomorfista. Le sue ceramiche decorate in stile primitivista, con uso di colori e pigmenti antichi, hanno un tocco di ancestrale, un richiamo a madre natura, alla terra, all’inizio di tutte le cose. Carboncini, bozzetti esposti ci mostrano ed indagano un grande studio anatomico della figura umana, specialmente femminile. L’interesse non si ferma, dunque, alle forme astratte e ai materiali lisci, duri, ma ha radici ben ancorate nell’osservazione e nella riproduzione della natura, gestendo dunque linee tonde e gentili, come quelle di fianchi, sederi, seni, volti torniti.

Il respiro della mostra è ampissimo, volto a riprodurre e sintetizzare in una panoramica esaustiva la formazione, la carriera trentennale e le prospettive future dell’uomo-artista Calatrava, come il Ponte per Genova (nelle tre versioni “Ponte ad Arco”, “Ponte Continuo” e “Ponte Strallato”). Ci invita, con questa esposizione, ad osservare la sua opera di una vita illuminata dalla luce napoletana, protesa verso ogni curvatura, ogni pizzo, ogni cavità, a creare chiaroscuri e a rielaborare il significato dei pieni e dei vuoti, in relazione gli uni con gli altri, in dialogo e definizione reciproca continua.

L’evento è stato progettato e curato dal direttore del Museo di Capodimonte Sylvain Bellenger e da Robertina Calatrava, moglie di Santiago, e sostenuta dalla Regione Campania grazie ai fondi europei POC Programma Operativo Complementare 2014 – 2020.

Capodimonte, con le sue bellezze nazionali ed internazionali, vi aspetta.

Buona visita.

Sveva Di Palma

La Redazione

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