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Gustav Klimt:la donna in oro su tela.

di Luisa Ruggiero

Che cosa ha accomunato le due famose nobildonne dell’aristocrazia viennese Margaret StonboroughWittgenstein e Adele BlochBauer? Una serie di ritratti ad opera di una delle mani più illustri e famose della Vienna imperiale, quelle di Gustav Klimt.

Gli eccessi dorati degli sfarzosi salotti e le contraddizioni sociali e politiche hanno fatto da sfondo ideale alla poetica del pittore più noto del tempo, non a caso il fondo dei dipinti di Klimt è dato dalla brillante foglia oro sulla quale campeggiano le misteriose, eleganti e sinuose figure femminili protagoniste delle sue opere.

Oltre ad essere le protagoniste dei ritratti del famoso pittore, le due donne hanno in comune molte cose tra cui l’origine nobile, la ricchezza, la bellezza e l’inclinazione alle arti, perché da sempre vissute a contatto tra le personalità di spicco del tempo.

La Wittgenstein era figlia del ricco magnate del ferro e dell’acciaio Karl Wittgenstein di origini ebree; era quinta di otto figli, tra i quali ricordiamo il filosofo Ludwig Wittgenstein e il pianista Paul Wittgenstein. Non avendo particolari capacità artistiche ma essendo estremamente attratta dalle arti e attenta ad ogni tipo di moda e tendenza, mantenne vivo uno dei più grandi salotti del tempo, portando avanti una tradizione iniziata dai suoi genitori.

Nel salotto Wittgenstein si davano il cambio (oppure no) al pianoforte personaggi come Johannes Brahams, luterano, cattolico, affezionatissimo alla Bibbia regalatagli alla nascita, Arnold Schönberg, vero e proprio genio visionario, innovatore autodidatta ed ebreo, Pau Casals, che, contro ogni previsione,diventò uno dei più grandi violoncellisti di tutti i tempi.

Era questo il nuovo mondo ricco e sfavillante costituito da una borghesia colta e cosmopolita che aveva scalzato una vetusta storica nobiltà austroungarica, ma che ben presto la follia antisemita di quell’Adolfo, il modaiolo autore del Mein Kampf, distrusse stupidamente.

Ed ebrea era anche Adele Bloch-Blauer, figlia del banchiere Moritz Bauer, direttore generale del WienerBankverein e presidente della Compagnia delle ferrovie orientali,e sposa, nel 1899, del re dei dolciumi Ferdinand Bloch. Lo sposo, di diciassette anni più grande di lei, non riuscì ad impedirle di diventare la regina dei salotti più belli e sofisticati di Vienna, ma anzi vi collaborò ed accolse nella sua casa intellettuali, artisti, politici,nella fattispecie, scrittori del calibro di Stefan Zweig e compositori come Richard Strauss e Gustav Mahler.

L’imprenditore mecenate nel 1903 scrisse a Klimt commissionandogli un ritratto della donna come regalo per l’anniversario dei genitori di Adele solo pochi anni dopo la Secessione Viennese. Pochissimo tempo era passato anche dalla diffida da parte dell’Università di Vienna per i murales pornografici del pittore, ragion per cui il primo ritratto della donna venne reso pubblico solo nel 1907. Il dipinto è intenso e profondissimo come lo sguardo della donna, estremamente fiero e al contempo leggero, melanconico, dolce. Il volto della donna appare rilassato, la pettinatura è quella solita e classica del tempo, negli altri dipinti sarà sempre coperta da un cappello. Le mani sono intrecciate in modo strano sotto il volto della donna, aveva un problema ad un dito, lo nascondeva nelle sue numerose sedute con il pittore ed è molto probabile che Klimt accorgendosene le abbia chiesto di non preoccuparsene, anzi  di mostrarlo. Il corpo della donna si staglia contro un raffinatissimo sfondo che riprende le lussureggianti decorazioni orientali, reinterpretate in una miscellanea di simboli: occhi, quadrati, triangoli si intrecciano e si confondono nell’oro.

Adele Bloch-Bauer è stata ritratta molte volte da Klimt, molti hanno sostenuto che avessero una relazione, il che spiegherebbe la trasformazione da parte dell’artista della camera della donna in un tempio alla sua morte. Ma è molto più probabile, a mio parere, che la nobildonna incarnasse l’ideale di bellezza ed eleganza dell’artista viennese e che il sentimento di Klimt per la donna fosse una profonda stima che fu la base di una duratura amicizia. Di certo, però non si esagera se si afferma che l’artista viennese nutrisse una vera e propria passione per le donne, tanto che a partire dal 1900 cominciò a ritrarle incessantemente e in maniera esclusiva per decenni, spingendo storici e critici d’arte a creare un termine che descrivesse la sua ossessione:Frauenversteher”,un “capriccio di donne”.

La Redazione

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