La psicologia oggi e l’importanza della terapia

Quante volte, mentre stiamo vivendo una fase disastrosa nella nostra vita, abbiamo detto “Mi servirebbe solo uno psicologo”? Lo diciamo, ma non lo facciamo mai. Per paura? Per vergogna? Sono ancora molti i tabù legati alla terapia.
Oggi ne parliamo con la Dott.ssa Elisabetta Carbone, psicologa, sessuologa clinica e consulente di coppia, che ha aperto da poco uno studio tutto suo.
Ciao Elisabetta, è un piacere averti qui con noi oggi in veste di “intervistata” invece che di redattrice. Innanzitutto mi viene da chiederti: chi è Elisabetta? Come nasce la tua passione? Qual è la tua specializzazione?
Sono sempre stata una bambina curiosa e piena di domande: fin da piccola chiedevo il perché di qualsiasi cosa, torturando i miei genitori e i miei nonni. Ho frequentato il liceo del Conservatorio di Milano (suono ancora il pianoforte, ma solo per diletto), per poi scegliere di laurearmi alla facoltà di Lettere. Durante questo primo percorso è nata la passione per la psicologia, ma non mi sentivo ancora “pronta”.
Ho iniziato a lavorare come docente, con una serie di incarichi che ho ricoperto con passione fino all’anno scorso. Contemporaneamente, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Psicologia. Durante gli studi mi sono accorta di quanto mi appassionassero due aspetti della psiche: la sessuo-affettività e le relazioni. Ho quindi frequentato un master in Sessuologia clinica e consulenza di coppia per poi iscrivermi alla scuola di specializzazione in Psicoterapia sistemico-relazionale con approccio transculturale.
Quando hai deciso, per la prima volta, di approcciarti a questo lavoro?
È stato un colpo di fulmine (un po’ strano): stavo leggendo un libro su Napoleone e ho iniziato a fantasticare su quanto sarebbe stato bello poter entrare nei pensieri, nelle motivazioni e nei sogni di un uomo che ha cambiato la storia dell’Europa. Insomma, se sono psicologa, è grazie a Napoleone!
Una curiosità: tu vai in terapia? O ci sono momenti nei quali hai sentito il bisogno di intraprendere questo percorso?
Sì, e in certi momenti è stato necessario, ma – come tutti – non ho sempre trovato professionisti disponibili all’ascolto o all’accoglienza empatica. Curiosamente, la mia prima esperienza come paziente è stata un flop: alle elementari sono stata vittima di bullismo da parte di alcuni compagni di classe, ma la psicologa mi ha liquidata in modo un po’ superficiale, sminuendo l’accaduto. Da adulta, invece, ho avuto modo di conoscere una professionista meravigliosa, a cui mi rivolgo con regolarità.
Come pensi sia cambiata la visione della psicologia oggi? Credi che se ne parli liberamente o ci sono ancora dei tabù a riguardo?
Credo sia cambiata profondamente – complici i social, le nuove generazioni e una maggiore sensibilità verso la salute mentale, oggi se ne parla molto di più. Anche il fatto che tanti personaggi famosi condividano le proprie esperienze terapeutiche ha aiutato a “normalizzare” il supporto psicologico.
I tabù però non sono scomparsi, si sono solo un po’ trasformati. Spesso si pensa che andare in terapia significhi avere “qualcosa di rotto” e si teme ancora lo stigma. Per questo è fondamentale continuare a parlarne: la psicologia non è solo superare un problema ma conoscersi, migliorare la qualità delle relazioni e vivere con maggiore consapevolezza.
Pensi i giovani siano abbastanza informati e aperti sull’argomento? Tu in percentuale quanti giovani segui?
I giovani sono sicuramente più informati e aperti rispetto al passato, anche grazie ai social e a campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, non possiamo generalizzare: c’è una bella percentuale di giovani che ancora fatica a riconoscere i segnali e a superare la paura del giudizio altrui. Gli adolescenti in generale fanno molta fatica a chiedere aiuto e spesso vengono “costretti” dalla famiglia. Questo è il primo scoglio che ci si trova ad affrontare: creare un’alleanza terapeutica e un dialogo con qualcuno che non è predisposto è difficile.
Trovi molta differenza tra le sedute online e quelle in presenza? O pensi che i pazienti ne risentano?
Le sedute online hanno la stessa efficacia di quelle in studio. È una soluzione molto comoda soprattutto per chi non può sostenere i costi dovuti allo spostamento o per chi ha “tempi stretti” e può fissare la seduta in orari ridotti. Anche per turnisti o trasfertisti è una modalità comodissima.
Personalmente consiglio anche la modalità blended, ossia alternare sedute in presenza a quelle a distanza. Per me è sempre piacevole “ospitare” in studio un corpo in carne e ossa, senza la mediazione di uno schermo.
Qual è, secondo le tue statistiche, il “problema” più difficile da affrontare per le persone oggi? Mi spiego: io credo che tutti ormai sentano un peso generale dentro, difficile da portare avanti, mi sbaglio?
Secondo la mia osservazione clinica, il problema più diffuso e complesso che le persone oggi si trovano ad affrontare è proprio questo senso di pesantezza, una fatica interiore che spesso non viene riconosciuta ma che influenza profondamente il benessere quotidiano.
Viviamo in una società che non ci permette di fermarci: siamo immersi in una cultura della performance e del successo, dove il fallimento è considerato inaccettabile e ogni momento di stasi viene vissuto come una sconfitta. Non solo: abbiamo quasi abolito la noia, quell’esperienza semplice ma fondamentale che ci consente di accettare la nostra imperfezione e di sperimentare la crescita attraverso l’errore.
Così, ciò che molte persone portano dentro è il peso schiacciante dell’aspettativa di perfezione (un traguardo inevitabilmente irraggiungibile) e la pressione continua a essere produttivi, riconosciuti e famosi. Siamo una generazione “trofeo”, in cui il valore personale sembra misurarsi solo attraverso risultati e riconoscimenti, e questo può diventare una fonte di grande sofferenza psicologica, di ansia e nei casi più gravi di depressione.
Il tuo cane è dolcissimo, si chiama Teo, vero? Quanto contribuisce ad aiutare i pazienti durante le tue sedute?
Teo non è solo un cane, ma è il mio “assistente a quattro zampe”, un compagno fondamentale sia nella vita privata che nel mio lavoro. Ha iniziato con me già durante il tirocinio post-laurea, svolgendo il ruolo di co-terapeuta in una comunità socio-sanitaria nella provincia di Milano, dove ha portato sorrisi e, naturalmente, anche qualche sfida.
Teo rappresenta quella presenza lenta che ci ricorda come l’amore e l’affetto non passino sempre attraverso parole o gesti espliciti. La sua semplice presenza in studio aiuta ad abbattere la tensione, umanizza l’ambiente e facilita una comunicazione più autentica e profonda con i pazienti.
Hai aperto da poco uno studio tutto tuo, vero? Innanzitutto complimenti e spero che raggiungerai traguardi sempre più alti! Quali sono i servizi che offri e le persone dove possono contattarti?
Sì, aprire lo studio Oikos a Melzo, in provincia di Milano, è stato un sogno che finalmente ho realizzato.
In un mondo sempre più digitale, ho voluto creare uno spazio fisico, concreto e accogliente, dove poter condividere un percorso di cura con chiunque stia attraversando momenti di smarrimento o difficoltà.
Lavoro con individui, coppie e famiglie, adottando un approccio sistemico-relazionale che permette di guardare alle problematiche con una prospettiva più ampia, considerando il sintomo non solo come un problema isolato ma come parte di un sistema da comprendere. Chi sceglie il mio studio ha il coraggio di portare alla luce il malessere che attraversa le relazioni e i contesti di vita.
Ovviamente offro anche sedute online per chi preferisce la comodità del digitale.
Tutti i miei contatti sono disponibili sul sito www.elisabettacarbone.it, ma rispondo volentieri anche ai messaggi diretti su Instagram, sul nuovo profilo @oikos_psicologa.
Allora non mi resta che dire “Grazie dottoressa!” Ti aspettiamo con archetipe_narrazioniribelli all’evento del 17 luglio alla Feltrinelli in Piazza dei Martiri (NA). Di cosa si parlerà?
Parleremo in modo libero, aperto e condiviso del corpo femminile in tutte le sue sfaccettature. Come sessuologa clinica, per me è importante fare giusta informazione circa i più grandi tabù legati alle donne: endometriosi, vaginismo, vulvodinia, mestruazioni e molto altro. Sarà un’occasione per toccare con mano come il femminismo e la psicologia possano interagire e integrarsi. Vi aspetto numerosi!
Lucia Russo
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