Pride month: “Transmongolian “, Alvaro Laiz e le regine del deserto della mongolia

Mentre il mese del Pride ci invita a celebrare le diversità qui in Italia e nel mondo occidentale, è fondamentale ricordare che la lotta per l’accettazione e la visibilità è globale e assume forme diverse a seconda delle culture.
Il lavoro del fotografo spagnolo Álvaro Laiz infatti ci porta in un viaggio affascinante e commovente, ben oltre i confini che conosciamo.
Álvaro Laiz, nasce nel 1981 in Spagna ed è un artista multidisciplinare il cui lavoro si concentra sull’antropologia, il fotogiornalismo ambientale e come la cultura tradizionale e tecnologia via via si vanno a mescolare.
Le sue fotografie, spesso sono frutto di ricerche in luoghi remoti e comunità emarginate, non sono solo immagini, ma veri e propri racconti visivi che mirano a promuovere il cambiamento sociale e a dare voce a chi è spesso ignorato dai media mainstream.
Transmongolian: The Secret History of the Mongols, è uno dei progetti più noti e toccanti di Álvaro Laiz, in cui ha documentato la vita della comunità transgender in Mongolia.
Un’impresa non facile, dato il contesto di forte discriminazione e violenza che queste persone devono affrontare in un paese ancora profondamente influenzato dall’eredità del dominio sovietico, dove l’omosessualità tuttora è criminalizzata.
In Mongolia, la visibilità delle persone LGBTQIA+ è estremamente limitata per paura di rappresaglie. Molte persone transgender sono costrette a vivere in segreto la loro sessualità, a trovare lavoro in settori marginali e a sopportare una profonda solitudine e isolamento.
Per questo motivo Laiz ha lavorato a stretto contatto con ONG locali e membri della comunità, giorno dopo giorno è riuscito a guadagnarsi la fiducia avendo così accesso alle loro vite. L’obiettivo di Laiz era proprio quello di portare lo spettatore in un luogo lontano dai pregiudizi, mostrando l’umanità e la resilienza di queste persone.
Una parte iconica del progetto vede i soggetti ritratti in sontuosi abiti tradizionali da regina mongola, immersi nei paesaggi vasti e suggestivi del deserto. Questo aspetto è particolarmente potente, in un contesto dove la loro identità è negata, indossare questi abiti regali nel cuore della loro terra è un atto di sfida, di auto-affermazione e di profonda bellezza. Questo è un modo per riprendersi il proprio spazio e la propria dignità.
Storicamente, in alcune culture sciamaniche della Mongolia, le persone transessuali erano considerate figure mistiche, capaci di connettere il mondo spirituale con quello reale, protette da uno status speciale. Laiz attinge a questa memoria culturale, elevando i suoi soggetti a figure quasi sacre, in contrasto con la discriminazione contemporanea.
Come raccontato dallo stesso Laiz, dopo la sua partenza, i soggetti hanno deciso di continuare a vestirsi da regine nel deserto una volta all’anno, dando vita a una sorta di “parata del Pride” spontanea e personale, ispirata dal progetto. Un bellissimo esempio di come l’arte possa ispirare un cambiamento reale e profondo.
“Transmongolian” non è solo una galleria di immagini, ma una vera e propria lente sul significato globale del Pride. Ci mostra come le esperienze LGBTQIA+ siano incredibilmente diverse, plasmate da culture e contesti unici, e ci spinge a guardare oltre i nostri confini. Questo progetto dà voce a persone che spesso sono invisibili, vivono ai margini e affrontano enormi difficoltà, promuovendo una profonda empatia e comprensione.
A mio parere questo progetto è un inno al coraggio, alla resilienza e allo spirito umano inarrestabile, ricordandoci di riconoscere la dignità in ogni singola esistenza.
Alice Gallosi
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ILLUSTRAZIONE DI ALICE GALLOSI