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Quali sono le tecniche edilizie degli antichi romani?

I Romani furono abili costruttori, la loro bravura è testimoniata dalla bellezza e resistenza degli edifici creati e dalle tecniche edilizie utilizzate.

Scopriamo quindi quali sono i tipi di tecniche edilizie che ancora oggi possiamo vedere.

Opus africanum è tra i paramenti più antichi ed è presente in Africa dal XV secolo a.C circa e poi in Italia, prima in Sicilia e nella civiltà etrusca, sin dal VII secolo a.C, consiste in una struttura di grossi blocchi di pietra disposti in verticale e talvolta anche in orizzontale a formare una sorta di telaio portante, inframmezzati da mattoni e pietrame di dimensioni ridotte uniti con malta, questa tecnica fu molto apprezzata per la forte resistenza.

Opus quadratum fu utilizzato dall’età arcaica, circa VI secolo a.C., e in particolare dal IV secolo a.C., e consiste nell’impiego di blocchi a forma di parallelepipedo disposti in modo alternato per file, utilizzando la parte laterale quadrata e quella frontale rettangolare.

Nel III secolo a.C. circa ci fu la creazione e diffusione dell’opus caementicium, costituito da malta creata con calce, sabbia e pozzolana con al suo interno pietre e altri materiali. Gli edifici furono quindi costruiti utilizzando questa nuova tecnica e vennero introdotti dei paramenti per abbellire le strutture, che sono l’opus incertum, l’opus quasi reticulatum, l’opus reticulatum, l’opus mixtum, l’opus latericium, l’opus spicatum.

Opus incertum è impiegato dal II secolo a.C fino ad inizio I secolo a.C, consiste in pietre, di varie dimensioni e forme, disposte in modo irregolare, senza un preciso schema. Nel corso del tempo la disposizione dei blocchi verrà regolarizzata.

Opus reticulatum, tecnica caratterizzata dall’impiego, su una base cementizia che dava solidità al muro, di piccoli blocchi di tufo quadrati, disposti in modo da formare una sorta di rete. Questo tipo di paramento inizia a diffondersi nel I secolo a.C. e termina circa nell’età giulio-claudia, ma una prima forma di utilizzo di questa tecnica si può riscontrare già verso la fine del II secolo a.C., ed è chiamata opus quasi reticulatum, in quanto i blocchetti di tufo sono disposti in modo impreciso rispetto al perfetto allineamento che abbiamo nel I secolo. Esempi di opus reticulatum possiamo vederli nella villa di Adriano a Tivoli e presso il Tempio di Giove a Cuma.

Opus mixtum compare nella tarda età repubblicana e si diffonde in particolare nell’epoca Flavia e Adrianea. Il fine di questa tecnica edilizia è il consolidamento dell’opus reticulatum, introducendo intorno ad esso una cornice robusta in mattoni e tegole fratte.

Opus latericium ebbe il suo sviluppo verso la fine della Repubblica e proseguirà per tutta l’epoca imperiale, in questo tempo subirà solo poche variazioni. Il paramento è formato da tegole fratte di argilla rettangolari, sovrapposte con strati di malta.

Opus spicatum anche questo paramento fu utilizzato dalla fine della Repubblica e per tutta l’età imperiale, tal volta anche durante il Medioevo, la sua forma caratteristica lo rende immediatamente riconoscibile. Consiste nella disposizione per la parte laterale, di piccoli mattoni sottili e rettangolari in argilla, per formare un disegno a spiga di grano o spina di pesce, da cui il nome. Fu impiegato anche per la pavimentazione.

Opus vittatum compare nella tarda età romana, verso il IV secolo d.C, e presenta una disposizione in modo alternato e in strati orizzontali di strisce di mattoni e blocchi di tufo. L’opus vittatum è presente nelle mura Aureliane a Roma.

Beatrice Gargiulo

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Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.
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