Frieren – oltre la fine del viaggio, un’oasi di malinconia

In un panorama animato sempre più saturo di titoli fotocopia, combattimenti spettacolari e protagonisti iper-carismatici, Frieren – oltre la fine del viaggio rappresenta un’oasi di malinconia, un viaggio silenzioso che batte i viali più intimi dell’esistenza umana.
Pubblicato per la prima volta nel 2020 sulla rivista Weekly Shonen Sunday, scritto da Kanehito Yamada e splendidamente disegnato da Tsukasa Abe, quest’opera ha saputo conquistare pubblico e critica, al punto da vincere il prestigioso Manga Taisho Award nel 2021.
L’adattamento anime, curato da Madhouse, non ha fatto altro che consolidarne la fama, regalando una versione animata visivamente evocativa e narrativamente fedele allo spirito originale. La prima stagione della serie in ben 28 episodi è disponibile su Crunchyroll, Prime Video e Netflix, ma non temete: una seconda stagione è già in produzione ed è prevista per gennaio 2026.
Il viaggio che ha inizio dalla fine
Il party dell’eroe, formato dalla maga elfica Frieren, il paladino Himmel, il prete Heiter e il nano guerriero Eisen, ha sconfitto il Re Demone e portato la pace nel regno. L’era del male si è conclusa.
Il nostro viaggio ha inizio da qui, dalla fine: lo spettatore non si imbatte in epiche battaglie, né tantomeno gli viene mostrato il percorso che ha condotti il gruppo alla vittoria. La nostra storia si dispiega nel momento in cui gli eroi tornano dalla loro missione trionfale e si separano, promettendosi di rivedersi dopo cinquant’anni, durante la pioggia di meteoriti dell’Era Meteors.
Questa scelta di partenza ribalta completamente le aspettative dello spettatore. Il racconto di Abe e Yamada non si concentra sulla gloria della conquista, ma su ciò che resta dopo: e ciò che resta è Frieren, un’elfa millenaria, indifferente al tempo, che osserva i suoi compagni invecchiare, mentre lei è condannata all’immortalità. E il cuore della narrazione, a nostro parere, è proprio qui: nel dolore silenzioso di chi resta, di chi ancora passeggia in Terra. Di chi ha tutto il tempo del mondo, ma necessita di un trauma per comprenedere il valore di ogni secondo.
Quando Himmel muore, Frieren si scopre improvvisamente inadeguata. Durante il funerale del paladino, tra gli sguardi commossi e le lacrime degli altri compagni, lei si ritrova a piangere troppo tardi, dopo aver realizzato che, pur avendo trascorso dieci anni con lui, non ha mai davvero cercato di conoscerlo. La sua lunga vita, in cui il tempo si diluisce fino a perdere significato, ha compromesso la sua capacità di entrare in relazione con gli altri. Così, mossa da un senso di colpa e dalla volontà di cambiare, Frieren decide di intraprendere un nuovo viaggio, non al tempo stesso simile e diverso da quello che aveva affrontato con il party dell’eroe.
Un cammino interiore, un’esplorazione delle emozioni umane che fino a quel momento le erano rimaste sconosciute. Questo viaggio, che si sviluppa in parallelo a un percorso reale attraverso luoghi già visitati nel passato, diventa un processo di rielaborazione del ricordo. L’elfa, accompagnata da nuovi compagni – la giovane orfana Fern e l’apprendista guerriero Stark – ricalca le orme del party originale. Ma ogni tappa, ogni villaggio, ogni persona incontrata, è carica del peso della memoria. Ogni momento vissuto diventa un’opportunità per Frieren di comprendere ciò che prima le era sfuggito.
Secondo alcuni, l’amore nasce dalla consapevolezza che l’essere umano morirà, prima o poi. Pertanto, cosa accade se il protagonista è un immortale? Come può Frieren riconoscere e conoscere l’amore? Come può comprendere i sentimenti umani, lei che di umano non ha nulla?
Mono no aware
La narrazione di Frieren è intrisa di quel sentimento tipicamente giapponese noto come mono no aware: la struggente consapevolezza della transitorietà delle cose. L’opera, con una lentezza voluta e mai noiosa, ci guida attraverso un mondo fantasy che si fa specchio dell’interiorità della protagonista. Gli scorci paesaggistici, le musiche evocative, i silenzi densi di significato: tutto concorre a creare un’atmosfera sospesa tra passato e presente, tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere.
Lungi dall’essere una semplice elfa dal cuore di pietra, Frieren si rivela episodio dopo episodio un personaggio profondamente umano nella sua perfetta imperfezione. Non è un’eroina mossa dal desiderio di gloria, né da un amore romantico o da un senso del dovere: la maga elfa è mossa dalla necessità di comprendere, di non ripetere gli errori del passato, di dare senso a una vita altrimenti sterile. Il suo cammino è dettato da un misto di rimpianto e speranza, e si concretizza nell’atto di prendersi cura di Fern, un gesto che segna l’inizio della sua trasformazione.
Fern, a sua volta, non è una semplice spalla narrativa, ma un personaggio complesso che evolve nel tempo. Con Frieren condivide un rapporto che, pur non essendo madre-figlia in senso stretto, assume connotazioni affettive profonde. La loro dinamica è costituita da piccoli gesti quotidiani, parole non dette e un rispetto reciproco che cresce lentamente: spalla-a-spalla durante una battaglia, oppure in un dolce condiviso.
Narrazione delicata: un viaggio malinconico
In questo mondo dove l’azione è sempre subordinata alla riflessione, anche i combattimenti – seppur impeccabili – non sono mai fini a sé stessi. Ogni scontro è occasione di crescita per Frieren, di confronto con il passato, di presa di coscienza. La magia, elemento centrale in questo mondo, diventa metafora del sapere, della trasmissione, della memoria. Grimori dimenticati, incantesimi obsoleti o inutili, ma carichi di significato emotivo: nulla è lasciato al caso.
Un altro grande merito dell’opera risiede nella sua capacità di affrontare temi profondi senza mai cadere nella retorica. Il lutto, la solitudine, l’amicizia, la memoria, il rimpianto e la redenzione: tutto viene trattato con una delicatezza sorprendente. Non ci sono picchi drammatici forzati, ma un costante sottotesto emotivo e nostalgico che accompagna lo spettatore nel corso del viaggio.
Non mancano momenti comici, situazioni leggere, interazioni quotidiane tra Fern, Frieren e Stark che alleggeriscono la narrazione, rendendola accessibile senza compromettere la sua profondità. Eppure, è nella malinconia che Frieren trova la sua vera voce. Una malinconia mai disperata, ma dolce, quasi consolatoria. È un anime che invita a fermarsi, ad ascoltare, a ricordare. In un mondo narrativo dove spesso tutto accade troppo in fretta, Frieren rallenta e ci insegna che a volte, per capire davvero qualcuno, servono anni. A volte decenni. A volte, non basta nemmeno una vita intera.
Baluardo della memoria
È per questo che Frieren – oltre la fine del viaggio non può essere considerato un semplice fantasy. È uno slice of life nostalgico travestito da esplorazione delle fragilità umane ambientata in un mondo incantato, che ci accompagna verso una comprensione più profonda di cosa significhi vivere, amare, ricordare.
L’elfa più potente cerca, nel suo viaggio eterno, di ricostruire quei legami che nella vita precedente ha lasciato andare: Frieren è il baluardo della memoria, la custode silenziosa di un’epoca che non tornerà più. Ma è anche il simbolo della possibilità di cambiare, persino quando sembra essere ormai troppo tardi.
Il gioiello dello studio Madhouse
Visivamente, l’anime prodotto da Madhouse è un vero gioiello. Le ambientazioni ricordano una campagna fantasy ispirata a Dungeons & Dragons, ma reinterpretata con un’estetica poetica e nostalgica. La regia indugia spesso su panorami sconfinati, cieli stellati, scorci naturali che amplificano il senso di malinconia, mentre il character design è sobrio ma espressivo, e la colonna sonora accompagna ogni scena accentuando il tono meditativo dell’opera.
In definitiva, Frieren – oltre la fine del viaggio è un’opera rara, che emoziona e affascina grazie alla sua meravigliosa lentezza. Un anime che va visto, vissuto, interiorizzato. Non perché offra grandi colpi di scena, ma perché ci costringe a guardarci dentro. E a chiederci, come fa Frieren: perché non ho cercato di conoscerlo meglio?
Federica Polino
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Photo credits © Crunchyroll