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Maledette feste: il romanzo che racconta il Natale senza filtri

Isabella Pedicini racconta con ironia e malinconia la pressione emotiva delle feste, finché un’amnesia improvvisa non rivela che il Natale più autentico è quello che ci portiamo dall’infanzia. 

Ci sono libri che arrivano nel momento esatto in cui abbiamo bisogno di leggerli. Maledette feste di Isabella Pedicini è uno di questi: un romanzo che attraversa la stagione più celebrata e temuta dell’anno: il Natale, facendo emergere tutto ciò che normalmente nascondiamo sotto la carta luccicante dei pacchetti. 

La protagonista, Agata, vive il ritmo convulso delle festività come molti: liste infinite, recite scolastiche, alberi da montare troppo presto e parenti da accontentare. Il Natale, nel romanzo, diventa una lente che ingrandisce tutto ciò che normalmente riusciamo a mettere a tacere: lo stress, il senso di inadeguatezza, i compromessi di coppia, le sedie vuote. Pedicini riesce a raccontare tutto questo con un tono ironico, mai cinico. 

Il cuore della storia arriva all’improvviso: la madre di Agata cade dalle scale e perde la memoria, ma solo quella relativa al Natale. Riconosce luoghi, persone e oggetti, ma non ne comprende più il significato simbolico. È come se la mente avesse cancellato, per autodifesa, il carico emotivo delle feste. Questa amnesia selettiva, tragicomica e poetica allo stesso tempo, diventa il punto di partenza per rimettere tutto in discussione: cos’è il Natale? Perché lo viviamo così? Che cosa resta quando togliamo il superfluo? 

Nel ricostruire la memoria perduta della madre, Agata si ritrova a fare i conti con la sua stessa evoluzione. Perché il vero spartiacque nella vita di ciascuno arriva quando si passa dal ruolo di figli a quello di genitori. Finché restiamo figli, possiamo lasciare che il Natale “accada” ma quando tocchiamo l’altra sponda tocca a noi metterlo in scena. Le luci, l’albero, il presepe, i riti, la magia. Tutto dipende da noi. E nelle mani cariche di responsabilità si percepisce un amore enorme, ma anche tutta la fatica del diventare adulti

Uno dei punti di forza sta nelle descrizioni vivissime. Pedicini rende Napoli così reale da poter quasi sentire il profumo del mare d’inverno, la voce delle strade, il colore delle vetrine. La cartoleria Zarvi, autentica “camera delle meraviglie”, diventa un personaggio a sé: un luogo che cambia volto con le stagioni e dà ritmo all’anno, come un calendario emotivo. Allo stesso modo è palpabile il ritorno al paese d’origine in Irpinia, dove case, vicoli, luci e silenzi sembrano sospesi nel tempo. Leggendo, si ha la sensazione di essere davvero lì. 

Accanto alla tradizione partenopea, il romanzo gioca con l’ironia del marito francese, Bertrand, che osserva i riti meridionali con un affetto pieno di stupore. Il suo sguardo straniero rende ancora più brillante la rappresentazione delle tradizioni, dei cenoni, delle “trattative familiari” su dove passare i giorni di festa. La sua incredulità divertita è il contrappunto perfetto alla sensorialità mediterranea che avvolge tutta la narrazione. 

Intrecciata alla trama, c’è una vera e propria miniera di riferimenti culturali, storici e antropologici legati alle tradizioni natalizie. Grazie alla ricca bibliografia consultata, l’autrice dissemina il testo di notizie e curiosità poco note sul Natale, sui suoi simboli e sulla loro evoluzione nel tempo. Nulla è pedante: ogni informazione scorre naturalmente dentro il racconto, quasi come se parlasse una voce amica, quella persona brillante che sa raccontare qualcosa che non sapevi, mentre ti tiene incollato all’aneddoto successivo. 

Il finale del libro è un piccolo gesto di grazia: la memoria che ritorna attraverso un sapore dell’infanzia. Una conferma dolcissima di quello che il romanzo sembra dirci fin dalle prime pagine: il vero Natale non è quello che costruiamo da adulti, con forzature e appuntamenti obbligati. È quello custodito nei ricordi più antichi, quelli che profumano di casa, innocenza e meraviglia. 

Alla fine della lettura si ha la sensazione di aver attraversato un Natale diverso, più autentico, più umano, raccontato da una prospettiva nuova: quella di chi sente il peso delle cose ma non rinuncia a cercarne la bellezza. In un mondo che ci impone ritmi e sorrisi obbligati, Maledette feste ci ricorda che anche la fragilità, la stanchezza, le crepe emotive possono diventare parte della nostra storia. 

Isabella Pedicini firma un romanzo che diverte, commuove e soprattutto rispecchia. Perché parla del Natale com’è davvero: imperfetto, tenero, faticoso, nostalgico, pieno di ombre e improvvise scintille. Un Natale che non vuole convincerci a sorridere, ma invitarci a sentirci liberi di viverlo per ciò che è: un rito profondamente umano

Maddalena D’Angelo

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Maddalena D'Angelo

Un po' troppo timida, particolarmente sensibile, esageratamente romantica, mi definirei così. Sono Maddalena D’Angelo, classe ’99 e laureata in Filologia Moderna. Amo vivere d'arte: la cerco, la ammiro, la creo. Come? In tanti modi e tra questi con la penna in mano. Perciò fai attenzione, se leggi tra le righe scopri ciò che sono.
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