Le streghe non bruciano: il ritorno di Leonora Carrington a Milano

Al Palazzo Reale di Milano, a pochi passi dal Duomo, si viene immersi in un mondo popolato da animali parlanti, figure femminili ibride, stanze che fluttuano tra memoria e mito.
È quello che accade quando si decide di aprire le porte a Leonora Carrington (1917 – 2011), pittrice e scrittrice in viaggio tra Inghilterra, Francia, Messico e Stati Uniti ora in esposizione dal 20 settembre 2025 all’11 gennaio 2026, con oltre 60 opere in mostra. Leonora nacque in Inghilterra, da una famiglia borghese che la inviò a studiare in un collegio cattolico, ma a causa del suo spirito ribelle verrà espulsa da questo e altri istituti. La svolta viene segnata dal suo trasferimento in Messico, dove resterà per sessant’anni. Qui il suo esilio si trasforma in laboratorio creativo, dove la fusione tra mito, magia e riflessione politica diviene linguaggio pittorico. Il percorso biografico di quest’artista è al centro del percorso espositivo milanese. Le sue tappe non sono semplici spostamenti geografici, ma fasi e frammenti di un’esplorazione interiore di genere, potere e immaginazione.
Cenni biografici
La vita di Leonora Carrington inizia il 6 aprile 1917 nel Lancashire: figlia di un industriale e di una nobile donna irlandese, mostra fin da bambina uno spirito ribelle, rigettando le norme di comportamento imposte a una ragazza della sua classe sociale. Fin da piccola cresce immersa nella letteratura e nel mito: legge Lewis Carrol e i racconti folkloristici irlandesi che fanno sbocciare la sua immaginazione. Studia a Firenze dove apprende l’arte del Trecento e del Quattrocento; poi andrà a Londra, alla Chelsea School of Art, ma fu l’incontro con Max Ernst e il passaggio al Surrealismo a imprimere una svolta. Nel 1936 si trasferisce a Parigi ma la guerra la costringe alla fuga. In Spagna verrà ricoverata in manicomio e nell’estate del 1942 decide di rifugiarsi in Messico, insieme al fotografo Imri Weisz con cui avrà due figli.

Self Portrait (1937-38)
Una retrospettiva che costruisce un mondo
Questa mostra non si presenta come una semplice successione di dipinti, ma come un viaggio dentro un universo coerente, stratificato, visionario. Curata da Terec Arcq e Carlos Martín è la prima grande mostra sull’artista in Italia: le oltre sessanta opere, tra dipinti, fotografie e materiali d’archivio, raccontano della sua vita nomade, di un pensiero radicale e di un immaginario che attraversa culture e decenni senza seguire una progressione rigida, ma seguendo un fluire di associazioni che ripercorrono il “Gran Tour” dell’artista, dall’Inghilterra celtica ai circoli francesi surrealisti, fino al Messico.
Ogni sala è come una sorta di “camera mentale”: quella dedicata alla Mariée du Vent ricorda la Carrington degli anni europei, tra amori tempestosi e visioni simboliche. Quella sullo Spaesamento si ricollega al trauma della guerra e dell’internamento. Infine, la sezione della Cucina Alchemica apre una fessura in un mondo intimo e individuale, dove la vita quotidiana si trasforma in un laboratorio d’identità. Con questa mostra Milano non si limita a esporre una parentesi nel Surrealismo: lo riarticola dal punto di vista di un’artista che ha fatto dell’immaginazione una forma di arte e resistenza.

Grandmother Moorhead’s Aromatic Kitchen (1974)

Leonora Carrington at her studio. Mexico (1956).
Metamorfosi e ribellioni
Nelle sue opere il femminile non è un tema, è una chiave di lettura del mondo. Le sue protagoniste abitano spazi in cui viene ribaltata con naturalezza la gerarchia patriarcale. Accanto al femminile emerge una dimensione ecologica visionaria: animali che pensano, piante che osservano e varie figure ibride che sfuggono a ogni categoria. L’artista rappresenta un universo in cui l’umano non governa ma dialoga, in cui si allargano i confini tra le specie e la pittura diventa un modo per interrogare la nostra relazione col vivente. L’artista mette al centro anche l’alchimia, la cabala, l’astrologia come strumenti per raccontare il complesso rapporto con il reale. Nelle sue opere la magia diventa un linguaggio per ciò che la logica non contempla, la cucina diventa un laboratorio rituale. Oggi l’opera di Carrington è estremamente attuale e questa mostra offre un’occasione non solo per ripensare il canone del Surrealismo, ma anche per accogliere una pratica artistica che unisce immaginazione e pensiero critico.
Leonora ci mostra l’orizzonte del sogno come atto di coscienza e potere. A Milano, nelle sale del Palazzo Reale, possiamo ritrovarlo e ritrovarci.

The Lovers (1987)

Sisters of the Moon (1932-33)
Roberto Spanò
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