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Tra musica e propaganda: la cancellazione di Gergiev divide la cultura europea

Ancora una volta il mondo della musica classica si trova a fare i conti con le tensioni geopolitiche del nostro tempo. Al centro della controversia c’è Valery Gergiev, celebre direttore d’orchestra russo, tanto acclamato per il suo talento quanto criticato per i suoi rapporti stretti con il Cremlino.

La sua attesa esibizione alla Reggia di Caserta, prevista per il 27 luglio 2025 nell’ambito della rassegna “Un’Estate da Re”, è stata infatti cancellata dopo settimane di proteste e polemiche.

Le proteste e la mobilitazione internazionale

Nonostante l’elevato profilo artistico del concerto, che avrebbe incluso musiche di Verdi, Čajkovskij e Ravel, l’annuncio della partecipazione di Gergiev ha scatenato una reazione dura e trasversale. A scendere in campo sono state organizzazioni come Russi Liberi in Italia e Memorial Italia, promotrici di una petizione che ha raccolto oltre 16.000 firme, sostenuta da circa 700 personalità di spicco nel mondo della cultura, premi Nobel e intellettuali.

La ragione di tanto clamore? Il direttore d’orchestra è noto per il suo sostegno esplicito a Vladimir Putin, per aver appoggiato pubblicamente l’annessione della Crimea nel 2014 e per le sue dichiarazioni favorevoli all’invasione dell’Ucraina. Non solo: nel 2016 Gergiev aveva diretto un controverso concerto tra le rovine di Palmira, in Siria, considerato da molti un’operazione di propaganda filo-russa.

Tra le voci critiche più forti, quella di Yulia Navalnaya, vedova di Alexei Navalny, che ha condannato la decisione di invitare Gergiev, definendolo senza mezzi termini “complice della politica criminale di Putin”. La pressione esercitata dall’opinione pubblica internazionale ha infine spinto la Regione Campania ad annunciare, il 21 luglio 2025, la cancellazione definitiva del concerto.

La posizione della Regione Campania

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha difeso fino all’ultimo la scelta di includere Gergiev nel programma della manifestazione, rivendicando l’importanza di non chiudere le porte al dialogo culturale, anche con artisti provenienti dalla Russia. De Luca ha parlato di “strumentalizzazione politica della cultura”, criticando il clima di pressione che ha finito per compromettere la libertà artistica.

Tuttavia, le accuse sull’uso di fondi pubblici e finanziamenti europei per ospitare un artista così compromesso sul piano politico hanno reso sempre più difficile sostenere la legittimità della scelta.

Arte, etica e propaganda: il dibattito aperto

Il caso Gergiev a Caserta riporta alla ribalta un nodo irrisolto: quale ruolo deve avere l’arte in tempi di guerra e conflitti internazionali? Può la musica — e più in generale la cultura — mantenersi neutrale quando i suoi protagonisti sono apertamente legati a regimi autoritari? Oppure, escludere un artista per motivi politici rischia di trasformarsi in una forma di censura che impoverisce il confronto culturale?

Per molti, la cancellazione di Gergiev rappresenta una vittoria morale: un segnale chiaro contro la legittimazione implicita di chi sostiene regimi oppressivi. Per altri, invece, è un campanello d’allarme rispetto al pericolo di subordinare la cultura ai conflitti geopolitici, a scapito del suo ruolo universale e trasversale.

Quel che è certo è che il concerto mai avvenuto di Valery Gergiev resterà un caso emblematico della complessa relazione fra arte, politica e diritti umani nell’epoca globale. E impone una riflessione urgente: come bilanciare la libertà culturalecon la responsabilità etica che ogni scelta artistica, oggi più che mai, porta inevitabilmente con sé.

Arianna D’Angelo

Arianna D’Angelo

Arianna, classe ‘98. Mi piacciono le arti visive e musicali. Per me scrivere è esternare il mio mondo interno raccontando ciò che mi appassiona. L’Arianna del mito greco liberò Minosse con il suo filo e io con la mia scrittura libero il mio mondo e ve lo racconto.
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