Ceramica greca: recipienti per uso potorio

I greci utilizzavano recipienti in ceramica sia nella vita di tutti i giorni che come ornamento. Elaborarono una vasta tipologia di vasi in ceramica specifica per ogni uso e finemente decorata.
Analizziamo le principali forme vascolari che ci sono giunte e che possiamo incontrare nei musei e siti archeologici.
La ceramica potoria, connessa spesso con il rituale del simposio, consiste in coppe utilizzate per bere.
Il Kàntharos è una coppa prodotta fin dai tempi più antichi della civiltà greca, con caratteristica forma leggermente squadrata o tondeggiante alta e con ampia circonferenza, con un piede alto, anse che si estendono in altezza e vanno oltre il bordo. Associato al dio Dioniso e alla pratica del consumo di vino durante il simposio. Molto diffuso anche nella civiltà etrusca, italica e nelle colonie greche dell’Italia meridionale. Particolare è il Kantharos apulo a figure rosse, decorato da entrambi i lati con volto di donna dalla ricca acconciatura e ornata con orecchini e collana di perle, oggi visibile al museo archeologico di Torcello.
La Kylix diffusa in particolare nel VI secolo a.C e fino al IV secolo a.C circa, è una coppa molto svasata con corpo di altezza minore rispetto al kàntharos, con piede sottile e presenta due anse orizzontali non molto grandi. Anche questo contenitore veniva impiegato durante i banchetti del simposio ed essendo largo presenta al suo interno sofisticate decorazioni. Tra le Kylix più famose vanno ricordate la kylix di Exechias a figure nere, con rappresentato il viaggio di Dioniso su una nave a vela, circondata da delfini che nuotano nel mare intorno alla barca, e una vite con grandi grappoli d’uva che sembra nascere dalla barca, visibile presso l’Antikensammlungen a Monaco. Oppure la Kylix del Pittore di Pentesilea, proveniente da Vulci, in cui in una scena concitata si vede l’uccisione dell’amazzone Pentesilea per mano di Achille, visibile a Monaco.
Il Kyathos è una tazza rotonda con una sola ansa a nastro verticale che supera il bordo e piede basso, diffuso anche in Etruria prevalentemente in bucchero. Veniva utilizzato per attingere liquidi da contenitori ceramici più grandi e forse fu inventato in ambiente attico, presso la bottega di Nikosthenes. Va ricordato il Kyathos visibile al Museo Nazionale Errusco, trovato a Vulci presso una necropoli, di fattura attica a figure nere con decorazione sull’ansa, su cui sono dipinti 12 dei e sull’orlo è presente un’iscrizione che nomina Lydos come autore dell’opera.
Lo Skyphos, denominato anche Kotyle, è una grande coppa alta e profonda di forma tondeggiante con ampio bordo, che si poggia direttamente su un piede ad anello e con due piccole anse orizzontali, la sua forma subisce cambiamenti morfologici nel corso dei secoli, con piccole varianti dal periodo geometrico e con le produzioni corinzie e attiche. Tra gli Skyphos più celebri vi sono la Coppa di Nestore, proveniente dalla necropoli di Pithecusa, databile al periodo tardogeometrico e prodotta a Rodi, questa coppa è famosa poiché reca una della prime iscrizioni greche, in cui è celebrato l’eroe Nestore e i piaceri del simpsio. Oppure lo skyphos a figure rosse attribuito al Pittore di Brygos oggi al Louvre, raffigurante una intensa danza con uomini nudi con solo indosso mantelli a coprire le spalle e dame riccamente abbigliate con vesti ricche di panneggi e decori.
Beatrice Gargiulo
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