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Martina Carbonaro, ginestra, o fiore del deserto

Martina Carbonaro ha avverato il sogno di moltissime persone: non invecchiare.

Martina è bellissima, giovane, va a scuola, ride con gli amici.

Martina è un genio, ha trovato la cura contro la vecchiaia e lo ha fatto a quattordici anni, è sicuramente un fatto fuori dal comune: com’è possibile che a quest’età scoprire qualcosa che per millenni ha corroso menti geniali per qualcosa che non si è mai potuto arrestare? Diventerà miliardaria, tutti vorranno sapere il suo segreto, le intitoleranno sicuramente delle strade, degli istituti, delle piazze. Martina è stata enorme, immensa, nel trovare l’escamotage al tempo che scorre.

Martina Carbonaro è giovane, bellissima, intelligente e riposa, riposa in un piccolo telo bianco. La sua magica formula contro la vecchiaia sta facendo effetto, rimarrà per sempre la ragazza con i capelli scuri e gli occhiali che tutti conoscono. Il telo è bianchissimo, vi si imprimono le linee del suo corpo e suda, suda tutto il male che ha dentro. Quel telo è un po’ sporco di polvere, qualche macchia scura lo rende ancora più bianco alla vista. Martina è lì, io la vedo dormire, la sento nell’assenza del mondo.

Io non aveva idea di chi fosse Martina Carbonaro, fino a stamattina, sarebbe potuta essere una mia alunna, una studentessa del Liceo in cui quest’anno insegno. Sarebbe potuta essere un’amica di mio fratello, una paziente di mio padre, una passate intravista mentre parcheggiavo verso casa di un’amica. Non avevo idea di chi fosse e avrei voluto continuare ad ignorarla perché stamattina mi sono svegliata e Martina non c’era più.

Femminicidio.

Accettatelo, fatevene una ragione, Martina è morta di femminicidio, l’ha uccisa chi? Il fidanzato che stava lasciando, ovviamente. Ovviamente era scoparsa da qualche giorno e ovviamente lei aveva deciso di recidere un rapporto che le sembrava tossico. Ovviamente, ovviamente e ancora ovviamente. Io mi sono rotta le ovaie di raccontare come sia stata uccisa una donna, mi sono davvero scocciata di tutto questo, perché ovviamente è, oggi, al mondo, c’è una persona in meno e quella persona è una donna che aveva semplicemente detto “no”.

Non vi parlerlò del femminicida, non lo voglio vedere, non lo voglio conoscere, non voglio sapere che faceva nella vita, ditemi solamente quando marcirà in galera, ditemi che la chiave di quella cella la ingoierete e che questo essere da diciannove anni compiuti, da quella cella non uscirà mai più.

Fategli formazione culturale, insegnategli il rispetto per i “no”, fate quello che volete, ma lasciatelo là perché non si merita di vivere nemmeno un anno fuori di quelli che ha strappato a Martina.

E se un giorno avrà una buona condotta, ricordatevi che ha attirato Martina in un luogo appartato e le ha premeditatamente spaccato il corpo a colpi di pietra, ricordatevi che lo ha fatto a diciannove anni, che come Stato abbiamo fallito su tutta la linea e che ora tocca rimediare così: ingoiate la chiave!

Martina Carbonaro non è solo l’ennesima vittima di femminicidio, Martina Carbonaro è l’ennesima vittima di uno Stato che fallisce sotto il peso della propria inettitudine rispetto alle tematiche di genere: io lavoro a scuola, so quanto sia difficile ogni giorno sensibilizzare i nostri giovani, ma so anche che spesso e volentieri ci riesco meglio con i giovani che con gli adulti. Imbevuti di patriarcato, machismo e maschilismo, figli di un tempo in cui è stato normale sprangare di mazzate una compagna scelta per un “no”, i nostri adulti sono i primi a dover accedere all’educazione sentimentale perché sono loro a impartire lezioni a ragazzi di 19 anni come il coso che ha ucciso Martina.

Martina non è l’ultima, che, ve lo dico in napoletano, alluccamm quanto vulimm nuje (per i non napoletani: urliamo quanto vogliamo), ma se non andiamo alle urne, se non votiamo un governo che promuove e finananzia l’educazione sentimentale e di genere nonché l’educazione sessuale, se continuiamo a preferire lo studio della Bibbia alle politiche di genere, allora Martina sarà un’altra tacca sulla cintura del patriarcato e basta.

Prima i padri e le madri, anzi, insieme ai padri e alle madri, possiamo educare i figli e le figlie, possiamo, non è utopia perché essere idealisti non vuol dire professare qualcosa di inarrivabile, ma vuol dire che qualcuno a cui fa comodo così ti fa credere che quella cosa sia inarrivabile.

E allora iniziamo, iniziamo, col referendum dell’otto e del nove, come volemmo quello sul divorzio e sull’aborto, continuaimo noi docenti nelle scuole, cambiamo il modo di esprimerci, rifiutiamo il genere maschile come universale, inziamo così, educhiamo i genitori, in televisione non parliamo di “destino” come ho appena letto da parte qualche giornale qua e là, ma parliamo di FEMMINICIDIO, PATRIARCATO, di lotta di genere e di classe, parliamo di tutto questo, escludendo anche dalla comuncazione voci violente e sessiste alla Podcasterone (ndr un posdcast di insulsi omuncoli che propagano cultura machista).

Blocchiamo tutto questo, blocchiamolo perché a quel punto non si tratterà di censura ma di contrasto alla violenza di genere, alle discriminazioni e al sessismo con gli strumenti della quotidianità di ognuno fra noi.

Allora sì, vale la pena alluccare, vale la pena ogni giorno e ora che Martina ha trovato la cura contro la vecchiaia, ora che Martina giace, intelligente, bella e spensierata, giovane per sempre in quella bara, allora sì che vale alluccare, sempre più forte, sempre più duramente e Martina Carbonaro, Giulia Cecchettin, Ilaria Sula, Giulia Tramontano, Tiziana Cantone, Sara Campanella, Chiara Poggi, Elisa Claps, Carol Maltesi, Jennifer Zacconi, Pamela Mastropietro, Yara Gambirasio, Melania Rea rimarranno comunque morte, ma almeno nel loro nome potremo cambiare il futuro delle nostre figlie.

Alla memoria di Martina, che è morta senza colpe, alla memoria di Martina che subirà anche dopo la morte il patriarcato, gli INCEL, i giudizi, le domande su come si fosse vestita, alla memoria di Martina, per cui giuro che farò tutto quello che posso nella mia vita al fine di cambiare le cose e, se il mio contributo è indubbiamente piccolo, alla memoria di Martina Carbonaro, per la quale spero che il mio piccolo contributo possa spingere un altro, un altro da lui, e ancora un altro a contribuire.

“Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L’umana compagnia,
Tutti fra se confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell’uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così, qual fora in campo
Cinto d’oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl’inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.


Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell’orror che primo
Contra l’empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l’onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch’ha in error la sede.”

Giacomo Leopardi, “La Ginestra”

Benedetta De Nicola

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Benedetta De Nicola

Prof. di lettere, attivista fan Marvel da sempre. Ho fondato La Testata e la curo tuttora come caporedattrice e art-director.
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