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I Longobardi, popolo di guerrieri e artisti 

I Longobardi furono un popolo proveniente dalle pianure dell’Ungheria, che tra il 568 ed il 569 discese in Italia sotto la guida del re Alboino. 

Guerrieri di fede ariana, i Longobardi sottomisero durante la conquista del nostro paese molte città, anche ricorrendo a lunghi assedi, tra cui Milano, Verona, Pavia.

Fu in questa circostanza che, per sfuggire ai pericoli della guerra, un cospicuo numero di persone si rifugiò nelle zone paludose della laguna veneta, dando origine alla città di Venezia. 

Lo storico Paolo Diacono ci racconta nella sua opera Storia dei Longobardi, la guerra di conquista perpetrata da questo bellicoso popolo e i loro usi e costumi. Con il loro arrivo ci fu un radicale cambiamento nei territori passati sotto il loro dominio, essi infatti si sostituirono all’aristocrazia di origine romana ancora saldamente presente sul territorio e di fede cattolica, ma subirono la forte influenza della cultura dei nuovi luoghi in cui si erano stanziati.

Si sviluppò progressivamente una contaminazione sempre più profonda, il risultato fu la nascita di una nuova cultura in cui sono chiaramente visibili influssi longobardi e dei popoli del nord, romani e bizantini.  

Una prima forma di cambiamento fu l’adozione da parte dei Longobardi della lingua latina, specialmente per la redazione delle leggi, successivamente, a partire dal 590 in poi, avvenne la conversione al cattolicesimo, in quanto la regina Teodolinda moglie del re Agilulfo, sposata in precedenza con il re Autari, era cattolica ed amica del papa Gregorio Magno e promosse con fervore la conversione del suo popolo. 

La tradizione artistica longobarda consisteva prevalentemente in elementi zoomorfi e vegetali e motivi decorativi geometrici con nodi e spirali, vivacemente colorati con smalti. La contaminazione dovuta alla fascinazione dei longobardi per le testimonianze artistiche presenti sul territorio italico, in special modo romane ed entrando in contatto con la produzione artistica bizantina, portò alla produzione di nuovi linguaggi stilistici di grande impatto visivo e creatività. 

Essendo un popolo guerriero i Longobardi furono particolarmente abili nella lavorazione dei metalli creando manufatti raffinati, che fortunatamente ci sono giunti e conservati nei principali musei. Vediamo quindi alcuni dei capolavori più celebri di questo popolo. 

La coperta dell’evangeliario di Teodolinda è datata tra il VI inizio VII secolo, attualmente custodito a Monza nel tesoro del Duomo, si tratta del rivestimento esterno che conteneva i vangeli della regina Teodolinda, sono costituiti da due lamine di oro finemente decorate e montate su dei supporti in legno. Le lamine presentano una cornice decorata con motivi geometrici in granati, chiamata tecnica cloisonnè, la parte centrale è occupata da una grande croce che divide in quattro parti lo spazio, decorata con pietre preziose e perle. Nei quattro riquadri vi sono dei cammei di epoca romana, esempio di riutilizzo di materiali antichi, sotto un motivo a forma di L che riprende la decorazione della cornice, e sotto sono presenti scritte che indicano l’appartenenza a Teodolinda.

La Chioccia con sette pulcini datata al VI inizio VII secolo, conservata a Monza e appartenuta alla regina Teodolinda fu ritrovata nel corredo presente nella sua tomba, rappresenta una chioccia circondata da sette pulcini intenti a beccare sei semi, il gruppo poggia su un supporto in rame di forma circolare. L’opera è realizzata in lamine d’argento bagnate d’oro e lavorate a sbalzo, punzone e bulino, decorati con rubini e zaffiri per rappresentare gli occhi. Sulla datazione molti sostengono essere la chioccia di epoca precedente ai pulcini. Il gruppo è stato a lungo studiato e molte sono le ipotesi sul suo significato, secondo la maggioranza simboleggia la rinascita della vita dopo la morte. 

La Lamina o frontale di Agilulfo risale al VII secolo ed è custodita a Firenze presso il museo del Bargello, chiaro esempio dell’influsso della scultura romana del periodo tardo imperiale sulla rappresentazione della figura umana. L’opera è una lamina di bronzo dorato lavorata a sbalzo, creata come decorazione per un elmo, come la forma e i fori sul bordo fanno intuire, su cui sono presenti delle figure. Al centro vi è rappresentato il re Agilulfo su un trono con ai lati guerrieri armati di scudi e lance, subito intorno a questo primo gruppo vi sono due vittorie alate recanti la scritta victuria, ai lati finali delle persone che portano corone in segno di omaggio. I personaggi disposti in modo simmetrico e ordinato sono rappresentati però come sospesi in aria. 

I Longobardi realizzarono anche collane, bracciali, orecchini, armi e ornamenti per il vestiario come spille e fibbie, molti di questi oggetti sono stati ritrovati nelle tombe, posti come corredo per i defunti. Tra i più famosi sicuramente vi è la Fibula a forma di Aquila datata al VI secolo, di circa 5 centimetri è interamente in oro suddivisa in piccoli riquadri riempiti con smalti colorati. 

La Croce di Gisulfo ritrovata nella tomba di Gisulfo duca del Friuli presso Cividale del Friuli, è un alto esempio di oreficeria, si tratta di una croce in lamina d’oro su cui sono incastonate perle e nove pietre preziose e incise otto teste maschili con capelli lunghi. Su tutti i quattro bracci della croce vi sono due piccoli fori la cui funzione è molto dibattuta, la croce infatti poteva essere cucita sugli abiti o poggiata su un altro tipo di supporto.

Beatrice Gargiulo 

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Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.
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