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Tauromachia: gioco o brutalità?

Simbolo indiscusso della Spagna è il toro, animale grosso e possente che rappresenta la forza fisica.

Questo splendido bovino è però vittima dell’uomo, costretto a lottare contro lui in una battaglia impari, in cui è portato a morire.

La pratica è chiamata tauromachia, ma come nasce?

Si tratta di una tecnica millenaria che si diffuse inizialmente in Grecia dove venivano utilizzati tori, ma anche buoi.

Erano giochi in cui il sacerdote si lanciava verso le corna dell’animale afferrandole e facendo una capriola, per poi cadere sul dorso. Quasi come nel circo moderno, gli artisti si cimentavano in spettacoli per compiacere il pubblico, che, però, finivano per avere una vittima: il toro.

Tra le forme più moderne di tauromachia, la più diffusa è la corrida dove le figure importanti sono toro e torero che si scontrano in una manifestazione. 

Questa pratica utilizza il toro bravo, una razza primitiva che è rimasta viva solo in Spagna e America Latina. Già Giulio Cesare ne parlava riguardo i racconti sulla Gallia, definendolo come un animale altamente pericoloso e utilizzato per la caccia sportiva. Il toro bravo si trova anche in numerose pitture rupestri del Neolitico, ritrovate in Spagna e Francia. 

Tornando alla corrida, le prime gare con i tori proprio in Spagna risalgono all’800 d.C., ma la pratica vera e propria come la conosciamo oggi ha origine nel XIV secolo, quando i nobili a cavallo sfidavano i tori.

Ma solo nel 1670 a Siviglia venne fondata la prima scuola di tauromachia, che divenne famosa solo dopo l’Ottocento, in quanto i Borbone di Francia non accettavano questa pratica ritenendola troppo cruenta. Nell’era dell’Illuminismo, infatti, si iniziò a chiedere l’abolizione della tauromachia diventando sempre meno frequente tra i nobili.

Fu proprio il popolo che si impossessò della pratica, introducendo i picadores, atleti nati proprio per combattere contro i tori. Questi si trasformarono in toreri, uccidendo l’animale con la spada. 

Ecco è la corrida che oggi conosciamo.

Le regole sono diverse e variano in base al momento. Una rimane fissa: il toro alla fine deve morire.

Ci sono numerose critiche a questa pratica cruenta e triste e tante le iniziative che tentano di vietare la tauromachia. Una tradizione barbara che prevede la morte di un animale per compiacere l’essere umano, una sfida impari tra torero e toro, nel quale quest’ultimo avrà sempre la peggio. 

Tra tutti gli animali l’uomo è il più crudele. È l’unico ad infliggere dolore per il piacere di farlo.

Mark Twain

Martina Maiorano 

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Martina Maiorano

Ciao! Sono Martina Maiorano, classe 1996. Fin da piccola ho avuto due grandi passioni: i libri e il beauty. Frequento Lettere Moderne all’Universitá Federico II e da poco sono entrata nel team de La Testata, pronta ad accettare nuove sfide!
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