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Cos’è l’accessibilità digitale e perché non se ne parla abbastanza

Cosa si intende con accessibilità? È la proprietà di una qualsiasi cosa di essere accessibile, dunque la possibilità di accedervi facilmente.

Un esempio di accessibilità è internet che, dal 6 agosto 1991, in continua evoluzione, permette a un numero indefinito di persone di essere connesse a una stessa rete e di far circolare al suo interno informazioni, file, codici e immagini.

Un computer è lo strumento che permette di accedere a un mondo virtuale enorme, come aprire l’armadio di Narnia e trovarsi in un altrove senza limiti fisici. È così. Ma allo stesso tempo non lo è. Nonostante oggi, nella parte fortunata del pianeta, quella ricca, anche se sempre in debito, quella sviluppata, anche se in perenne arretratezza, si discuta su quale sia l’età opportuna in cui regalare ai bambini il primo smartphone, che “cellulare” non lo chiama quasi più nessuno, nel resto del mondo un computer non è alla portata di tutti.

Nulla di nuovo, si dirà. Ma se invece guardassimo proprio dentro i paesi più fortunati, più ricchi, più sviluppati, per scoprire che, l’accesso a internet, spesso, non concede comunque a tutti le stesse possibilità?

Per accessibilità digitale o web si intende lo sviluppo di dispositivi elettronici e siti internet che siano in grado di essere utilizzati anche da persone con vari tipi di disabilità o dai cosiddetti “analfabeti digitali”, cioè gli utenti che hanno scarsissima esperienza con computer, smartphone e simili e spesso richiedono un aiuto.

Come avviene per coloro che non hanno accesso a mezzi che permettono la connessione alla rete, così, anche chi possiede i mezzi, potrebbe trovarsi in una condizione di impossibilità di fruirne come gli altri utenti.

Da ciò deriva il rischio, per una parte della popolazione, di venire esclusa dai servizi di base del settore privato e del pubblico: non si ottengono informazioni dalle amministrazioni pubbliche, dalle strutture mediche, dall’online banking, dai servizi di messaggistica e video-chiamata.

Un esempio banale, ma che può rendere l’idea, è l’impossibilità di ascoltare un testo scritto che, per condizioni di luminosità esterna, si fa fatica a leggere, oppure quella di leggere i sottotitoli di un video piuttosto che ascoltarne il suono.

Già all’inizio degli anni 2000, l’ONU, aveva parlato della necessità di promuovere e garantire il pieno godimento di tutti i diritti umani e delle pari opportunità per le persone con disabilità. Di questo si tratta.

Con l’accessibilità digitale si mira a permettere a chiunque abbia una forma di disabilità – in Europa si stima che siano 100 milioni di persone –  di accedere alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione senza ostacoli, garantendone l’indipendenza, l’integrazione sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità, come recita la Carta dei diritti fondamentali dell’UE.

Lo stesso diritto è sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD).

Attraverso tecnologie assistive o configurazioni particolari, si possono realizzare prodotti digitali accessibili e non escludenti, costruendo contenuti, piattaforme e servizi in modo chiaro, indipendentemente da abilità, disabilità e conoscenza informatica dell’utente.

I criteri, applicabili a siti web, app, software e documenti digitali, sono: la percepibilità delle informazioni, quindi una presentazione che ne permetta la fruizione; l’operabilità dell’interfaccia e dei suoi componenti, affinché sia utilizzabile da chiunque; la comprensibilità; la robustezza del contenuto, interpretabile da vari programmi utente senza ambiguità di interpretazione o perdita di sostanza.

L’accessibilità è uno dei passi da muovere per una società partecipe e attenta alle necessità e alle esigenze di tutti, affinché non solo a chiunque siano date le stesse possibilità, ma a ognuno sia data la possibilità che gli spetta, commisurata a ciò di cui ha bisogno.

E noi siamo gli artefici che dovranno renderla possibile.

Stefania Malerba

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Stefania Malerba

Sono Stefania e ho poche altre certezze. Mi piace l’aria che si respira al mare, il vento sulla faccia, perdermi in strade conosciute e cambiare spesso idea. Nel tempo libero imbratto fogli di carta, con parole e macchie variopinte, e guardo molto il cielo.
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