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L’inizio dell’incredibile avventura della SSC Napoli

La storia della Società Sportiva Calcio Napoli è una storia davvero lunga decenni, composta da gioie ma anche tanti dolori per chi la squadra la segue con passione ogni giorno.

È una storia nata il 1° agosto 1926 da Giorgio Ascarelli, un industriale tessile che pochi anni più tardi riesce ad inserire l’allora Associazione Calcio Napoli nel campionato 1929/30, il primo a girone unico.

Per legge, la nascita del Napoli non avvenne tramite un tradizionale processo di fondazione societaria, ma attraverso una modifica statuaria e di denominazione del Foot-Ball Club Internazionale-Napoli – noto anche come Internaples –, società sorta nel 1922.

La stessa Internaples deriva, a sua volta, dalla fusione di altre due squadre, il Naples Foot-Ball Club, fondato nel 1905 e primo vero e proprio nucleo storico del Napoli, e l’Unione Sportiva Internazionale Napoli, capofila della fusione.

Ascarelli dovette cambiare nome alla società calcistica per motivi puramente politici: il termine “Internazionale” era sgradito al regime fascista al tempo al potere, in quanto ricordava il loro nemico l’Internazionale Comunista, oltre al fatto che il regime si opponeva ai termini stranieri come “Naples”.

La società esordì in massima serie nella Divisione Nazionale 1926/30, ma le prime stagioni si chiusero con la retrocessione in Prima Divisione, che ai tempi era considerata il secondo livello del campionato italiano di calcio.

Nonostante ciò, la FIGC riammise nel campionato di massima serie tutte le squadre retrocesse oltreché, nello specifico, premiare gli sforzi del Napoli onde recuperare il forte divario con le società settentrionali.

Fortunatamente la situazione migliorò rapidamente nonostante gli inizi parecchio difficili, grazie soprattutto per l’aiuto dell’italo-paraguayano Attila Sallustro.

Con la Serie A del 1929-30, il Napoli partecipò al primo torneo di massima serie a girone unico ottenendo la prima vittoria contro il Milan. In quegli anni, la società scelse come allenatore William Garbutt, già vincitore di tre scudetti con il Genoa.

Sotto l’ala protettiva di Garbutt, il club partenopeo raggiunse risultati notevoli, tra cui la qualificazione alla massima competizione europea dell’epoca, la Coppa Mitropa.

Con l’ascesa, nel 1936, del comandante Achille Lauro, armatore di grande successo, la società non ebbe particolari benefici tanto da andare declinando, fino a culminare la retrocessione nella categoria inferiore nel 1941-1942.

Susseguirono anni difficili, caratterizzati da un continuo sali e scendi tra la massima serie e la serie b, finché il 18 gennaio 1969, sull’orlo del dissesto finanziario, il Napoli passo nelle mani di Corrado Ferlaino, che avviò la più longeva e vincente presidenza della storia partenopea.

Il Napoli riuscì ad arrivare in finale di Coppa Anglo-Italiana grazie a calciatori come Sergio Clerici, Giuseppe Bruscolotti e Tarcisio Burgnich, venendo sconfitto per mano dello Swindon Town.

Dopo uno scudetto sfiorato nel 1981, la svolta avvenne nel 1984 con l’acquisto del campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire.

Sotto la guida di Ottavio Bianchi, nel 1987 il Napoli riuscì a conquistare il suo primo scudetto e la terza Coppa Italia.

Il club partenopeo si consolidò ai vertici del calcio italiano con l’introduzione dei brasiliani Careca e Alemao; il Napoli arrivò per due volte consecutivo secondo (1988 e 1989), e sempre nel 1989 ottenne il primo alloro internazionale, la Coppa UEFA.

Con Alberto Bigon allenatore, nel 1990 la SSC Napoli ottenne il secondo scudetto, cui fece seguito la vittoria della Supercoppa italiana.

Con la partenza di Maradona nel 1991, si chiuse un importante ciclo della storia napoletana.

Negli anni successivi il Napoli ottenne discreti risultati, che però non durarono a lungo: la combinazione della grave crisi finanziaria e della conseguente crisi di risultati, portò il club al fallimento nell’estate del 2004, con conseguente perdita del titolo sportivo.

Poche settimane più tardi, l’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentis rilevò il titolo sportivo dalla cautela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrisse la squadra, sotto la denominazione di Napoli Soccer, al campionato di terza serie.

Successivamente, una volta ottenuta la denominazione originaria di Società Sportiva Calcio di Napoli, nel 2007 il club venne promosso in Serie A dopo sei anni di assenza.

L’arrivo di Walter Mazzari nel 2009 coincise con il ritorno ad alti livelli della squadra; infatti, nel 2011 il Napoli tornò a giocare la massima competizione europea, la UEFA Champions League, dopo 21 anni dall’ultima apparizione e sette anni dopo il fallimento societario.

Nel 2012, invece, la compagine vinse la quarta Coppa Italia, venticinque anni dopo l’ultima affermazione e ventidue dopo l’ultimo trofeo assoluto ottenuto.

Dopo aver vinto altre due Coppe Italia e la seconda Supercoppa italiana, per la stagione 2021-22 venne ingaggiato Luciano Spalletti come allenatore che ha portato, nella stagione successiva, il Napoli ai quarti di finale di Champions League per la prima volta nella sua storia.

Ma non solo: l’exploit lo ha ottenuto soprattutto nel campionato, dove la compagine si aggiudica lo scudetto dopo 33 anni dall’ultima volta con cinque giornate d’anticipo.

Irene Ippolito

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Iris Ippolito

Sono Irene “Iris” Ippolito, classe 2002 nata e cresciuta a Napoli. Tra un libro ed un altro, ho scoperto di voler lavorare nel mondo dello spettacolo e della scrittura. La mia passione per lo spettacolo è nata grazie anche al laboratorio teatrale ScugnizzArt, che mi ha accompagnato alla scoperta di me stessa per ben 3 anni. Lo sport è quel mondo che mi ha dato la spinta di mettermi in gioco nella scrittura, diventando il mio migliore amico.
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