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Il cammino di Santiago: perché farlo?

Le ultime settimane sono state per me settimane dure, quasi senza fiato e l’unica cosa che avrei voluto fare era mollare tutto, prendere i miei scarponi, riempire lo zaino e camminare fino a sentire male alle gambe. 

Fin da piccola ho sempre risolto così i miei crucci: camminando; l’aria aperta, i km da macinare, il vento tra i capelli, il sole all’alba e al tramonto, lo scroscio della pioggia per me sono “manna dal cielo”. 

Il caos cittadino, le costrizioni che quotidianamente ci propiniamo e ci propina la società sono una lancia nel costato: sento addosso ansia, frustrazione, inappetenza ed ogni problema assume dimensioni mastodontiche. Ho spesso il bisogno di ritrovarmi, di riscoprirmi, di riascoltarmi; ed è proprio in una delle mie passeggiate in compagnia di me stessa che ho trovato sul mio “cammino” una conchiglia, una conchiglia bianca a terra, su di un marciapiede (concordate con me sull’eccezionalità dell’evento?) – a distanza di una settimana in preda ad un “peregrinare” matto e disperatissimo (semi-cit) in una città a me sconosciuta mi son ritrovata davanti alla Chiesa di San Giacomo.

E nonostante per Agatha Christie erano tre gli indizi che fanno una prova, per me questi due sono stati dei segni, dei richiami da parte del destino: 

“Tutto mi conduce a te, 

come se ciò che esiste

aromi, luce, metalli,

fossero piccole navi che vanno

verso le tue isole che m’attendono.” 

(da “Se tu mi dimentichi” di Pablo Neruda)

Tutto mi conduce a Santiago.

E ho deciso di ascoltare il fato, la tùke greca e soprattutto ho deciso di ascoltare me stessa. Il corpo sa, l’anima sa quando si ha bisogno di lasciare il porto e prendere il largo. 

E qual miglior modo di “ricominciare” se non con un “camino”? C’è chi lo fa per “rinascere fisicamente” (beh, 1000 km apportano delle “modifiche” al corpo); c’è chi lo fa spinto da una grande fede (la diffusione del Cammino verso Santiago de Compostela fu incentivata nel 1179 dall’allora pontefice Alessandro III con la concessione dell’indulgenza plenaria ai pellegrini che fossero giunti a Santiago per venerare le spoglie – ancora oggi lì conservate – dell’apostolo Giacomo); c’è chi lo fa perché, al di là della religione o credo d’appartenenza, ha fortemente fiducia nel valore del silenzio e della rinascita dopo una forte presa di coscienza personale.

Santiago è per tutti; i km del suo cammino sono solcati da uomini di tutti le nazioni, i suoi paesaggi sono dimora per ogni pellegrino.

I vari cammini

In base alla propria dislocazione geografica, alla possibilità economica e meramente tempistica nel corso dei secoli si son andati diffondendo cammini specifici con itinerari specifici:

1. Cammino Francese, di 800 km

2. Cammino del Nord, di 850 km

3. Cammino Portoghese, di 630 km se si parte da Lisbona

4. Cammino Ruta de La Plata, di 1000 km (il più lungo in assoluto; il cammino per eccellenza, seppur il non originario)

5. Cammino Inglese, di 75 km 

6. Cammino primitivo, di 330 km

7. Cammino d’Inverno, di 250 km

8. Cammino di Finisterre o Muxia, di 89 km e poco più.

Un po’ di informazioni (per esperti e non)

Prima di iniziare il Cammino è fondamentale avere una preparazione fisica adeguata (è consigliabile iniziare con camminate di un’ora per poi aumentare sino ad un 20 km per un 4-6 ore) e avere un buon equipaggiamento (zaino di max 40 litri e scarpe comode – mai partire per un cammino, che sia anche solo di pochi km, con scarpe nuove o mai usate).

“Procedo lungo strade polverose

calpesto sassi

lascio impronte di passi.

La scia invisibile che si perde dietro allo zaino

è fatta di ferite, di fallimenti di cui non aver vergogna

di sconfitte e sbagli che riconosco come opportunità

per mettermi in discussione

forse per cambiare e rinascere.

Sono un viandante su un cammino di fede

gli anni aumentano, le certezze della gioventù diventano dubbi

provo a rispondere alle domande più difficili:

chi sono?

Mi sento amato?

Sono capace di amare?

Esiste Dio?

Mi fermo e mi guardo attorno

mi sento fratello del fiume che scorre da anni

lungo lo stesso percorso

con acqua sempre nuova.

Mi commuovono le nuvole

che si spostano veloci, incuranti di muri e confini.

Le carezze delle folate di vento

sono l’amore materno provato nel grembo.

Gli occhi vivi degli altri pellegrini

raggiungono in un attimo il cuore.”

(da “Cammino di Santiago” di Dario Tedesco)

Buon camino, pellegrino! Buon camino a me…

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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