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Philippe Petit: l’uomo che traversò le Torri Gemelle su un filo

Era il 7 agosto del 1974, ma lui l’aveva sognato già molti anni prima. Quella mattina Philippe Petit compì la sua più grande impresa: la traversata delle Torri Gemelle.

Questa non è altro che la storia di un uomo che ha dimostrato quanto siano vere le parole di Jovanotti: “La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”.

Philippe Petit è un artista francese nato il 13 agosto del 1949, in una piccola famiglia borghese. Ancora bambino, all’età di soli sei anni, inizia a imparare da autodidatta i giochi di prestigio e di magia, impara a dipingere e a recitare, si esibisce davanti ai turisti per le strade di Parigi fino ai suoi diciassette anni. Si appassiona presto e impara il funambolismo: nel giro di un solo anno sa camminare sul filo meglio di come cammina toccando terra. A diciotto anni, cacciato da scuola, anche se giovanissimo, decide di andare via di casa e di esibirsi in tutto il mondo.

I suoi spettacoli diventano di giorno in giorno sempre più estremi, traversa opere d’arte senza mai annunciare o pubblicizzare quando e dove piazzerà il suo filo. Le sue gesta sono eventi accaduti e basta per puro caso agli occhi del suo pubblico, ma ben progettati nei più piccoli dettagli prima di avvenire dallo stesso Petit e dai suoi amici. Ciascuno spettacolo è infatti frutto di numerose visite, calcoli e allenamenti.

È divenuto famoso per le sue traversate mai autorizzate, che gli costarono non pochi arresti: ricordiamo tra le altre quella tra i due campanili di Notre-Dame de Paris (la prima in assoluto, nel 1971) e quella sulle Cascate del Niagara o ancora l’ascesa fino al secondo piano della Torre Eiffel in diagonale. Ma soprattutto, prima di tutte queste, la sua traversata più importante, quella che l’ha reso ciò che è ancora oggi: la traversata delle Torri Gemelle.

Quando vedo tre arance, faccio il giocoliere.

Quando vedo due torri, ho voglia di passare da una all’altra”.

La traversata delle due Torri non avvenne per caso o all’improvviso. L’idea Philippe la ebbe da giovanissimo, quando vide su una rivista il progetto di quelle due torri che, anni dopo, sarebbero arrivate a toccare il cielo. A quel tempo erano ancora soltanto un’idea, come la sua idea di camminare dall’una all’altra, sorretto solamente da un filo. Ma ben presto arrivò il 1973, le due Torri erano ancora in costruzione, e Petit con i suoi amici iniziarono a portare in cima i vari materiali, con destrezza e con la furbizia che solamente un mago può avere e con quel pizzico di fortuna che serve sempre a chi fa cose che non potrebbe fare.

Era la mattina del 7 agosto del 1974 quando Philippe e i suoi complici completavano l’installazione dei cavi che gli avrebbero permesso di passare da una torre all’altra, con sotto i piedi oltre 400 metri di altezza. Problemi e imprevisti ce ne furono, ma la traversata a lungo desiderata e sognata da Petit ebbe luogo: durò 45 minuti e in quel tempo il funambolo fece per otto volte avanti e indietro tra la Torre Nord e la Torre Sud, senza nessuna protezione, fatta eccezione del pubblico che, numerosissimo, era accorso sotto i suoi piedi. Camminò, si sdraiò, salutò le persone che erano lì per lui, tutto su quel cavo lungo sessanta metri e con il suo bastone in mano.

Quando fu il momento, e dopo i numerosi richiami della polizia che era accorsa da molto prima, scese e rimise i piedi a terra. I poliziotti lo arrestarono con molte accuse, rese vane dalla decisione del procuratore di infliggere al funambolo una sola piccola pena: l’obbligo di esibirsi per i bambini a Central Park. Dal cielo al parco: forse pena peggiore per l’uomo che traversò le Torri Gemelle su un filo non poteva esistere.

Su quell’impresa Petit scrisse un libro, dal titolo Toccare le nuvole, che ispirò il documentario Man on Wire – Un uomo tra le torri. A lui e alle sue gesta è ispirato il film The Walk, uscito nel 2015 e diretto da Robert Zemeckis.

Quello che ci racconta la storia di Philippe Petit è che non bisogna mai lasciarsi scoraggiare dalla paura e da chi sembra esserci contro, perché se si vuole veramente qualcosa – anche se impiegheremmo anni per realizzarla – prima o poi quel qualcosa accadrà. La creatività, l’inventiva, la meraviglia di qualcosa che sembra impossibile ma invece accade proprio sotto i nostri occhi: queste sono le cose più straordinarie. Come disse proprio lui: “La creatività è un’invenzione umana, è respirare, è vivere, il problema sta solo nel fatto che le persone il più delle volte di dimenticano di creare”.

E allora, cerchiamo di ricordarcelo!

Martina Casentini

Disegno di Alberto De Vito Piscicelli

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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